Mondo

Pacifiche, ma fortemente simboliche, espressioni di dissenso

Nella chiesa di San Massimiliano a Monaco di Baviera è appesa una gigantesca figura di Cristo. Blu, con un perizoma giallo sul quale è stato riportato il tryzub, il ‘tridente ucraino’, lo stemma dell’Ucraina

04 Apr 2022

di Irene Argentiero

Le linee d’espressione disegnate dalla vita sul suo volto sembrano parlare. I suoi occhi conoscono l’orrore della guerra, sanno fin troppo bene quanto salate possono arrivare ad essere le lacrime. Lei sa che il governo russo ha vietato ogni forma di protesta contro la guerra. Sa anche che decine di migliaia di russi di ogni età sono stati arrestati dalla polizia perché sono scesi nelle strade e nelle piazze per chiedere la pace. Ma è più forte di lei. D’altronde non è necessaria la parola per dar voce al dissenso.

Statuaria, avvolta nei colori dell’Ucraina, un’anziana donna russa guarda con ferma determinazione dritto davanti a sé, mentre se ne sta seduta nella metropolitana di Mosca, con la sua giacca gialla e il viso incorniciato da un foulard blu.

“Metropolitana di Mosca. A volte l’atto di resistenza non deve essere forte o audace, deve solo esserci”: accompagnata da queste parole, il 27 febbraio scorso, la foto di questa donna ha fatto in poche ore il giro del mondo grazie a Twitter.

Da un paio di settimane, a 2.315 km di distanza da Mosca, nella chiesa di San Massimiliano a Monaco di Baviera è appesa una gigantesca figura di Cristo. Blu, con un perizoma giallo sul quale è stato riportato il tryzub, il ‘tridente ucraino’, lo stemma dell’Ucraina.

“È stato realizzato 8 anni fa con un tronco di quercia, alto sette metri – spiega il parroco Rainer Maria Schießler ai microfoni di Domradio.de –. Pesa 500 chili. Nel terzo superiore inizia la ramificazione, che dà forma alle braccia di Gesù, tese verso l’alto. L’artista bavarese Harry Seeholzer l’ha intagliato usando una motosega e l’ha interamente dipinto di blu. Il progetto iniziale prevedeva che questa grande figura venisse appesa in una cascata in Tirolo. Per qualche motivo, forse anche per ragioni di rispetto dell’ambiente, questo non è stato possibile. Qualche anno fa Seeholzer mi ha offerto la sua opera, ma avevamo già delle installazioni in chiesa. All’inizio di quest’anno, quando ancora non era scoppiata la guerra, è tornato a propormela ed ho accettato. È iniziata la guerra e la statua è arrivata in chiesa, trasportata con uno speciale autoarticolato. Blu com’era e come è sempre stata”. Qualcuno ha proposto di dipingerne una metà di giallo, quale segno di solidarietà con il popolo ucraino. “Abbiamo subito rifiutato la proposta – sottolinea Schießler –. Cristo non è un simbolo politico, così come si può illuminare un ponte o un municipio”.

Poi è arrivato il tweet della protesta silenziosa della donna russa nella metropolitana di Mosca.

“Quella foto su Twitter – prosegue Schießler – ci ha colpito molto. Quella donna anziana manifestava in silenzio contro la guerra ed ora che il suo volto è noto a tutti grazie ai social, la sua vita è in pericolo”. Da qui è nata l’idea di realizzare un perizoma in cartapesta giallo, che può essere rimosso. “Come quella donna nella metropolitana, questo Cristo è qualcuno che protesta chiaramente contro questa guerra – sottolinea il parroco – l’idea ci è piaciuta e ne siamo orgogliosi”. Un Cristo con il volto lacerato che è immagine del dolore e grido, richiesta d’aiuto di fronte alla guerra.

La mastodontica opera, che i più hanno conosciuto grazie alle foto pubblicate sul suo profilo Ig dall’Arcidiocesi di Monaco-Frisinga, non è però piaciuta a tutti. La protesta si è levata sui social, dove non sono mancati i leoni da tastiera, pronti – come di consueto – a dare libero sfogo a esternazioni di ogni tipo. “A protestare sono state persone che non hanno visto l’installazione dal vivo, qui in chiesa – puntualizza Schießler –. C’è stato chi ha scritto che questa installazione è una bestemmia. Posso assicurarvi che qui nessuno sta bestemmiando. E questa immagine del Cristo non è blasfema”.

“Sabato 19 marzo – prosegue Schießler – abbiamo organizzato in chiesa un grande concerto di beneficenza con Werner Schmidbauer (presentatore televisivo tedesco, musicista e cantautore, ndr) e Fany Kammerlander (violoncellista professionista, ndr) e abbiamo raccolto tante offerte. Il nostro obiettivo era quello di pregare perché questo conflitto abbia fine e di assicurare le cure necessarie ai bambini ucraini. Al centro questo Cristo illuminato. C’è stato chi ha pianto. Questa è un’immagine potente. Non è un atto politico, populista, ma qualcosa che per noi ha un significato molto speciale”.

Il concerto si è concluso sulle note di “Sag mir, wo die Blumen sind” (“Where Have All the Flowers Gone?”, il titolo della versione inglese), canzone folk antimilitarista interpretata negli anni Sessanta da Marlene Dietrich. “L’abbiamo cantata tutti insieme e la gente piangeva mentre la cantava”, racconta Schießler.

Dimmi dove sono i fiori/ dove sono rimasti? Dimmi dove sono i fiori/ cos’è successo? (…)/ Dimmi dove sono gli uomini?/ Partiti, la guerra è iniziata./ Dimmi, dove sono i soldati?/ Sopra le tombe soffia il vento/ Dimmi dove sono le tombe?/ I fiori sbocciano nel vento estivo./ Dimmi dove sono i fiori?/ Le ragazze li raccolsero velocemente.

“Signore, fa scendere sugli uomini, senno, cuore e amore”: questa la preghiera che il parroco Schießler leva al cielo guardando il Cristo blu che domina oggi nel presbiterio della chiesa di San Massimiliano. “Questo gigantesco Cristo, con le sue braccia tese verso il cielo – conclude – è una figura implorante. Signore, fa’ che questa guerra finisca”.

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