Angelus

La domenica del Papa – Non abbiate paura

foto Vatican media/Sir
26 Giu 2023

di Fabio Zavattaro

Nel Vangelo di Matteo troviamo due inviti che Gesù rivolge ai suoi discepoli: non temete gli uomini e temete Dio. Due inviti ritmati per ben tre volte dalle parole “non abbiate paura”, e da una immagine: la Genna. Le scritture ricordano che chi teme Dio non ha paura e il timor di Dio, ricordava papa Benedetto XVI, è “il principio della vera sapienza”.
La paura è compagna della nostra esistenza fin dall’infanzia; anche oggi la paura ha tanti volti, forse qualcuno nuovo, dalla violenza, la guerra – e in questi ultimi giorni le lancette della storia sono tornate indietro, mentre gli uomini della compagnia Wagner avanzavano verso Mosca, ricordandoci il golpe del 2001 con Gorbaciov sequestrato, e altre simili vicende accadute negli anni – la solitudine, una delle grandi malattie del nostro tempo, il chiudersi nel proprio io e non relazionarsi con gli altri, “tagliare i ponti”.
Non abbiate paura, le parole di Gesù che leggiamo in Matteo, perché chi teme Dio ha la sicurezza di un bambino in braccio alla madre, affermava Benedetto XVI: “chi teme Dio è tranquillo anche in mezzo alle tempeste, perché Dio, come Gesù ci ha rivelato, è Padre pieno di misericordia e di bontà. Chi lo ama non ha paura”. E in Geremia leggiamo: se il Signore “è al mio fianco… i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere”.
Papa Francesco, all’angelus, ricorda le parole di Gesù ai discepoli, quel non avere paura delle persecuzioni – “l’annuncio del Regno di Dio è un messaggio di pace e di giustizia, fondato sulla carità fraterna e sul perdono, eppure riscontra opposizioni, violenze, persecuzioni” – e questo “non perché nel mondo andrà tutto bene”, ma perché per il Signore “siamo preziosi e nulla di ciò che è buono andrà perduto”.
C’è una poesia brasiliana che racconta un uomo, giunto alla fine dei suoi giorni, che ripercorre la sua vita con accanto il Signore; sono passi, quattro orme sulla spiaggia. A un certo punto rimangono solo due impronte: lì è quando io mi sono trovato in grande difficoltà, quelli sono stati i giorni più tristi, duri, disperati della mia vita, e tu mi hai lasciato da solo. Dov’eri tu, in quei giorni in cui più avevo bisogno di te? Il Signore risponde: quelli sono i giorni in cui io ti ho preso in braccio.
Ecco il senso profondo di quel non abbiate paura. Piuttosto, dice Francesco all’angelus, dobbiamo temere la valle della Geenna “luogo che gli abitanti di Gerusalemme conoscevano bene: era la grande discarica dei rifiuti della città”. Una immagine per dirci di non buttare via la propria vita: “non bisogna tanto temere di subire incomprensioni e critiche, di perdere prestigio e vantaggi economici per restare fedeli al Vangelo, ma di sprecare l’esistenza a inseguire cose di poco conto, che non riempiono di senso la vita”.
Anche oggi si può essere discriminati se non si segue la moda, modelli e realtà di secondo piano: “seguire le cose anziché le persone, le prestazioni anziché le relazioni”. Ovvero, genitori che non possono vivere solo per il lavoro togliendo tempo ai figli; sacerdoti e suore che non hanno tempo per la preghiera impegnati nei loro servizi; giovani dai mille impegni, telefonini e social, che per “realizzare dei sogni grandi” hanno bisogno di incontrare le persone e non perdere “tempo in cose che passano e non lasciano il segno”.
Dobbiamo avere il coraggio di qualche rinuncia, dice il vescovo di Roma, “di fronte agli idoli dell’efficienza e del consumismo”, per non “perdersi nelle cose, che poi vengono buttate via, come si faceva allora nella Geenna. E nelle Geenne di oggi, invece, spesso finiscono le persone: pensiamo agli ultimi, spesso trattati come materiale di scarto e oggetti indesiderati”. Per non buttare via la nostra vita dobbiamo “andare controcorrente”, “liberarsi dai condizionamenti del pensare comune”.
Nelle parole che seguono la preghiera mariana, il papa ha ricordato Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa 40 anni fa: “desidero approfittare di questa circostanza per esprimere, ancora una volta, la mia vicinanza ai familiari, soprattutto alla mamma, e assicurare la mia preghiera. Estendo il mio ricordo a tutte le famiglie che portano il dolore di una persona cara scomparsa”.

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