Regina caeli

Leone XIV: “Desidero solo entrare al vostro servizio”

Dopo il primo Regina caeli dalla finestra del palazzo apostolico, la prima messa da vescovo di Roma, a S. Giovanni in Laterano, e il momento di preghiera davanti alla tomba di papa Francesco, a Santa Maria Maggiore

ph Vatican media-Sir
27 Mag 2025

“Posso assicurarvi che vi amo, che desidero solo entrare al vostro servizio e mettere a disposizione di tutti le mie povere forze, quel poco che ho e che sono”: nella sua prima omelia da vescovo di Roma, per l’insediamento sulla Cattedra di San Giovanni in Laterano, Leone XIV ha preso in prestito le parole pronunciate dal ‘Papa del sorriso’, il beato Giovanni Paolo I, e sulla scorta di Papa Francesco ha delineato il volto della sua diocesi con tratti materni come la tenerezza, la disponibilità al sacrificio e la capacità di ascolto. Subito prima, in piazza dell’Aracoeli, ai piedi della scalinata del Campidoglio, l’omaggio della città di Roma, tramite il sindaco Roberto Gualtieri, al Romano Pontefice: un’antica tradizione che si era interrotta proprio con Papa Luciani, nel 1978, e che papa Prevost ha voluto riprendere. “Oggi posso dire che con voi e per voi sono romano!”, il suo saluto alla città, parafrasando le parole già utilizzate dal primo saluto dalla Loggia delle Benedizioni e riprese anche nella parte centrale dell’omelia al Laterano. Al termine della messa, il Papa si è affacciato dalla Loggia della basilica di San Giovanni in Laterano.
“Vivere la nostra fede – l’invito a braccio – specialmente durante questo anno del Giubileo, cercando la speranza, però cercando di essere noi stessi testimonianza che offre la speranza al mondo, un mondo che soffre tanto, tanto dolore per le guerre, la violenza, la povertà”.
Affaccio che si è ripetuto anche a Santa Maria Maggiore, dopo la preghiera davanti all’icona della Madonna Salus Populi Romani e alla tomba di papa Francesco: “Camminare insieme nella Chiesa, uniti come l’unica famiglia di Dio”.
Si è conclusa così l’intensa domenica  del Papa, cominciata con il primo Regina Caeli dalla finestra del Palazzo apostolico, da cui aveva rivolto un appello al coraggio della pace, e contrassegnata da bagni di folla in tutte le tappe, anche nel tragitto in papamobile tra le due basiliche.

“La Chiesa di Roma è erede di una grande storia, radicata nella testimonianza di Pietro, di Paolo e di innumerevoli martiri, e ha una missione unica, ben indicata da ciò che è scritto sulla facciata di questa Cattedrale: essere Mater omnium Ecclesiarum, Madre di tutte le Chiese”.

Il Papa ha cominciato con questa immagine l’omelia della messa per l’insediamento sulla cattedra di vescovo di Roma, nella basilica di S. Giovanni in Laterano. “Spesso papa Francesco ci ha invitato a riflettere sulla dimensione materna della Chiesa e sulle caratteristiche che le sono proprie”, l’identikit della Chiesa di Roma, sul solco del suo predecessore: “la tenerezza, la disponibilità al sacrificio e quella capacità di ascolto che permette non solo di soccorrere, ma spesso di prevenire i bisogni e le attese, prima ancora che siano espresse. Sono tratti che ci auguriamo crescano ovunque nel popolo di Dio, anche qui, nella nostra grande famiglia diocesana: nei fedeli, nei pastori, in me per primo”. Il riferimento è alle letture, e in particolare agli Atti degli Apostoli, che narrano “come la comunità delle origini ha affrontato la sfida dell’apertura al mondo pagano nell’annuncio del Vangelo”. “Non è stato un processo facile: ha richiesto tanta pazienza e ascolto reciproco”, ha fatto notare il pontefice citando Paolo e Barnaba, che sono saliti a Gerusalemme, cioè “non hanno deciso per conto loro: hanno cercato la comunione con la Chiesa madre e vi si sono recati con umiltà. Lì hanno trovato, ad ascoltarli, Pietro e gli apostoli”. “Si è così intavolato il dialogo che finalmente ha portato alla giusta decisione”, ha raccontato il Pontefice evidenziando la centralità dell’ascolto, in primo luogo dello Spirito: “così, quello che poteva sembrare un problema è divenuto per tutti un’occasione per riflettere e crescere”.

“La comunione si costruisce prima di tutto in ginocchio, nella preghiera e in un continuo impegno di conversione”, il monito, unito all’invito a farci “lettera di Cristo” gli uni per gli altri. Quello intrapreso dalla Chiesa di Roma è “un cammino difficile, ancora in corso, che cerca di abbracciare una realtà molto ricca, ma anche molto complessa”: “È però degno della storia di questa Chiesa, che tante volte ha dimostrato di saper pensare in grande, spendendosi senza riserve in progetti coraggiosi, e mettendosi in gioco anche di fronte a scenari nuovi e impegnativi”. E’ l’omaggio del Papa “al cammino impegnativo che la diocesi di Roma sta percorrendo in questi anni, articolato su vari livelli di ascolto: verso il mondo circostante, per accoglierne le sfide, e all’interno delle comunità, per comprendere i bisogni e promuovere sapienti e profetiche iniziative di evangelizzazione e di carità”. “Ne è segno il grande lavoro con cui tutta la diocesi, proprio in questi giorni, si sta prodigando per il Giubileo”, ha osservato Leone XIV: “Da parte mia, esprimo il desiderio e l’impegno di entrare in questo cantiere così vasto mettendomi, per quanto mi sarà possibile, in ascolto di tutti, per apprendere, comprendere e decidere insieme”, ha assicurato papa Prevost, ripetendo le parole di Sant’Agostino già pronunciate nel suo primo saluto alla Chiesa di Roma: “cristiano con voi e Vescovo per voi”. “Vi chiedo di aiutarmi a farlo in uno sforzo comune di preghiera e di carità”, la richiesta di Leone XIV, che ha ricordato anche le parole di San Leone Magno: “Tutto il bene da noi compiuto nello svolgimento del nostro ministero è opera di Cristo; e non di noi”.

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