Diritti umani

Il rapporto 2023 del Centro Astalli su migranti e rifugiati

“L’Italia non impara da esperienza con ucraini e non esce da logica emergenza” è la denuncia che emerge dal Rapporto

foto Sir
14 Apr 2023

di Patrizia Caiffa

Nel 2022 il numero di persone in fuga nel mondo ha superato la soglia dei 100 milioni ma solo una piccola percentuale di questi cerca una vita migliore in Europa. In Italia sono arrivati via mare 105.129 migranti, di cui 13.386 minori non accompagnati. Alla fine dell’anno erano nel circuito dell’accoglienza 107.677 persone. Altri 170.000 sono arrivati dall’Ucraina, di cui solo il 20% ospitati in strutture d’accoglienza; la maggior parte è stata accolta da familiari e connazionali. L’esperienza positiva con i profughi ucraini, che hanno usufruito della protezione temporanea, di contributi economici e della possibilità di entrare da subito nel mondo del lavoro, non è stata però messa a frutto con tutti gli altri arrivati dal Mediterraneo o dalla rotta balcanica: afgani, siriani, somali, nigeriani, anche loro in fuga da conflitti.
“Accogliere i rifugiati con dignità è possibile” ma è “una lezione che l’Italia non vuole imparare”: “Non capitalizza l’esperienza ucraina e non riesce a uscire dalla logica dell’emergenza”. Anzi, “è sembrato come se ci fossero due percorsi paralleli: uno per gli ucraini e uno per tutti gli altri. In realtà si tratta di persone che si trovano nella medesima condizione”. È la denuncia contenuta nel Rapporto annuale 2023 del Centro Astalli, il servizio dei gesuiti per i rifugiati, presentato giovedì 13 aprile a Roma al teatro Argentina, con la presenza del cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei.

“I primi passi del nuovo governo, dopo l’ennesimo braccio di ferro compiuto mentre i migranti erano sulle imbarcazioni in attesa di un porto sicuro – afferma il Centro Astalli -, si sono concentrati su una rinnovata lotta alle ong che si occupano del salvataggio in mare. E neanche le vittime del naufragio di Cutro hanno sortito alcuna reazione politica di umanità, nonostante la società civile abbia chiesto con forza un cambiamento”.

Nel 2022 sono stati 18.000 gli utenti degli 8 enti della rete del Centro Astalli, di cui 10.000 a Roma. Oltre 700 i volontari, 46.313 i pasti distribuiti, 27.855 gli studenti incontrati nell’ambito dei progetti didattici sul diritto d’asilo e il dialogo interreligioso in 18 città italiane.

Il Centro Astalli gestisce sia Centri di accoglienza straordinaria (a Trento, Vicenza, Padova) che centri del Sistema accoglienza e integrazione – Sai (a Bologna, Palermo, Roma, Trento), che alla fine del 2022 accoglieva in totale solo 33.848 persone. È il Sai, suggerisce il rapporto, “il sistema da ampliare e su cui investire, affinché a tutti possa essere garantito un efficace supporto all’integrazione, secondo standard nazionali uniformi”. A Roma, Trento, Vicenza, Padova molte congregazioni religiose hanno aperto le porte all’accoglienza di rifugiati.

Delle 1.308 persone accolte in totale dalla rete del Centro Astalli, 240 rifugiati sono state inseriti in percorsi di semi-autonomia in comunità di ospitalità in collaborazione con ordini religiosi, in cui si sono sperimentate, con buoni risultati, anche forme di co- housing tra studenti universitari rifugiati e italiani.

Aumentano le vulnerabilità dei rifugiati. Nel rapporto si evidenzia anche un aumento delle vulnerabilità fisiche e psicologiche dei rifugiati, a causa di violenze e torture nei Paesi di origine e transito (Libia e Balcani): il 50% delle persone accolte nei centri romani del Centro Astalli si trova in queste condizioni. Molti ospiti soffrono di patologie gravi. Per questo il servizio dei gesuiti auspica la progettazione di “nuove modalità di presa in carico e accoglienza che tengano conto di percorsi e tempi personalizzati e della necessità di professionalità dedicate”.

Emergenza casa e costo della vita

Per i rifugiati, come per le fasce più deboli della popolazione, è inoltre difficile trovare casa e pagare le bollette, a causa dell’aumento del costo della vita. “Persone rifugiate con contratti di lavoro stabili e processi di integrazione avanzati si trovano di fronte all’impossibilità di poter avere un’abitazione autonoma, senza dover ricorrere a contratti capestro, in nero, alloggi abusivi, subaffitti o soluzioni di fortuna”. Da Trento a Catania, da Bologna a Palermo, il grido d’allarme è lo stesso: “la casa in Italia per i rifugiati è un diritto ancora non esigibile”, sottolinea il rapporto. Le famiglie e le donne sole con bambini (un terzo delle persone seguite dal servizio di accompagnamento sociale a Roma) hanno subìto maggiormente gli effetti negativi della crisi economica, come pure i rifugiati che chiedono il ricongiungimento familiare: “Al termine di iter lunghi e costosi, la famiglia ricongiunta si trova di fatto sola ad affrontare una situazione nuova, con pochi strumenti a disposizione”. 

Burocrazia italiana e digital divide

Per poter accedere alla protezione internazionale e ai percorsi di integrazione migranti e richiedenti asilo sono costretti a ritardi e percorsi ad ostacoli all’interno della burocrazia italiana. Un terzo degli utenti dei servizi a bassa soglia del Centro Astalli rientra nella categoria “permesso di soggiorno in via di definizione”. Nel 2022 il Centro Astalli, grazie al sostegno dell’Elemosineria Vaticana, ha erogato contributi per il pagamento delle tasse necessarie al rilascio del permesso di soggiorno e titolo di viaggio per 586 rifugiati riconosciuti. Chi ha perso il lavoro ha anche avuto difficoltà ad avere un indirizzo valido di residenza, un requisito fondamentale senza il quale non si può fruire dei diritti sociali e dei percorsi di integrazione.  Inoltre l’informatizzazione di tante piattaforme di servizi pubblici e privati sta provocando un divario digitale che rischia di aumentare disuguaglianze sociali e marginalità.

Il Centro Astalli ricorda che il Terzo settore non può farsi carico da solo per percorsi di inclusione sociale e inserimento nel mondo del lavoro: serve “una cabina di regia pubblica in grado di costruire soluzioni concrete e accessibili”. Anche il Piano nazionale di integrazione scritto lo scorso anno dal Tavolo Asilo e Immigrazione, “ad oggi rimane lettera morta”.

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