Il ‘Buon Santa Cecilia’ dell’arcivescovo Ciro Miniero
Nella mattina, sabato 22 novembre, alle ore 5.30, nella basilica cattedrale di San Cataldo, si è svolto il rito della ‘prima squilla’ della festa di Santa Cecilia. Davanti a una folla strabocchevole, con molti giovani e famiglie al completo, alla presenza del sindaco Piero Bitetti in fascia tricolore, il parroco mons. Emanuele Ferro ha detto, fra l’altro, che “Noi siamo qui questa mattina per ribadire qualcosa di molto bello e popolare, cioè che per festeggiare Santa Cecilia a Taranto c’è bisogno di ripensare alle radici più profonde della nostra cultura religiosa e popolare. Come tutti gli anni siamo venuti qui per chiedere da bravi tarantini un credito di speranza al Signore in questo momento che non è mai più difficile o meno difficile del solito, sicuri di essere ascoltati”. Dopo la benedizione del complessi bandistici cittadini e l’esecuzione delle pastorali natalizie, si è snodata la breve processione verso la chiesa di San Giuseppe, dove sono state offerte bollenti pettole, le prime della giornata. Quindi le bande hanno ripreso a suonare per le vie della città annunciando l’arrivo delle festività natalizie.
Successivamente, come accade da ormai sette anni, in mattinata inoltrata l’arcivescovo mons. Ciro Miniero ha voluto incontrare nel cortile dell’arcivescovado le bande musicali,al termine del giro.

“Santa Cecilia con le musiche che portate ovunque nella nostra città – ha detto – mette chiaramente nel cuore sentimenti di pace e di serenità, anche se siamo sempre in agitazione oltre che per i ritmi stressanti della vita di oggi, anche per i problemi sociali, le malattie e per tutto quello che ci turba nel profondo del cuore, come la mancanza di pace, le prepotenze che subiamo in continuazione ecc. E allora (ci chiediamo) perché basta l’ascolto di queste musiche per farci stare bene? Questo accade perché portiamo nel cuore una nostalgia di qualcosa d’indefinito che pur ci appartiene, che a volte cerchiamo nelle cose materiali ma non è lì che possiamo trovarlo. La musica infatti riesce a intercettare proprio quella nostalgia che da sempre l’umanità ha dentro di sé, di un avvenimento profondamente evangelico: quello del Signore che non sta lontano da noi ma che si è fatto carne, anzi, entra nella nostra carne. Allora, accade come quando siamo dinanzi a un bambino:: il nostro cuore non si intenerisce? Non sente sentimenti di amore? Immaginiamoci quindi dinanzi al Signore che si è fatto carne, facendo cose che per noi possono considerarsi inaudite, cioè assumere la nostra stessa vita. Ecco il motivo per cui il Natale ci riempie di gioia, perché nasce dalla certezza che Dio ha scelto questa vita. Questo è il motivo di tale nostalgia, che giorno per giorno il nostro cuore la ricerca. Offrendo il bene che facciamo, rendiamo possibile l’incontro con il Signore, ricevendone la forza di agire come Lui stesso ci ha chiesto per vivere la nostra vita con una tensione di pace. Quanto è difficile, certo che è difficile! Voi musicisti però esprimete molto molto bene questo percorso verso il Signore attraverso l’armonia delle pastorali, in un linguaggio che può toccare tutti i cuori, com’è successo questa mattina presto in cattedrale. Quindi, buon inizio della preparazione al Natale e che ogni nota possa toccare le corde del cuore della nostra città aiutandoci a riflettere e a mettere in pratica quella tenerezza per l’umanità con quel bene per ogni persona che si trasforma in diritti, in doveri, in impegni, in attenzione verso tutti. Buona Santa Cecilia!”.
Quindi, incontrando la stampa, così ha ribadito: “Con la festa di Santa Cecilia iniziamo il tempo di preparazione al Santo Natale, in una tradizione che anticipa di qualche giorno l’Avvento, cioè il tempo che liturgicamente la comunità cristiana vive nella dimensione di attesa di Gesù, la cui nascita celebriamo nel giorno del Santo Natale. Ed è un momento molto bello quello di Santa Cecilia perché ci permette attraverso le note delle tradizionali pastorali di preparare i nostri cuori alla gioia del Santo Natale. E le note più di ogni altra cosa possono realizzare questo desiderio grande che ognuno porta con sé: la pace, la pace nel cuore, nelle relazioni, sul posto di lavoro. Insomma, quella pace che solo Cristo ci può dare perché è venuto in mezzo a noi come principe della pace, non di altro ma solo per mettere pace tra gli uomini e con Dio stesso. E questo, lo ha fatto donandosi, facendosi piccolo. E dinanzi a un bambino ciascuno di noi non sente sentimenti di pace e tenerezza? Così ha fatto Dio con noi e ci chiede non di ritornare bambini, non cioè di fare passi all’indietro, anzi! Ma ci invita ad avere il cuore dei bambini, che riescono a meravigliarsi dinanzi a gesti di bontà e di bene e di conseguenza a promuovere gesti di amore. Ecco così il Natale di Gesù, la cui nascita ha provocato tutto questo. E le note della banda musicale che dalle prime ore di questa mattina stanno portando per la città esprimono il desiderio di tutti quanti noi, cioè quello di ricordare che la pace è l’unica realtà che ci rende veramente umani, così come il Signore che è venuto in mezzo a noi per renderci pienamente umani e allo stesso tempo farci diventare come Lui”.
Infine mons. Ciro Miniero ha ribadito ancora una volta la soddisfazione di esercitare il ministero episcopale a Taranto, “città molto dinamica dove certo le difficoltà non mancano. Ma dov’è che si può vivere senza difficoltà? Qui però sto notando un grande calore dal punto di vista umano e una grande attenzione verso tutti. E questo è veramente frutto di tanto lavoro e di tanto impegno da parte dei tarantini”.
In serata, infine, davanti a una foltissima assemblea, in cattedrale l’arcivescovo ha celebrato la santa messa in onore della Santa, patrona dei musicisti.
Le foto del servizio sono state scattate da G. Leva

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