Diocesi

Don Nino Borsci: L’impegno nel segno dei giovani e degli ultimi

Venerdì 30 giugno, in Concattedrale, alle ore 19 l’arcivescovo mons. Filippo Santoro presiederà la solenne concelebrazione eucaristica per i cinquant’anni di sacerdozio del parroco della San Francesco De Geronimo, di don Nicola Frascella, di don Luigi Trivisano e di padre Gianni Zampini

foto G. Leva
28 Giu 2023

di Angelo Diofano

Don Nino Borsci è nato a Monteparano il 29 luglio 1946 da Giuseppe (con esperienza sindacale nella Cisl) e Clorinda. Dopo le esperienze nella parrocchia monteparanese affidata a don Vincenzo Macripò e la guida di don Tommaso Rota, che vide in lui segni vocazionali, egli entrò nel seminario arcivescovile di Taranto, compiendo poi gli studi filosofici e teologici al seminario di Mondovì (Cuneo). Ricevette l’ordinazione sacerdotale il 30 giugno del 1973 con primo incarico quello di vicario parrocchiale alla San Francesco De Geronimo, allora guidata da mons. Cosimo Russo. A quest’ultimo (dopo quasi 60 anni da parroco) don Nino subentrò dal primo marzo 1981, continuando ad insegnare alla De Carolis e alla D’Aquino, le due scuole medie dei Tamburi: anche nell’insegnamento egli non ha mai voluto allontanarsi dal quartiere perché aveva la possibilità di vivere a stretto contatto con i ragazzi della parrocchia, accrescendo così il rapporto con i loro genitori.

Laureato in psicologia clinica all’Università di Riga in Lettonia, il sacerdote è stato cappellano del lavoro allo stabilimento per oltre dieci anni, assistente diocesano del Mlac, consulente ecclesiastico provinciale del Centro sportivo italiano e del Centro turistico giovanile.

Ben presto don Nino iniziò la sua opera in favore dei più fragili del quartiere, ricordando come negli anni Ottanta per le strade del quartiere imperversava una spietata guerra di mala con omicidi pressoché quotidiani. Il giovane parroco volle così aiutare i ragazzi che subivano il fascino della delinquenza, attratti anche dai regali consistenti offerti loro (moto, macchine e perfino appartamenti) per entrare nelle fila dei clan. Numerose furono le iniziative per toglierli dalla strada: tornei di calcio, di pallavolo, spettacoli, gare canore, campeggi estivi ecc. Non pochi di quei ragazzi furono coinvolti nelle attività parrocchiali. In questo clima di cantiere aperto, non mancavano gli incontri di preghiera e di ritiri spirituali al “Cenacolo” di Ceglie Messapica, al santuario della Madonna della Scala di Noci, nei trulli di Martina, sulle spiagge e in qualsiasi altro posto idoneo per offrire loro l’opportunità di constatare l’opportunità di uno stile di vita più sano. Potendo contare solo sui contributi di privati egli realizzò la palazzina-oratorio con annessa, la scuola materna, le stanze per l’Acr e la sede per gli scout dell’Agesci.

Don Nino Borsci è soprattutto il “padre” di migliaia di giovani e di “non più giovani” liberati dalla tossicodipendenza attraverso i sette centri della Comunità Airone (di cui uno riservato alle donne): Martina Franca, Palagiano, Castellaneta, San Vito, Crispiano, Manduria e Trepuzzi. Il tutto ebbe inizio nella seconda metà degli anni Ottanta quando don Nino organizzò in parrocchia un incontro dal titolo “Dalla droga si può uscire” al quale parteciparono tante famiglie con figli tossicodipendenti. In seguito alle pressanti richieste dei genitori, fu organizzato un centro d’ascolto che provvedeva anche a smistare i ragazzi nelle comunità di recupero esistenti in tutto il Paese. Ma i tempi di attesa erano lunghissimi e, potendo disporre di una villa a Martina Franca, venne organizzato un centro di recupero, denominata “Airone” con il sostegno delle famiglie (che procurarono suppellettili e quanto necessario per la cucina) e quello della Caritas che offriva i pasti: nasceva così il primo nucleo della Comunità Airone.

Così egli racconta nel blog della comunità: «In tanti anni avremo tenuto migliaia di colloqui conoscitivi con persone con dipendenze patologiche, principalmente tossicodipendenti e alcolisti, Di questi, molti hanno portato a termine il percorso di riabilitazione». La sua attività è resa possibile grazie a una qualificante presenza di volontari ed operatori che lo affiancano pazientemente nei suoi compiti molteplici. Attualmente l’”Airone” si occupa anche del recupero di quanti non riescono a uscirne dal vizio del gioco e, più recentemente, di coloro che trascorrono troppe ore della giornata sul web. Per offrire una risposta di reinserimento sociale ancora più concreta ai giovani che hanno concluso l’iter terapeutico, è nata una cooperativa per l’accesso al mondo del lavoro.

Inoltre in questi anni di parrocato don Nino Borsci ha avuto modo di coinvolgere la parrocchia in una rete di collaborazione con altre realtà impegnate nella formazione giovanile, con ottimi risultati: il Centro educativo Murialdo, il Centro per i servizi del volontariato, Programma Sviluppo, Progetto Policoro. Molte energie sono state da lui profuse nell’incarico di direttore della Caritas diocesana, portando aiuto a centinaia di famiglie nelle loro esigenze di sostentamento quotidiano e con il pagamento delle bollette, fino alla gestione del centro di accoglienza notturno per i senza fissa dimora “San Cataldo vescovo”, fiore all’occhiello nell’ambito della solidarietà della nostra diocesi. Alla Caritas diocesana si deve anche il premio “Taras pax”, in collaborazione con l’Associazione di Promozione Sociale “Rinnovamento & Partecipazione” e l’associazione Amici della Musica “Arcangelo Speranza”, per far conoscere chi si impegna nell’accoglienza ai migranti e ai rifugiati.

“Facendo il bilancio di questi cinquant’anni di sacerdozio – conclude – posso dire che, pur con tutte le mie limitatezze, di aver dato il massimo nel servizio al Signore e ai miei fratelli, specialmente i più poveri”.

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