Alimentazione: per l’inflazione, la situazione è sempre più critica
Cresce la spesa per acquistare il cibo, ma il carrello della spesa si fa sempre più striminzito
I dati non sono aggiornati all’ultimo minuto, ma non cambiano nella sostanza e di sicuro non in meglio. In Italia il numero di persone – di ogni età -, che sono costrette a fare le file fuori da mense e punti di distribuzione di cibo è aumentato negli ottimi mesi e continua ad aumentare. Così, mentre milioni di italiani si apprestano in questi giorni a tornare dalle vacanze che in qualche modo sono riusciti a fare, altri milioni, come ogni giorno, si apprestano a fare i conti e a chiedersi se riusciranno ad arrivare a fine mese, ma anche solo a fine settimana. Una parte del Paese, una sostanziosa parte dell’Italia, continua, in altre parole, ad avere fame.
Bastano pochi numeri per capire. Stando ad alcuni calcoli effettuati qualche settimana fa dai coltivatori diretti, sarebbero oltre tre milioni le persone che, in varia forma, hanno chiesto aiuto per mangiare. In dodici mesi, attraverso le numerose forme di solidarietà comunque presenti in Italia, sarebbero state distribuite circa 92mila tonnellate di cibo. I bambini sotto i 15 anni che hanno bisogno di assistenza per l’alimentazione sarebbero oltre mezzo milione; gli anziani poco meno. Circa il 20% di chi ha fame arriva dall’estero; mentre cresce la porzione di italiani che, magari fino a poco tempo fa, erano in condizioni di relativo sostentamento e che adesso sono precipitati. Si ingrossano le file dell’Italia della povertà. E, stando alle ultime previsioni di un po’ tutte le componenti del vasto mondo della solidarietà (prima tra tutte, ad esempio, la Caritas), queste compagini paiono destinate ad ingrossarsi ancora di più.
L’immagine più chiara di quanto sta accadendo è forse quella fornita da Coldiretti: cresce la spesa per acquistare il cibo, ma il carrello della spesa si fa sempre più striminzito (almeno per una certa parte della popolazione). I dati più consolidati, per ora, parlano di una crescita della spesa pari a 4 miliardi di euro (gennaio-giugno 2023) pari ad un aumento del 7,3% dell’esborso, che si confronta con una diminuzione delle quantità di alimenti acquistate pari al 4,7%. Ad uscire delle borse della spesa sono soprattutto gli alimenti freschi e quelli di maggiore qualità; si fanno spazio, invece, i cosiddetti cibi low cost non sempre perfettamente controllati e dalle origini più disparate. Costretti dal portafoglio sempre più vuoto, gli italiani spesso rinunciano alle buone tradizioni attente alle qualità di ciò che arriva in tavola.
Ancora i coltivatori diretti, facendo riferimento ai dati Istat sull’inflazione a luglio, pongono due altri dati che chiariscono tutto: l’aumento dei prezzi della frutta pari al 13,8 % e pari al 19,8 % per la verdura. Balzi in alto dei prezzi che mettono fuori dalle capacità di acquisto altri italiani. E che, probabilmente, non saranno gli ultimi visto che la produzione agricola deve dal canto suo fare i conti con un clima non certo favorevole e con costi di produzione e trasporto altrettanti impegnativi.
Accanto a tutto questo, sempre in Italia, accade anche dell’altro. Nelle nostre case si gettano mediamente ogni anno – spiega ancora Coldiretti – oltre 27 chili di cibo per abitante. La frutta è l’alimento più sprecato in Italia, con 1,2 chili a testa, seguita dal pane con oltre 0,8 chili pro capite e poi da insalata, verdure, aglio e cipolle con perdite economiche nei bilanci delle famiglie per quasi 6,5 miliardi di euro (fonte Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna e di Last Minute Market da Borsa Merci Bologna 2023).
Quanto accade in Italia, è, in definitiva, qualcosa di molto grave e pericoloso anche per la tenuta sociale del Paese e che fa a pugni, tra l’altro, con talune affermazioni che cercando di raffigurare situazione diverse. Affermare, per esempio, che “spesso i poveri mangiano meglio, perché comprano dal produttore e a basso costo prodotti di qualità”, come è stato detto recentemente, corrisponde a qualcosa di molto distorto e fuorviante. Ma a questo punto che fare? Incrementare gli accordi di filiera e dare ancora più risorse alla produzione agricola (anche dal punto di vista tecnico e attrassero il Pnrr), appare essere l’indicazione di Coldiretti oltre che del resto della filiera agroalimentare nazionale; aumentare la rete della solidarietà economica e sociale è, invece, compito di tutti noi.