Disoccupazione, povertà, denatalità: il report dell’Inps a Taranto e provincia
Disoccupazione, povertà, denatalità: sono i drammatici fenomeni che caratterizzano la situazione di Taranto oggi. La gravissima crisi industriale e la mancanza di alternative, pur tanto attese, fanno di Taranto e provincia un fanalino di coda della condizione socio-demografica italiana, che pure non brilla affatto nonostante i proclami.
È dal Rendiconto sociale dell’Inps che scaturisce questo quadro inquietante, che viene portato all’attenzione pubblica dal segretario della Cgil di Taranto, Giovanni D’Arcangelo: “Il mercato del lavoro tarantino resta segnato da criticità profonde. Permangono forti squilibri di genere, una bassa partecipazione giovanile e divari territoriali che penalizzano la provincia tarantina che resta capitale degli ammortizzatori sociali”. Anche il coordinatore territoriale della Uil, Gennaro Oliva, comne vedremo, interviene sull’argomento.

Ma entriamo nel merito dei dati ufficiali, partendo dall’“inverno demografico” che si registra in città: il saldo tra nuove nascite e decessi è sempre più alto, essendo passato da -400 nel 2013 a – 2008 nel 2024. Inverno destinato a diventare ancora più rigido, sottolinea D’Arcangelo, se si considera che chi dovrebbe far figli decide di abbandonare la propria città e a volte il proprio paese per cercare altrove condizioni di vita migliori.

Per quanto riguarda l’occupazione, la situazione è pessima da tutti i punti di vista. Vediamolo nelle varie fasce, diversificato per sesso: tra i 25 e i 34 anni, il tasso di occupazione per le donne è fermo al 24,4, mentre quello degli uomini è al 43,2! Nella fascia tra i 35 e 49 anni l’occupazione femminile arriva a malapena al 29,9, mentre quello maschile è dell’81,1. Che è ben al di sotto del dato nazionale e di quello che auspicherebbe in un contesto sostenibile. Infine: tra i 50 e 64 anni il dato cala terribilmente: solo il 22,9 per cento per le donne e il 73,5 per cento.
Un tasso di occupazione globale ben al di sotto del dato nazionale (62,2%) e regionale (51,2%).
Disoccupazione ma anche lavoro povero, sottolinea D’Arcangelo: “Basta vedere il ricorso a forme di lavoro precario (stagionale, a chiamata) e i bassi salari di chi ad esempio si occupa di sanità o istruzione nell’alveo pubblico”. Per non parlare del buco nero degli ammortizzatori sociali: “Un esercito di lavoratori e lavoratrici privati di dignità, trasformati in fantasmi impossibilitati persino ad immaginare la loro emancipazione dal precariato. In provincia di Taranto tra Cassa integrazione ordinaria, in deroga, straordinaria e fondo di solidarietà ce ne sono oltre 17mila. Il dato assolutamente più alto di tutta la Puglia. Il resto è noia!”
Secondo Gennaro Oliva della Uil, “la realtà industriale tarantina continua a essere segnata dall’ex Ilva e dalle crisi dell’indotto. Lo dimostrano i dati sulla Cassa Integrazione Straordinaria: delle 19.666 posizioni regionali, quasi il 60% – ben 10.813 – è stato gestito nella provincia ionica. Questo dato fotografa la dipendenza del nostro territorio da un modello industriale ormai insostenibile, incapace di garantire futuro e stabilità”.
Il quadro sociale resta altrettanto complesso: nel 2024 sono stati oltre 40.900 i trattamenti pensionistici per invalidità civile, con una prevalenza femminile del 60%. Crescono anche gli ammortizzatori sociali e le richieste di sostegno al reddito (14.054 per l’assegno di inclusione e 2.717 per il supporto formazione lavoro). Dietro questi numeri – rimarca Oliva – ci sono famiglie che non ce la fanno più, lavoratori espulsi dal ciclo produttivo e giovani costretti ad emigrare”.
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