Aprire il cuore, pregare e convertirsi: gli impegni della comunità di S. Roberto per la festa di Nostra Signora di Lourdes

La memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes è da sempre un appuntamento particolarmente sentito dalla comunità parrocchiale di San Roberto Bellarmino. La grotta presente in chiesa attira, ogni 11 febbraio, i fedeli di tutta la città, che si riuniscono per chiedere l’intercessione di Maria.
Anche quest’anno, i fedeli hanno affollato la chiesa e la grotta fin dal mattino. Come consuetudine, alla recita comunitaria del santo rosario si è alternata la celebrazione delle sante messe. In particolare, non è mancata la presenza della Legio Mariae della diocesi di Taranto e di alcuni amici sacerdoti che hanno partecipato alla santa messa presieduta da mons. Ciro Miniero, arcivescovo della diocesi. Al termine della celebrazione, tutti i presenti hanno recitato la Supplica alla Beata Vergine Maria di Lourdes.
Aprire i nostri cuori a Maria, come fece Bernadette
Nella sua omelia, l’arcivescovo ha ricordato la storia di Bernadette Soubirous e delle diciotto apparizioni della Bianca Signora, a Massabielle, nel 1858. Mons. Miniero ha affermato che così come Bernadette fu capace di aprire il suo cuore a Maria, allo stesso modo anche noi dovremmo cercare di spalancare il nostro cuore, di ascoltare e di pregare la Madre Celeste. La Madonna si rivolse a Bernadette dapprima nel suo stesso dialetto, affinché potesse comprenderla, e solo alla fine rivelò il suo nome con l’espressione dogmatica Immacolata Concezione. Maria ci interpella in modo semplice, sta a noi decidere di ascoltare o d’ignorare la sua voce, di aprire il nostro cuore o di restare indifferenti.
Il vangelo delle Nozze di Cana ha permesso all’arcivescovo di far notare la presenza di Maria nella quotidianità di Gesù e in quella di ciascuno di noi, invitando tutti a riflettere sull’importanza dell’intercessione della Beata Vergine presso il Figlio. Nel ricordare la concomitanza della ricorrenza della XXXIII Giornata mondiale del malato, mons. Miniero ha rivolto un pensiero a quanti soffrono nel corpo e nello spirito, invitando anche loro ad aprire il proprio cuore alla Madonna.
Pregare e convertirsi, come fece Alexis Carrel
Nel pomeriggio si è svolta la processione per le vie del quartiere: corso Italia, via Campania, via Emilia e viale Liguria. La statua è stata accompagnata dai confratelli dell’Addolorata in San Domenico, che da anni si uniscono alla comunità parrocchiale per questa occasione di festa. Hanno partecipato con gioia i membri dei gruppi parrocchiali e molti fedeli, non solo del quartiere, ma dell’intera diocesi.

La giornata si è conclusa con la celebrazione della santa messa, presieduta dal parroco, don Antonio Rubino. Insieme con il vicario parrocchiale, padre Luca Grifoni, e con tutti i parrocchiani, la comunità si è stretta nuovamente intorno all’altare per innalzare la propria lode al Padre e per chiedere ancora una volta l’intercessione della Madre celeste.
Nella sua omelia, don Antonio ha ricordato due parole fondamentali che Maria rivolge a Bernadette: preghiera e conversione. E al fine di spiegare questi due concetti, il parroco ha voluto raccontare la storia di Alexis Carrel, medico e vincitore del Premio Nobel, che si convertì a Lourdes. Carrel partì alla volta della cittadina francese, su un treno di malati, dopo che un suo collega gli chiese di essere sostituito. La miracolosa guarigione di Maria Ferrand, malata di tubercolosi, fu l’evento che lo spinse alla conversione e a dire: “L’uomo ha bisogno di Dio come ha bisogno d’acqua e di ossigeno”. È una storia che testimonia l’inscindibile legame tra scienza e fede e che spinge ciascuno di noi al cambiamento, alla dinamicità, a non fare del nostro cuore una gabbia, in una parola, alla conversione.
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