A Taranto

Ex Ilva, mons. Ciro Miniero: “Questo è il tempo di guardare alla realtà senza alibi”

Quasi 4mila i lavoratori dell’ex Ilva, di cui 3.538 allo stabilimento di Taranto, in cassa integrazione

foto Marco Calvarese-Sir
16 Mag 2025

di Valeria De Simone

Quasi 4mila i lavoratori dell’ex Ilva, di cui 3.538 allo stabilimento di Taranto, in cassa integrazione. La decisione è arrivata due giorni fa dopo il dimezzamento della produzione a seguito del sequestro disposto dalla Procura dell’altoforno 1, dove il 7 maggio scorso si è verificato un grave incendio dovuto allo scoppio di una tubiera. Non numeri, ma persone, famiglie intere preoccupate per il loro futuro e per quello dei loro figli. “Non li dimentichiamo nemmeno per un attimo – dice l’arcivescovo di Taranto, mons. Ciro Miniero –. Sarebbe impossibile, per loro, affrontare un imprevisto, una malattia. Sono lavoratori che si vanno ad aggiungere a quelli che già vivono da anni questa situazione, quelli alle dirette dipendenze del siderurgico a cui si affiancano gli imprenditori delle piccole e medie imprese dell’indotto e i loro dipendenti”. “Purtroppo – prosegue –, questa crisi non giunge inaspettata; sono stati ignorati gli allarmi che pure venivano da più fronti. Questo è il tempo di guardare alla realtà senza alibi; siamo davanti a una svolta epocale: va affrontata mettendo la persona umana prima degli interessi e del profitto.
La Chiesa diocesana ha svolto sempre un ruolo critico costruttivo attraverso la voce dei vescovi, dei parroci, delle associazioni, del settimanale Nuovo Dialogo. Sono stati sempre ribaditi puntualmente i seguenti principi: diritto al lavoro; sicurezza nella fabbrica; cura e difesa dell’ambiente; attenzione alle persone e alle famiglie”.

foto G. Leva

Una situazione complessa, quella dell’ex Ilva e della città di Taranto, che ci riporta alla mente quanto affermato da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’: “Non ci sono due crisi separate, una ambientale ed un’altra sociale bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale – ribadisce mons. Miniero –, su tutta la Terra le crisi ambientali ricadono sui più fragili: è il prezzo del progresso che guarda solo al profitto. Così sarà a Taranto.
La Chiesa di Taranto per sua missione è vicina agli operai, a chi subisce le conseguenze dell’inquinamento che affligge in modo particolare il rione a ridosso del complesso industriale; inquina la campagna circostante e il mare. La denuncia è stata più volte presentata alle Autorità locali e governative anche in occasioni di grandi eventi celebrati a Taranto, tra cui ricordo la Settimana sociale del 2021.
Sempre papa Francesco – prosegue l’arcivescovo –, nell’enciclica Fratelli tutti, invitava ciascuno ad impegnarsi con responsabilità a cambiare, in meglio, questo mondo e quanto sta accadendo in questi giorni a Taranto sembra sempre più figurarsi come un’ultima chiamata. Tante le realtà e le persone coinvolte, ognuno secondo la propria responsabilità, nel contribuire a dar vita a un cambiamento che, però, stenta a diventare definitivo e quindi volto al bene comune. Le regole devono essere limpide e condivise perché le scorciatoie, hanno sempre dimostrato tutti i loro limiti. Nel discorso rivolto alla città in occasione della festa del patrono, san Cataldo, ho richiamato le responsabilità dei futuri amministratori locali nell’imminenza delle prossime votazioni, con particolare riferimento alle criticità della città e del territorio”.
Criticità messe in evidenza, in queste ore, anche dai sindacati. “Non si può pensare di far pagare per l’ennesima volta la città di Taranto e i lavoratori. La cassa integrazione – ha fatto presente il segretario generale Fim-Cisl Taranto Brindisi, Biagio Prisciano – ha infatti il solo obiettivo di dare la copertura agli impiegati. Ma ci sono tanti altri temi che ancora non sono chiari, come quello della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. La discussione va fatta a due livelli. Un primo che prevede l’utilizzo dell’ammortizzatore sociale, che abbiamo già  sottoscritto, e che dà risposta immediata ai lavoratori, e un secondo livello che dovrà essere affrontato presso le sedi istituzionali. Quali strumenti mettono a disposizione Governo e azienda? Quali sono i progetti? I lavoratori stanno pagando da tempo. Occorre un piano industriale, ambientale e sociale”.

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