Laudato si’: una strada segnata verso la cura e la responsabilità per il creato
A dieci anni dalla pubblicazione della Laudato si’ è possibile fare un primo bilancio sull’incidenza di questo documento così particolare e che tocca la vita di tutti gli abitanti del pianeta.
Il primo elemento innovativo che vorrei sottolineare è quello del linguaggio. È vero che potrebbe essere inquadrato nel solco dei documenti della dottrina sociale della Chiesa, ma questa enciclica rappresenta un unicum perché raccoglie le tante anime della sensibilità ecologica ma inserendole in modo sistemico e armonico sotto il cappello della cura della casa comune. Un linguaggio moderno e diretto ma che fa riflettere, provoca discussioni, invita all’azione e che si rivolge a tutti coloro che hanno a cuore la casa comune rendendo chiaro che non esiste un’alternativa.
Un linguaggio che evidenzia che il creato è un insieme di relazioni e che tutto si tiene e si rapporta secondo un’ottica di ecologia “integrale”; un linguaggio che ha superato le tante distinzioni a cui eravamo abituati e il modo di leggere l’azione per il creato in modo olistico.
Un secondo elemento è senza dubbio il fatto di aver fondato il documento sulla scienza consolidata valorizzando così il lavoro di tanti scienziati di discipline diverse. La Laudato si’ stabilisce un rapporto maturo con la scienza riconoscendone il valore ma evidenziandone anche i limiti o gli eccessi. Senza dubbio un fatto nuovo per un documento pontificio e un riconoscimento non scontato di quanto il contributo della scienza possa essere dirimente per la cura della casa comune.
Un terzo aspetto è quello della consapevolezza che il dibattito attorno a questi temi ha generato nei credenti e in tutti gli uomini di buona volontà. A partire dalle giovani generazioni, tutti hanno potuto comprendere che il tema della cura passa attraverso il lavoro della politica, delle organizzazioni mondiali, da quelle locali e che riguarda la vita di ciascuno e quindi l’impegno personale con il conseguente cambiamento degli stili di vita.
Un quarto aspetto è l’aver reso immediato e centrale il rapporto tra spiritualità e creato: una vita di fede matura e armoniosa passa anche attraverso l’empatia con il creato. La stessa infinitezza ci rende creature consapevoli di essere piccoli, bisognosi di protezione, solo di passaggio. I ritmi incalzanti e frenetici odierni ci portano a condurre un’esistenza sganciata da tutto ciò che ci circonda mentre la natura ci ricorda che siamo parte di un tutto e ci fa scorgere l’impronta del Creatore e risalire alla sua bontà.
Un quinto aspetto è l’aver chiarito che non basta l’approccio economico o utilitaristico per risolvere la crisi ecologica in atto. Va bene l’apporto della tecnologia e della scienza, vanno bene gli incentivi economici, va bene il conseguimento di risparmio, ma se non cambia il modo di rapportarsi con il creato la crisi ambientale non si risolve! Occorre un cambiamento nel cuore dell’uomo e nei suoi stili di vita, un cambiamento che viene dall’interno e che ci porta a sentirci parte del coro di creature che rende lode a Dio.
Infine, grandi attese si erano generate per l’azione politica internazionale già dalla Cop21 di Parigi e la voce di papa Francesco appariva come un richiamo forte e autorevole all’azione. Oggi tutto ciò sembra affievolirsi e si ritorna a mettere in dubbio gli studi e il lavoro degli scienziati… Ritengo però che, nonostante la sensazione di impotenza e frustrazione, la strada sia segnata e prosegua verso il tema della cura e della responsabilità. Di questo siamo grati a papa Francesco.
* presidente di Greenaccord

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