Ecclesia

La domenica del Papa – Col diavolo non si negozia

foto Vatican media/Sir
27 Feb 2023

Notizie dolorose, le violenze in Terra Santa: “tante persone uccise, anche bambini”. Papa Francesco chiede di fermare “questa spirale di violenze”, rinnova “l’appello a far sì che il dialogo prevalga sull’odio e sulla vendetta”, e prega Dio perché palestinesi e israeliani “trovino la strada della fraternità e della pace, con l’aiuto della Comunità internazionale”. In questa prima domenica di quaresima le parole che il vescovo di Roma pronuncia, dopo la preghiera mariana dell’angelus, sono di preoccupazione per le situazioni di sofferenza, per le vite recise. Parla degli attacchi terroristici in Burkina Faso, del naufragio di migranti lungo le coste calabresi – “già sono stati recuperati quaranta morti, tra cui molti bambini. Prego per ognuno di loro, per i dispersi e per gli altri migranti sopravvissuti – ancora la guerra in Ucraina – “già un anno è stato fatto di guerra” – e infine “il dolore del popolo siriano e di quello turco per il terremoto”.
Questo tempo che stiamo vivendo, e che ci porterà a rivivere il cuore della fede cristiana, è tempo di conversione ma anche occasione per calibrare meglio la nostra esistenza e cogliere con maggiore intensità la nostra relazione con Dio e con gli altri, il nostro prossimo. Oggi il nostro prossimo sono anche le donne e gli uomini che vivono situazioni di guerra, di conflitto; uomini, donne e bambini che il mare travolge, che perdono la vita nel crollo delle loro case a causa del terremoto.
Quaranta giorni, il deserto, il digiuno; ma, soprattutto, il tema dell’affidarsi al Signore che ci fa resistere alla tentazione dell’individualismo egoista. Quaranta, numero dal grande valore simbolico nella Bibbia. Quaranta sono gli anni passati nel deserto da Israele; quaranta i giorni che Mosè trascorse sul monte Sinai prima di ricevere le tavole dell’Alleanza; quaranta, ancora, sono i giorni e le notti durante i quali Abramo, in cammino verso il monte Oreb, non prese né cibo né acqua, secondo un racconto rabbinico.
Quaresima, il tempo della prova; Gesù, nel deserto, è tentato dal diavolo, dal divisore, che “cerca di instillare in lui tre ‘veleni’ potenti per paralizzare la sua missione di unità. Questi veleni – afferma il papa – sono l’attaccamento, la sfiducia e il potere”. Al diavolo tentatore Gesù risponde affidandosi totalmente alla parola di Dio. La prima tentazione è il cibo: “hai fame, perché digiunare? Ascolta il tuo bisogno e soddisfalo, ne hai il diritto e il potere: trasforma le pietre in pane”. La risposta la conosciamo tutti e spesso la usiamo a sproposito: “non di solo pane vivrà l’uomo”. Poi il veleno della sfiducia: “sei sicuro – insinua il maligno – che il Padre voglia il tuo bene? Mettilo alla prova, ricattalo”. Gesù risponde: “non metterai alla prova il Signore Dio tuo”. Infine, il potere: “di tuo Padre non hai bisogno! Perché aspettare i suoi doni? Prenditi tutto da solo e sarai potente”.
Queste sono anche le nostre tentazioni, l’attaccamento alle cose, la sfiducia e la sete di potere, ricorda Francesco, “tentazioni diffuse e pericolose, che il diavolo usa per dividerci dal Padre e non farci più sentire fratelli e sorelle tra noi, per portarci alla solitudine e alla disperazione”. Gesù vince le tentazioni, evitando di discutere col diavolo e rispondendo con la Parola di Dio. È un invito anche per noi – ha affermato il Papa – “con il diavolo non si discute, non si negozia, non si dialoga, non lo si sconfigge trattando con lui, è più forte di noi”. Lo si sconfigge “opponendogli con fede la Parola divina. In questo modo Gesù ci insegna a difendere l’unità con Dio e tra di noi dagli attacchi del divisore”.
Il punto centrale di ogni tentazione è “rimuovere Dio”, scriveva Benedetto XVI nel suo libro su Gesù di Nazareth; è “mettere ordine da soli nel mondo, senza Dio, contare soltanto sulle proprie capacità, riconoscere come vere solo le realtà politiche e materiali e lasciare da parte Dio come illusione”. Se si elimina Dio dal mondo “non si può parlare di peccato”.
Da papa Francesco arriva infine l’invito a chiedersi: “che posto ha nella mia vita la Parola di Dio? Ricorro ad essa nelle mie lotte spirituali? Se ho un vizio o una tentazione ricorrente, perché, facendomi aiutare, non cerco un versetto della Parola di Dio che risponda a quel vizio?”.

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