L’ex Ilva tra agonia e diversificazione
Ne parliamo con il sindaco Bitetti

La città vive un momento di svolta nella sua storia socioeconomica. L’estrema incertezza sul futuro dello stabilimento siderurgico, il difficile dialogo con il governo, l’ombra di un ridimensionamento dell’occupazione che incombe comunque sul territorio sono gli elementi che caratterizzano questi primi giorni di autunno. Segnali indecifrabile e a volte contraddittori, che si colgono indirettamente da incontri ed eventi di questi giorni, ci parlano di un ministro Urso che continua a parlare di decarbonizzazione e anche di una sua accelerazione, ma che non dà chiarezza sul come tutto avverrà. La sue dichiarazioni all’incontro svoltosi a Roma per la presentazione delle otto proposte industriali da attuare a Taranto come reindustrrializzazione, sono state chiare: la decarbonizzazione va fatta, mentre i Dri per il preridotto dovrebbero andare a Gioia Taranto, data l’indisponibilità espressa da Taranto. Ma quali prospettive aprono queste affermazioni? Ce lo chiediamo mentre sono in corso le allarmate assemblee sindacali, che hanno “subito” un incremento cospicuo della cassa integrazione, che precedono lo sciopero già indetto per il 16 ottobre.
Abbiamo girato la domanda al sindaco Piero Bitetti, di ritorno dall’incontro romano, dove ha confermato le aspettative di Taranto e le cautele nei confronti di nuove strutture impattanti.
Sindaco: il ministro Urso ha dichiarato che la decarbonizzazione aprirà nuovi scenari, dandola quindi per scontata, ma non ha detto chi sarà a realizzarla.
Il ministro sembra anche aver raccolto la richiesta da me espressa con forza di accelerare l’implementazione dei forni elettrici, perché divengano operativi in un quinquennio e non nei dodici anni precedentemente previsti. Ma non si è espresso sulle risultanze del bando di vendita, nel quale c’era qualcosa che sicuramente non andava, e su come si dovrà procedere.
La sua opinione in merito qual è?
Io credo che, dopo i risultati molto deludenti del bando di gara, l’unica possibilità che resta per avviare la decarbonizazzine e tenere in vita lo stabilimento di Taranto, come del resto chiede l’industria italiana, sia la nazionalizzazione.
Urso ha anche dichiarato che il preridotto dovrebbe essere prodotto a Gioia Tauro, vista la posizione assunta dalla città sulla nave rigassificatrice.
La posizione mia e quella del Consiglio comunale erano già chiare al governo che, tuttavia, ha strada facile nello scaricare la responsabilità. D’altro canto, le scelte di politica industriale nazionale le compie il governo e non certo l’ente locale. E credo che a volte si cerchino pretesti e strade tortuose invece di soluzioni realmente utili e accessibili. Anche a proposito di gas.
Mentre si ipotizza, come ha fatto ancora una volta il ministro, un ridimensionamento dell’occupazione, si presentano progetti produttivi nuovi. Non corriamo il rischio, come accaduto in passato con la 181, di creare illusioni per progetti molto ambiziosi, per poi scaricare la responsabilità sulla città, com’è avvenuto nei giorni scorsi Renexia?
Nuovi insediamenti sono possibili e indispensabili, sia per creare occupazione in un momento di difficoltà come quello che stiamo vivendo, sia per utilizzare aree industriali già libere, assieme ad altre che si potranno liberare anche all’interno del perimetro stesso dello stabilimento. Vigileremo, assieme all’imprenditoria locale e faremo ogni sforzo per smontare gli alibi avanzati, anche nel recente passato, da chi ha vanificato importanti iniziative industriali che si era impegnato a realizzare.
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