Con don Dino Lepraro, rivive a Martina il culto di “Cristo alla Grotta”
Ai confini di Martina Franca, a due passi dal meraviglioso affaccio sulla Valle d’Itria, ma soffocata dai palazzoni di edilizia popolare sorti attorno gli anni sessanta circa, rivive la chiesetta di “Cristo alla Grotta”, divenuta importante punto di riferimento per gli abitanti della zona. Fra i luoghi di culto cittadini più pittoreschi ma alquanto sconosciuto, la chiesetta da circa due anni è stata affidata dall’arcivescovo mons. Filippo Santoro alle cure di don Dino Lepraro, che vi celebra ogni giorno alle ore 19, rendendosi sempre disponibili per colloqui e il sacramento della confessione. L’anziano sacerdote (89 anni a luglio) continua a mantenere una vivacità intellettuale e spirituale davvero sorprendente per l’età, incantando l’assemblea con le sue omelie ricche di contenuti, così come quando era parroco alla Sant’Antonio e facendosi aiutare all’occorrenza da padre Gabriele Ghebru.
Risalente al XVII secolo, la chiesetta porta questa intitolazione perché interamente ricavata da una grotta, come testimoniato visibilmente dalle pareti interne, e conserva la pregevole scultura lignea del Cristo deposto dalla Croce, rappresentato in modo molto realistico con le ferite ancora sanguinati, un tempo custodita nel vanto sottostante l’altare e attualmente riposta in una teca nella navata laterale. Da ammirare anche l’affresco del Cristo Crocifisso, del 1700.
I più anziani ricordano i tempi in cui era l’apertura era garantita nel fine settimana dall’anziano don Celestino Semeraro, di origine martinese e parroco di Fragagnano dal 1937 al 1951, passato agli onori delle cronache per il suo impegno, dopo la fine della guerra, in favore dei prigionieri (militari della Repubblica sociale italiana) del campo di concentramento “Sant’Andrea”, nei pressi dell’Ipercoop, in attività per un anno. Ancor prima di lui alle cure della chiesetta provvedeva don Vincenzo Basta, detto “il prete contadino”.
Con la morte di don Celestino, la chiesetta fu aperta solo nella giornata della sua festa (ultima domenica di quaresima). In tale circostanza vi si svolge una Via Crucis cantata con una particolarità: i testi delle meditazioni sono in dialetto martinese redatti da Giovanni Nardelli, presidente dell’”Accademia d’a Cutezze”, che si occupa di cultura popolare.