Inseguendo il sogno di carriere fiammanti, Elizabeth Holmes abbandona gli studi a Stanford e fonda una compagnia pronta a rivoluzionare il mondo delle analisi cliniche. Nasce Theranos nel 2003. La Holmes in poco tempo raccoglie fondi per centinaia di milioni di dollari e coinvolge nel CdA nomi di peso della politica come George Shultz e Henry Kissinger, guadagnando inoltre copertine su “Forbes” e “Fortune”. Nel 2015 un’inchiesta del “Wall Street Journal” fa vacillare il colosso con l’accusa di frode.

Una miniserie da “binge-watching”, da divorare in un lampo. È “The Dropout”, racconto ravvicinato dell’ossessione per il successo della statunitense Elizabeth Holmes, conclusasi con una prima pesante condanna nel gennaio 2022. La serie prende le mosse dal podcast “The Dropout” di Rebecca Jarvis e la protagonista è una sempre più brava Amanda Seyfried (tra i suoi titoli più popolari “Mamma mia!”), che dopo la candidatura all’Oscar per “Mank” nel 2021 mette a segno un altro ruolo significativo: riesce infatti a rendere con mestiere fragilità e spregiudicatezza della Holmes. Negli 8 episodi assistiamo al cammino della giovane che abbandona l’università di Stanford (da qui il termine inglese “dropout”, “ritirato dagli studi”) sul mito di altri geniali inventori della Silicon Valley per lanciare una start-up rivoluzionaria. Peccato che la sua idea corresse su standard scientifici incerti; così invece di essere ricordata come la più giovane imprenditrice nel Big tech, rischia di passare alla storia come la più grande truffatrice.

Un racconto scritto con fluidità e tensione narrativa, diretto con altrettanta incisività da Michael Showalter. Tra legal thriller, inchiesta giornalistica e dramma esistenziale marcato da ironia nera, “The Dropout” poggia su un cast di valore: oltre alla Seyfried sono da ricordare Naveen Andrews, William H. Macy, Laurie Metcalf, Elizabeth Marvel, Stephen Fry e Sam Waterston. “The Dropout” è consigliabile, problematica e per dibattiti.