Cinema

Nelle sale, la commedia “Il Grande Giorno” con Aldo, Giovanni e Giacomo

foto Aliocha Merker
19 Dic 2022

Natale al cinema. Dopo “Avatar. La via dell’acqua” di James Cameron e “The Fabelmans” di Steven Spielberg, un altro titolo atteso nel periodo delle feste è la commedia italiana “Il Grande Giorno” di Massimo Venier con Aldo, Giovanni e Giacomo, in uscita dal 22 dicembre in 600 copie con Medusa Film e in collaborazione con Prime Video. Riflessione brillante con lampi di ironia pungente sul matrimonio da una prospettiva genitoriale, muovendosi sul binario di titoli noti a cominciare da “Il padre della sposa”. Le musiche sono del cantautore Brunori Sas. In anteprima, grazie a Sky, abbiamo visto i primi episodi della serie BBC-HBO “His Dark Materials. Queste oscure materie” con Ruth Wilson e James McAvoy, terza e ultima stagione dal ciclo di romanzi di Philip Pullman. Su Sky Atlantic e Now a partire dal 21.12. Il punto Cnvf-Sir.

“Il Grande Giorno” (al cinema, dal 22.12)

Il trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo ha da poco festeggiato i 30 anni di carriera. Quest’anno insieme al regista-sceneggiatore Massimo Venier ricorrono i 25 anni di collaborazione sul grande schermo, dal loro primo film “Tre uomini e una gamba” (1997). Insieme ci hanno regalato molte risate, raccontando il Paese e al contempo parlandoci di loro stessi: tra i titoli in evidenza “Così è la vita” (1998), “Chiedimi se sono felice” (2000), “Tu la conosci Claudia?” (2004) e “Odio l’estate” (2020). Dal 22 dicembre tornano al cinema con un nuovo brillante progetto che ironizza sul nostro presente, sui legami familiari tra virtù e vizi. È “Il Grande Giorno”, scritto da Venier e dal trio insieme agli sceneggiatori Davide Lantieri e Michele Pellegrini, una commedia gustosa con punte di amarezza che fotografa desideri e manie di due famiglie impegnate nell’organizzazione del matrimonio dei propri figli. Prendendo le mosse da un evento preciso, le nozze della figlia di Giovanni, gli autori hanno colto l’opportunità di confrontarsi con il topos narrativo del matrimonio nella commedia cinematografica; tra i riferimenti che si colgono qua e là: “Il padre della sposa” (1950) di Vincente Minnelli e il remake (1992, 1995) di Charles Shyer, senza dimenticare “C’est la vie. Prendila come viene” (2017) dei francesi Olivier Nakache e Éric Toledano come pure “Love Is All You Need” (2012) della danese Susanne Bier.
La storia. Lago di Como, oggi. Un’intera isoletta con grande villa annessa è stata riservata per le nozze di Elio (Giovanni Anzaldo) e Caterina (Margherita Mannino), figli di due di soci in affari, titolari della fiorente ditta Segrate Arredi, nonché amici di vecchia data. Elio è il figlio della coppia formata da Giacomo e Lietta (Giacomo Poretti e Antonella Attili), mentre Caterina di Giovanni e Valentina (Giovanni Storti ed Elena Lietti). Al matrimonio sarà presente anche la madre della ragazza, Margherita (Lucia Mascino), la prima moglie di Giovanni e per anni “latitante” in Norvegia per lavoro; arriverà al matrimonio con la sua ultima, misteriosa, conquista: Aldo (Aldo Baglio). Dunque, due famiglie insieme ai loro ospiti saranno chiamati a trascorrere insieme tre giorni fronteggiando una sequela di imprevisti…
“Il Grande Giorno” è una commedia che possiede di certo ritmo, dall’andamento frizzante grazie a una successione di snodi narrativi ben calibrati e a un cast che, trainato da Aldo, Giovanni e Giacomo, gira alla perfezione: bravissime in particolare Lucia Mascino, Elena Lietti e Antonella Attili. Il film segue passo passo lo svolgimento dei preparativi e degli eventi che precedono le nozze, dal venerdì alla domenica. Un’istantanea tragicomica su manie di grandezza delle famiglie borghesi che non vogliono badare a spese per il matrimonio dei propri figli – dalla scelta di un super maître che si definisce “il Riccardo Muti del catering” (Pietro Ragusa) alla celebrazione affidata a un noto cardinale, Pineider (Roberto Citran) – ma finiscono inevitabilmente preda di sviamenti e intoppi costosissimi. È il caso di dire, quando la forma si mangia la sostanza, e il valore del matrimonio finisce spiaggiato nelle secche di un evento patinato e asettico. Anche la Chiesa è nel mirino della burla comica, declinata attraverso presbiteri di palazzo e di periferia: strappano sì risate (bravi gli attori Roberto Citran e Francesco Brandi), ma a ben vedere la cifra risulta abbastanza stereotipata e monocolore.
Nell’insieme la commedia “Il Grande Giorno” è una proposta interessante e godibile per i giorni di festa, un titolo italiano che “compete” agevolmente con la ricca offerta hollywoodiana. Un film di Natale ma non sul Natale, bensì un racconto di famiglie in cerca di rinnovata felicità e dialogo. Consigliabile, brillante, per dibattiti.

“His Dark Materials. Queste oscure materie” (su Sky-Now, dal 21.12)

Abbiamo atteso due anni per il gran finale della serie “His Dark Materials. Queste oscure materie”. Dopo l’esordio nel 2019 e il rilascio del secondo capitolo nel 2020, la serie BBC-HBO è pronta a tornare in esclusiva su Sky Atlantic e Now per l’ultima, avvincente, avventura della bambina prodigio Lyra Belacqua. La serie è l’adattamento della saga letteraria di matrice fantasy firmata dallo scrittore britannico Philip Pullman (i tre titoli, pubblicati tra il 1995 e il 2000, sono: “La bussola d’oro”, “La lama sottile” e “Il cannocchiale d’ambra”).
Occorre ricordare che l’universo narrativo di Pullman era stato messo in cantiere da Hollywood già nel 2007 con “La bussola d’oro” di Chris Weitz, coinvolgendo nel progetto attori di primo piano come Nicole Kidman, Daniel Craig e Eva Green; dopo gli incassi non del tutto entusiasmanti l’industria dei sogni “a stelle e strisce” ha di fatto bloccato i successivi capitoli. Fortunatamente dopo dieci anni la BBC e il colosso HBO sono tornati sul progetto dando finalmente vita, in maniera completa, al mondo creato da Pullman.
La storia. Dopo diverse peripezie e inseguimenti, l’adolescente Lyra Belacqua (Dafne Keen) e il quasi coetaneo Will Parry (Amir Wilson) si ritrovano. Insieme dispongono di due strumenti utili nella grande battaglia che si sta profilando: lei il prezioso Aletiometro, strumento che svela la verità su persone ed eventi, mentre lui è il portatore della Lama sottile, che permette di aprire passaggi spaziali tra i vari mondi paralleli. Tallonati tanto dallo spietato Magisterium quanto dalla scienziata senza scrupoli Marisa Coulter (Ruth Wilson) – madre di Lyra – così come dal leader della resistenza, il ricercatore Lord Asriel Belacqua (James McAvoy) – padre di Lyra –, i due si spostano di luogo in luogo in cerca di risposte. Un peregrinare fino al regno dei morti in cerca dell’amico scomparso Roger (Lewin Lloyd).
A firmare l’adattamento della trilogia è Jack Thorne, autore dello script teatrale “Harry Potter and the Cursed Child” con J.K. Rowling e del ciclo di film “Enola Holmes” (2020-22) targato Legendary-Netflix. Forte di un ingente investimento e di una confezione formale accurata, accattivante, “His Dark Materials” è un racconto avventuroso-fantasy per ragazzi di respiro educativo. I toni, però, sono quelli del chiaroscuro, perché il mondo, o meglio, i mondi abitati da Lyra e Will sono segnati più da ombre che da luci. In campo troviamo, infatti, temi complessi e un poco spinosi: tra i vari opponenti anzitutto c’è il Magisterium, rappresentazione di una struttura gerarchica-ecclesiale repressiva, fortemente manipolatoria. Ancora, le figure genitoriali di Lyra sono votate alla ricerca scientifica, al punto di apparire spregiudicate e del tutto anaffettive. Infine, il tema spigoloso della sperimentazione condotta da entrambi gli studiosi ai danni dei bambini e dei loro “daimon” (visualizzazione dell’anima in forma di un animale, un custode-protettore che cammina accanto a ogni persona): un modo per ricavare l’ambita “polvere”, l’energia magica.
Anche in questa terza stagione il fantastico è l’elemento caratterizzante del racconto, che spesso si scontra con un asciutto realismo: uno scenario dove adulti non esitano a calpestare l’innocenza dei più piccoli pur ottenere potere e gloria. Seppur ammantata da un alone abbastanza cupo, la serie “His Dark Materials” corre agile sul binario della speranza, di azioni valorose messe in campo per compiere la scelta giusta, il bene anzitutto, un bene giocato a favore del Noi e non dell’Io.

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