Istituzioni e sindacati d’accordo: il governo può e deve salvare l’acciaio
La realizzazione di quattro dri e tre forni elettrici a Taranto è il punto di convergenza e di ripartenza del confronto con il governo per il futuro dell’acciaio. Un punto di convergenza condiviso dalle istituzioni amministrative, Comune, Provincia e Regione che, con i sindacati, hanno partecipato al consiglio di fabbrica nello stabilimento siderurgico e hanno redatto un verbale conclusivo condiviso. I punti fondamentali riguardano il ritiro del cosiddetto ‘piano corto’ e il recupero del piano industriale originario che proietta lo stabilimento di Taranto verso la decarbonizzazione e l’ambientalizzazione, salvaguardando l’occupazione. Gli impianti per la realizzazione del preridotto da utilizzare nei forni elettrici potranno essere alimentati normalmente a gas, ma resta la posizione del sindaco Bitetti, secondo il quale è possibile alimentare, in prospettiva, i 4 dri anche senza ricorrere alla nave rigassificatrice.
Un altro punto in comune va evidenziato: se entro marzo non ci dovessero essere offerte di acquisto realistiche per l’ex Ilva, dovrà essere il governo a garantire la continuità produttiva per un settore che resta strategico.
Secondo le conclusioni della riunione, si deve puntare a: “Realizzazione dei tre forni elettrici nel minor tempo possibile che gradualmente andranno a sostituire gli attuali afo superando l’attuale ciclo integrale; realizzazione di 4 dri con impianti dedicati e realizzati a Taranto, materia prima indispensabile senza la quale la sostenibilità di Taranto potrebbe essere messa in discussione; riavvio di tutte le linee di finitura (verticalizzazione del prodotto) che possa garantire il rientro dei lavoratori da troppo tempo in cassa integrazione; istituzione di una clausola sociale che garantisca la ricollocazione, attraverso anche la realizzazione di nuovi impianti, dei lavoratori del mondo degli appalti occupati dalle aziende del territorio; misure straordinarie per i lavoratori di AdI in as, Ilva in as e appalto attraverso ogni strumento possibile nella piena tutela degli aspetti sociali (lavori usuranti, estensione dei benefici previdenziali di amianto, incentivo all’esodo)”.
Il consiglio di fabbrica dei rsu di Fim, Fiom, Uilm e Usb, Comune di Taranto, Provincia di Taranto e Regione Puglia si impegnano in definitiva “a trovare ogni strumento utile affinché le richieste espresse in questa piattaforma, trovino risposte concrete da parte di un governo che ha deciso di proseguire senza il coinvolgimento dei lavoratori e della stessa comunità ionica”.
Il governatore uscente, Michele Emiliano, che ha messo in guardia del rischio di una frammentazione dell’azienda siderurgico, per “interessi di piccolo cabotaggio”, ha dichiarato che questo percorso resta l’unico in grado di garantire tutela occupazionale, sostenibilità ambientale e continuità produttiva. Da qui la necessità, ha detto, che la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, intervenga personalmente “per assicurare una responsabilità pubblica nella realizzazione del piano”, considerato che nessun soggetto privato, da solo, può garantire la stabilità necessaria a un progetto di tale portata. Resta aperta la questione del gas che, secondo Emiliano, è stata spesso usata per dividere la comunità, mentre “a Taranto il gas può arrivare in molteplici modi”, senza dover dipendere dalla sola nave rigassificatrice”.
Secondo il sindaco Bitetti: “La questione del gas deve essere definita senza ulteriori rinvii. Il ministro ha assicurato che sono in corso contatti per forniture onshore con contratti calmierati, che riteniamo una strada percorribile”. L’altro nodo cruciale riguarda gli investimenti pubblici, alcuni dei quali sarebbero oggi a rischio di definanziamento. “Occorre chiarezza e un impegno concreto dello Stato. Se dalla gara non dovesse emergere un partner industriale solido, resta imprescindibile un intervento pubblico per impedire il collasso del sistema”.
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