Azione cattolica

L’Azione Cattolica in FormAzione

29 Ott 2024

di Angela Giungato

Ha preso il via domenica 27 ottobre, nel seminario arcivescovile di Poggio Galeso, il percorso di FormAzione per i responsabili di Azione Cattolica con la relazione del presidente nazionale Giuseppe Notarstefano sul tema “Atleti e portabandiera di sinodalità”. Il tema riprende la frase pronunciata da papa Francesco nel discorso del 25 aprile 2024 a circa 100.000 aderenti all’Azione Cattolica riuniti in piazza San Pietro in occasione della XVIII assemblea nazionale ed ha come parole chiave la corresponsabilità e la sinodalità.
Diversi i punti su cui il presidente si è soffermato con contributi e spunti di riflessione per i presenti che hanno dato vita ad un dibattito ricco ed articolato.

Ha definito la formazione un atto di responsabilità sociale, perché forma la persona integralmente; non va intesa come una fase preparatoria all’agire ma ci si forma per vivere la corresponsabilità e la sinodalità nella vita quotidiana. È intreccio di esperienze che ha come meta la responsabilità; ma ogni responsabilità, se autenticamente intesa, diventa corresponsabilità.

La sinodalità poi, ha continuato, nasce dal Concilio Vaticano II, che indica che lo spazio della Chiesa è il mondo. Il papa ha voluto un Sinodo sulla sinodalità, cioè sulla capacità della Chiesa di camminare insieme al suo interno e all’esterno con gli uomini del nostro tempo. La sinodalità chiede democrazia; il Sinodo è un percorso di rinnovamento della Chiesa fedele al Vangelo ed immersa nell’oggi, nel qui ed ora con tutta la sua complessità. Un atteggiamento da sviluppare è quello dell’ascolto rispetto alla vita delle persone, ascolto che deve diventare conversazione, ridando senso alle parole, perseguendo la fraternità.

Papa Francesco, ha ricordato Notarstefano, parlò del Sinodo, prima che ai vescovi, ai catechisti e all’Azione Cattolica definendola “palestra di sinodalità”. Ed infatti una delle caratteristiche dell’associazione è l’unitarietà, voluta da Vittorio Bachelet, che mette insieme diverse fasce d’età e diverse condizioni di vita. Inoltre  l’Aci nasce dal protagonismo  dei laici, vive la democraticità interna, collabora corresponsabilmente con i vescovi e con i presbiteri, cura una formazione spirituale ed ecclesiale, cioè comunitaria. I laici di Aci si prendono cura delle persone, cioè li prendono in carico, condividono con loro il percorso di vita, sanno valorizzarne i talenti  con gli strumenti della vita associativa, in cui i responsabili diventano leader della cura. Ne emerge un’associazione che sa guardare alla tradizione senza nostalgie e che sa rinnovarsi accogliendo le sfide del tempo presente.

L’identità dell’Aci oggi consiste, secondo il presidente, soprattutto nel saper preservare i propri spazi formativi perché nella vita delle diocesi la pastorale ricerca laici formati che trova spesso nelle associazioni più strutturate. E’ stato affrontato anche il problema dei nuovi linguaggi, della mobilità e della necessità di percorsi di ricerca per i giovani, con riflessioni fatte insieme a loro, capaci di idee profonde e innovative. Insomma è emersa la necessità di un’associazione più dinamica, più disponibile a ricercare e a porsi domande più che a dare risposte. Alla fine un sogno condiviso: aggiornare sempre più l’Aci sul Concilio verso la sinodalità e la corresponsabilità.  

La giornata si è arricchita della celebrazione eucaristica, presieduta dall’assistente unitario, don Carmine Agresta, che, nella sua omelia, ha ripercorso il percorso sul discepolato che l’evangelista Marco ci sta facendo fare in queste domeniche e della necessità che il discepolo abbia uno sguardo nuovo dopo l’incontro col Signore, che sana i nostri insuccessi e la nostra conseguente depressione, che è lo sguardo di Dio sulla storia.

Infine assai gradita la visita fraterna ed informale del nostro arcivescovo, mons. Ciro Miniero, che ha condiviso con i presenti il momento conviviale del pranzo.

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