L’indagine di don Antonio Panico portata al Parlamento europeo
Taranto per tre giorni è stata protagonista a Bruxelles, al Parlamento Europeo e all’Istituto Italiano di Cultura, grazie ad un ciclo di conferenze e di iniziative collaterali promosse dall’on. Rosa D’Amato e dal Comitato per i Giochi del Mediterraneo in cui si è discusso del processo di transizione della città verso uno sviluppo sostenibile e diversificato. In tale circostanza si è discusso del processo di transizione della città verso uno sviluppo sostenibile e diversificato, anche attraverso i progetti che dovrebbero essere realizzati in occasione dei Giochi del Mediterraneo, una sorta di segno di svolta verso una nuova prospettiva che affranchi Taranto dalla dipendenza dalla grande industria e, soprattutto, si liberi dallo stigma negativo che da troppi anni l’accompagna.
All’iniziativa hanno preso, fra gli altri, il presidente della Regione Michele Emiliano, il sindaco Rinaldo Melucci e il direttore dell’Università Lumsa, prof. Antonio Panico. Nell’intervento dal titolo “Taranto tra rinuncia, ribellione e resilienza: la voglia di andare oltre…” il prof. Panico, che è anche docente di Sociologia generale e Sociologia dell’ambiente e del territorio, ha illustrato i risultati di una ricerca sociologica sulla percezione di questa fase di trasformazione, svoltasi attraverso la distribuzione di 1.200 questionari sulle aree di maggior rischio ambientale, Paolo VI, Tamburi, Città vecchia, Crispiano, Statte, Massafra, Montemesola, a fronte di una popolazione complessiva di oltre 102mila unità.
Il questionario era composto da 33 domande dedicate alla raccolta delle informazioni di natura socio grafica e soprattutto finalizzate a sondare: la conoscenza delle tematiche ambientali e le fonti dalle quali si ricavano le informazioni; il giudizio su quanto realizzato dalle istituzioni nella risoluzione delle problematiche ambientali; l’atteggiamento sociale di risposta alla situazione emergenziale; gli stati d’animo (stress, ansia, umore depresso) vissuti dagli intervistati a proposito delle questioni ambientali.
“Certo – ha premesso il prof. Panico – di fronte alle difficoltà attualmente constatabili può accadere che venga smarrita nei cittadini la fiducia nella possibilità di un riscatto sociale ed economico della città. Nonostante tutto il 10,8% degli intervistati, che si dichiara innovatore, rappresenta la speranza per un futuro diverso sono coloro che non vogliono reagire in modo violento alla situazione di disagio nella quale si trova il territorio (ribelli) e non si rassegnano all’idea di un futuro triste nel quale nulla cambia (rinunciatari)”.
“Su questo 10,8% si può far leva per cambiare la narrazione sulla città e sul territorio complessivamente inteso – ha ribadito – Per loro Taranto non deve continuare ad essere la città della monocultura dell’acciaio e deve essere valorizzata per il tanto altro che può offrire. Abbiamo quindi bisogno di recuperare su quel 26 per cento di tarantini che sono rinunciatari, che non credono alla possibilità che Taranto cambi e che ci possa essere per il futuro del territorio qualcosa di veramente diverso”.
Dai focus group l’aspetto positivo che ne è risultato è costituito dalla notevole conoscenza delle problematiche legate all’emergenza ambientale anche scientificamente accurata, dall’apprezzabile impegno nella sensibilizzazione della popolazione, dalla volontà di collaborazione anche con le istituzioni.
“I nodi problematici emersi – evidenzia il prof. Panico – riguardano la palese difficoltà nella creazione di una rete capace di interazioni efficaci, in quanto solo poche associazioni sono possono vantare un numero di aderenti abbastanza consistente, tale da incidere sul cambiamento”.
Per il direttore della Lumsa è necessario, anzi vincente, far emergere nei tarantini un maggior senso di ottimismo nell’idea che le cose possano cambiare e che Taranto possa finalmente offrire un’immagine di diversa. “Per cui anche i Giochi del Mediterraneo – ha detto – e soprattutto quello che si riuscirà a realizzare con il Just Transiction Found e tutti gli altri provvedimenti in materia ambientale produrranno ottimi risultati e Taranto così tornerà a essere una città fortemente attrattiva”.
“Attualmente – ha concluso il prof. Panico – stiamo portando avanti un ascolto capillare degli abitanti dei Tamburi e possiamo anticipare che i giovani sono i più convinti della riscoperta della bellezza che circonda la città. In questa ricerca mi hanno impressionato i ricordi degli adulti a proposito dei momenti in cui ai Tamburi era possibile godere della passeggiata su Mar Piccolo e che molti di loro venivano accompagnati dai genitori a fare il bagno in quelle acque che purtroppo oggi non sono più balneabili”.
L’obiettivo dell’Europa, ha poi chiarito Anton Schrag, Capo Unità Italia della Direzione Generale della Commissione Europea, è quello di diventare il primo continente a neutralità climatica e in Italia sono state due le zone di intervento individuate: il Sulcis e Taranto, per la quale sono a disposizione 796 milioni di euro che però non possono in alcun modo essere utilizzati per sostenere aziende in difficoltà (leggi stabilimento siderurgico). Sollecitando interventi di ricerca in collaborazione con l’Università sui processi di innovazione, Schrag ha evidenziato l’aspetto culturale più importante della transizione, cioè che Taranto deve essere la città artefice del proprio destino, auspicando quel cambio di mentalità necessaria ad una città che per oltre un secolo, prima con la Marina Militare e poi con la siderurgia pubblica, ha sostanzialmente vissuto di economia di Stato.