Diocesi

Il discorso dell’arcivescovo per la solennità del Corpo e del Sangue di Gesù

11 Giu 2023

di † Filippo Santoro

Fratelli e sorelle, amici tutti,

siamo perennemente sotto lo sguardo di Gesù che preoccupato per la nostra debolezza raccoglie pochi pani e pesci e nella sua unica preghiera mediatrice al Padre, provvede a sfamarci.1 È qui che il Signore ci dice: «Io sono il pane della vita»2 di quella eterna, ma anche già di questa vita. Egli ci parla di un “vero cibo e di una vera bevanda”.3 Così che in un mistero di amore le cui parole sono spirito e vita egli offre sé stesso aprendo nell’eucarestia una porta: «in verità, in verità vi dico, chi crede ha la vita eterna».4

Probabilmente anche noi tante volte di fronte al mistero dell’eucarestia ci poniamo la domanda dei Giudei di Cafarnao: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».5 Il Signore ci dice «Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita».6 Ma cosa noi desideriamo se non il pane e la felicità. Ma pensate: il Signore si identifica con un pezzo di pane e lo chiama “pane di vita eterna”. Nel Vangelo di Matteo, al capitolo 11, rivolge la sua grande preghiera al Padre: «Ti ringrazio Padre perché hai fatto capire queste cose agli umili, ai semplici, e non a chi crede di sapere e di potere con la sua indagine. Così, Padre, è piaciuto a Te».7E i Giudei mormorano e Pietro dice: “Anche noi non capiamo; nella vita infatti c’è un grande mistero, ma se andiamo via da te, dove andremo? Solo tu hai parole di vita eterna. E noi abbiamo veduto e creduto che sei il Figlio di Dio”.8 La realtà sensibile, la carne e il sangue non sono limite, non si oppongono alla realtà ultima vera, all’eterno, allo Spirito. Il Signore ha salvato la nostra fragilità. Per questo si è fatto carne; è diventato uno di noi; è stato crocifisso, si è offerto sino alla fine e l’Eucarestia è la memoria, il segno della passione del Signore, è il segno della sua resurrezione.

Il Signore rimane nel pane e rimane nel suo corpo che è la Chiesa, un corpo vivo presente tra i popoli della terra. Un popolo con le sue fragilità, ma che contiene la potenza del Risorto, il suo Spirito. Il Signore rimane nella nostra unità e cammina con noi, segno dell’amore del Padre, per la potenza dello Spirito.

Ed è così che tra noi, resi degni dall’amore del Cristo, vi sono schiere innumerevoli di angeli prostrati davanti all’Altissimo servendolo giorno e notte, e al loro canto, come tante volte ci dice la liturgia, si sforzano di accordarsi le nostre povere voci acclamando il Trisaghion,9 il tre volte Santo.

Terminata la nostra processione, guardando verso il Santissimo, colmi di gratitudine, certi di un amore che è più forte di ogni peccato, ognuno preghi con il cuore: «Signore Gesù, tu sai tutto, mi conosci, sai quando mi siedo e quando mi  rialzo dalla polvere, tu sai anche che io ti amo».10 «Signore, da chi mai andremo? Tu solo hai parole di vita eterna». Davanti all’Eucarestia, l’intelletto e il cuore dicano all’unisono, in ginocchio: «Mio Signore e mio Dio!».11

Questo pane è indissolubilmente pane di pace e di comunione, una pace la cui costruzione parte dall’atto penitenziale di riconoscersi tutti bisognosi della misericordia di Dio, ma che non si compie se non con Lui che ci dona una pace che il mondo da sé non può donarci.12 Invochiamo dall’Agnello inerme e vittorioso la pace per il mondo intero, per l’Ucraina, e per tutti coloro che patiscono la guerra.

Nel giorno del Corpus Domini un pensiero speciale non può non andare a tutti i sacerdoti ai quali rivolgo soltanto una raccomandazione, quella di celebrare bene la Santa Messa. Sempre. In questa Divina Presenza vi è la nostra gioia e la nostra realizzazione, così come il nostro riposo, un giusto riposo al termine delle tante attività di un altro bell’anno pastorale.

Cari sacerdoti, l’Eucarestia è scuola insuperabile di donazione e gratuità, e quindi di libertà. Come avete appreso da una lettera che ho voluto inviarvi nei giorni scorsi, con l’avvicinarsi del compimento del mio settantacinquesimo anno di età ho posto nelle mani del Santo Padre Francesco, la mia lettera di rinuncia al ministero di arcivescovo di Taranto come richiede il Diritto Canonico. Ora mi rimetto totalmente alla decisione del Papa che disporrà secondo il suo discernimento i tempi dell’avvicendamento e del passaggio di consegne al mio successore.

Umanamente la mia affezione sincera e profonda per questa porzione del popolo di Dio è forte, e le cose da fare sono tantissime. Non vi sono ignote le mie metafore calcistiche e quindi non vi sembrerà strano da parte mia sentirsi ancora in mezzo all’azione di una partita tutta da giocare e da vincere. Parlo delle innumerevoli sfide che questa terra ci porta ad affrontare.

In primis quella della vita, di una vita degna accompagnata dalla salute e dal lavoro. La sfida che tutto il bene e il bello che la Chiesa tarantina vive e attua nelle sue comunità parrocchiali, nelle aggregazioni, nei movimenti, nelle confraternite, non sia soltanto circolante all’interno del recinto ecclesiale, ma scorra per le vie dell’Arcidiocesi attraverso un serio impegno di annuncio e di testimonianza in ogni ambito della vita civile, sociale e politica. Riprendendo il messaggio di Papa Francesco della Laudato Si’ di «custodire e coltivare» (Gn 2,14) la terra il mio desiderio è che il nostro territorio da luogo ferito e contaminato possa diventare un vero giardino. È un desiderio audace, ma è quanto i tarantini si meritano.

Al contempo sento di testimoniare che nulla è nostro ma tutto è di Dio, per questo la partita non è del singolo ma della Chiesa e di tutta la nostra società. Ed è la squadra che vince, ecco il percorso sinodale così auspicato dal nostro amato Papa. Per questo con libertà interiore, come ogni parroco deve fare secondo il consiglio della Chiesa, ho rimesso il mio servizio nelle mani del mio diretto superiore che certo provvederà al mio bene e al bene della Chiesa tarantina.

Questo solo per dirvi grazie ed invocare da Gesù Eucarestia l’abbondanza delle sue benedizioni. Guardando a Gesù i nostri bilanci saranno sempre toccati dalla grazia e allo stesso tempo saranno di richiesta di perdono per le mancanze compiute, affidandomi con tutti voi alla misericordia del Signore come figli della grande famiglia della Chiesa.

Ricordiamo con gratitudine tutti i nostri confratelli che ci precedono verso l’eternità. Voglio ricordare con voi l’arcivescovo emerito Benigno e tutti i preti per i quali in questi 10 anni abbiamo celebrato le esequie. Alcuni sono andati via sazi di anni, due di essi mancati prematuramente in incidenti alquanto drammatici, ma sono tutti qui nel pane della vita, innestati nel corpo mistico, come tutti coloro che sono morti in Cristo.

Preghiamo per la Chiesa tutta, per la salute di papa Francesco, per i nostri ammalati, per i nostri giovani e vorrei qui anche ricordare le migliaia di bambini ai quali nelle nostre parrocchie abbiamo amministrato la Prima Comunione, perché accompagnati dalla nostra testimonianza, crescano cristianamente assimilati a questo Pane che hanno ricevuto da una comunità che non si stancherà di continuare ad educarli nella fede. E preghiamo anche per i giovani che hanno ricevuto la Confermazione, che non siano costretti ad emigrare e siano testimoni della fede e pieni di passione per la giustizia e la pace in questo momento decisivo per il rilancio di tutto il nostro territorio.

 

Ora, mio Signore e mio Dio,

qui presente nel Pane eucaristico, in ginocchio dinanzi a te,

ti presento le preghiere di ciascuno,

a te offro la Chiesa intera di Taranto che mi hai chiamato a custodire, perché per la forza vivificante dello Spirito,

diventi ogni giorno, pane spezzato, condiviso e per la vita. Attiraci tutti a te, o Signore.

Fa’ risplendere sul nostro volto la felicità di appartenerti, rendici con questo Pane la gioia di essere salvati.

E con Maria Madre tua, prima adoratrice, con San Cataldo evangelizzatore,

ottienici di essere sempre il tuo popolo, unito, in cammino.

Amen

 

1 Mt 14,13-21.

2 Gv 6,48.

3 Cf Gv 6.51-58.

Gv 6,47.

Gv 6,52.

6  Gv 6,54.

7 Mt 11,25.

8 Cf Gv 6,68

9 Cf Is 6,1-8.

10 Cf Gv 21,17.

11 Gv 20,28.

12 Cf Gv 14,27

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