Clima incandescente all’Ilva: scioperi, blocchi ma il governo continua a spezzettare il tavolo
Clima sempre più teso nell’ex Ilva. Non solo a Taranto si sciopera e manifesta in queste ore, ma anche a Genova, dove gli operai hanno persino bloccato i decolli degli aerei nell’aeroporto. Per quanto riguarda Taranto, gli scioperanti, aderenti a Fim Fiom Uilm e Usb, hanno formato presidi all’esterno e all’interno dello stabilimento, con blocchi stradali sulla Statale 107. Poi un corteo è partito dalla direzione aziendale ed è proseguito con il blocco dei binari nella zona tra l’area ghisa e l’area acciaieria. Il blocco ha determinato il fermo produttivo dell’Afo4, è stato però rimosso per evitare che la fermata creasse emissioni nocive e il presidio si è spostato in area spedizioni.
Il confronto con il governo intanto non decolla, anche perché il ministro Urso prosegue nella sua strategia di dividere il fronte, convocando incontri separati per ogni territorio e non accogliendo le richieste dei sindacati. Questi ultimi tornano a chiedere oggi un tavolo unico urgente per evitare la chiusura dell’azienda e vogliono che al confronto sia presente anche la presidente del consiglio Giorgia Meloni che, per il momento, non ha alcuna voglia di sedersi a quel tavolo. E rispondere magari alla domanda sul perché la Francia sta nazionalizzando il suo acciaio e l’Italia non possa farlo! Se l’incontro non ci sarà verranno indette proteste e livello nazionale.
Che sia molto difficile la situazione lo dimostra, da un lato, l’ostilità del governo, dall’altro il fronte ambientalista che ancora domenica ha manifestato per chiedere la chiusura dello stabilimento. Mentre resta aperto anche il fronte giudiziario, che intanto ieri ha visto una muova condanna in corte d’appello per i Riva e i loro dirigenti, che devono risarcire al Comune di Taranto anche i danni d’immagine.
Ma torniamo alla vertenza. I segretari generali di Fim Fiom Uilm, Uliano, De Palma e Palombella, hanno inviato una richiesta d’incontro urgente al governo: “A seguito della presentazione del piano denominato “ciclo corto”, si è generata una situazione estremamente grave, caratterizzata da conflitti e forti tensioni sociali nei territori che rischiano di avere un effetto domino. Siamo fortemente preoccupati dalla decisione di interrompere ulteriori attività produttive, con pesanti e irreversibili ripercussioni sulle prospettive future degli stabilimenti dell’ex Ilva”.
“Alle già rilevanti incertezze riguardanti il piano di salvataggio, i processi di decarbonizzazione, la tenuta industriale e occupazionale, – scrivono i sindacati – si sono aggiunti fondati timori relativi a una vera e propria operazione di dismissione delle attività produttive”.
Per questo chiedono: il ritiro immediato del “piano corto” e la sospensione delle operazioni di spegnimento delle batterie 7-8-9-12; l’invio dei coils a Genova, Novi Ligure e Racconigi da Taranto per garantire la continuità produttiva; non allontanare i lavoratori dalle fabbriche per effettuare formazione senza prospettiva lavorativa; l’avvio di un vero piano di manutenzione degli impianti.
“Per queste ragioni – scrivono i sindacati – è urgente la convocazione a Palazzo Chigi, con la presenza della presidente del consiglio Giorgia Meloni. In caso contrario, di fronte all’ulteriore aggravamento della situazione occupazionale e produttiva, saranno messe in campo iniziative di mobilitazione di carattere nazionale”.
Intanto, come detto, il ministro Urso continua a convocare incontri separati. Il primo appuntamento è fissato per giovedì 4 dicembre alle 9, con la partecipazione della Regione Piemonte e dei Comuni di Novi Ligure e Racconigi. Il giorno successivo, venerdì 5 dicembre alle 10, sarà la volta delle istituzioni liguri, Regione e Comune di Genova. Sempre nella giornata di venerdì, alle 12, si terrà l’incontro dedicato alla Puglia, con la presenza della Regione e dei Comuni di Taranto e Statte.
Solo al termine di questa fase di confronto è previsto, per la settimana successiva, un momento di sintesi alla presenza di tutti i rappresentanti istituzionali coinvolti, per condividere gli esiti dei tavoli e delineare le prospettive comuni sulle strategie future del polo siderurgico.
Ma intanto il tempo stringe e anche sul fronte della cessione, che secondo indiscrezioni vedrebbe l’interessamento anche dell’Arabia Saudita, non ci sono per ora novità significative.
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