Un solo cuore, una sola Chiesa: il giubileo dei seminaristi con papa Leone XIV
Un canto semplice, ma carico di fede e speranza, ha riempito la Basilica di San Pietro all’ingresso del Santo padre.
Eravamo in migliaia, seminaristi provenienti da 57 Paesi, uniti da un’unica chiamata e da un unico desiderio: offrire la nostra vita a Cristo e alla sua sposa, la Chiesa. Quel canto, intreccio di popoli, lingue e paesi diversi, è stato già di per sé una predicazione: la Chiesa, pur segnata da fragilità e ferite, resta madre tenera, paziente e fedele al suo Cristo Risorto, capace ancora oggi di generare vita. Fin dall’inizio della sua omelia, papa Leone XIV ci ha accolti con parole piene di affetto e coraggio: «Grazie, grazie a tutti! Grazie perché con la vostra energia alimentate la fiamma della speranza nella vita della Chiesa!» In un tempo segnato da sfide e da incertezze, quelle parole sono arrivate dritte al cuore. Siamo, nel nostro piccolo, testimoni di speranza, uomini che hanno scelto di dire ‘sì’ a Dio, anche quando tutto sembra andare in direzione contraria. Il Papa ha riportato il centro del nostro cammino al cuore: non solo come sede dei sentimenti, ma come luogo in cui Dio parla, plasma e guarisce. «Il seminario deve essere una scuola degli affetti. Non abbiate paura di scendere nel cuore, anche lì dove ci sono ferite. Proprio da quelle ferite nascerà la capacità di stare accanto a chi soffre.» Un invito forte a coltivare la vita interiore, a lavorare sulle nostre fragilità, a lasciare che lo Spirito Santo plasmi dentro di noi un cuore simile a quello di Cristo: mite, umile, capace di compassione e di dono. È stato edificante vedere come seminaristi provenienti da ogni angolo del mondo abbiano trovato in quella Basilica un’unica casa, una famiglia vera. Le nostre diversità non ci hanno diviso, ma ci hanno resi ancora più Chiesa, segno vivo di un’unità che supera ogni confine e ogni fatica. Il pontefice ci ha consegnato parole che scalfiscono come pietre, ma che consolano come carezze: «Non giocate mai al ribasso. Non siate preti con la maschera. Lasciatevi ungere dallo Spirito già ora, prima ancora dell’ordinazione.» E ancora, come un mandato per il futuro: «Voi siete chiamati a testimoniare la gratuità, la gioia e la misericordia del Cuore di Cristo, in un mondo segnato dalla logica dello scarto e dall’ingratitudine.» Mentre l’incontro volgeva al termine, la gratitudine ha invaso i nostri cuori. Gratitudine per la Chiesa, che nonostante le sue fatiche resta madre. Gratitudine per il Santo padre, che ci ha confermati nella fede. Gratitudine per il Signore, che continua a scommettere su di noi. Torniamo ai nostri seminari con il cuore pieno di una certezza: il nostro sì, fragile ma vero, è custodito nel Cuore di Cristo e dentro la vita della Chiesa, che è e rimane madre paziente e sposa fedele. «Buon cammino — ci ha detto Leone XIV — il Cuore di Cristo palpita d’amore per voi e per tutta l’umanità».
E questo palpito ora è anche il nostro.
* IV anno seminario regionale di Molfetta, parrocchia Immacolata di San Giorgio jonico
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