Angelus

La domenica del Papa – Dio non si ferma mai

foto Vatican media-Sir
07 Gen 2025

di Fabio Zavattaro

In questa prima domenica del nuovo anno, per la liturgia è la seconda domenica dopo Natale, il quarto Vangelo nel suo prologo ci fa riflettere sul mistero dell’incarnazione, di un Dio sapienza che, dopo aver riempito di sé l’intera creazione, dall’alto dei cieli fino agli abissi della terra – “tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste”, leggiamo in Giovanni – ha fissato la sua tenda in mezzo al suo popolo, come dice il brano del Siracide.
La nostra speranza, allora, è in un Dio che abbiamo accolto bambino pochi giorni fa e che ha messo radici nella storia del suo popolo: “in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”. Si tratta di una speranza vera, non una “generica religiosità” o un “fatalismo ammantato di fede”, diceva Benedetto XVI all’angelus quindici anni fa, perché “non fa conto su improbabili pronostici e nemmeno sulle previsioni economiche, pur importanti”; e Paolo ricorda, nella seconda lettura, che Dio ci ha scelti “prima della creazione […] predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo”, per questo si è fatto carne e è venuto ad abitare in mezzo a noi.

E questo “si è fatto carne” ci dice, afferma papa Francesco all’angelus, che “la luce splende nelle tenebre”, che “è potente l’amore di Dio, che non si lascia vincere da nulla e che, al di là di ostacoli e rifiuti, continua a risplendere e a illuminare il nostro cammino”. Un Dio fattosi uomo che supera muri e divisioni, che non è preoccupato di difendere il potere come i grandi del suo tempo; che, afferma Francesco, “condivide la vita umile di Maria e Giuseppe, che lo accolgono e crescono con amore, ma con le possibilità limitate e i disagi” di chi è povero.

Le letture e il Vangelo di questa domenica mettono in risalto il fatto che abbiamo sempre bisogno di uno spirito di sapienza che ci permetta di saper cogliere quei segni, quei disegni di Dio nascosti nella nostra esistenza. Così Francesco ricorda che di fronte a sfide e contraddizioni “Dio non si ferma mai, trova mille modi per arrivare a tutti e a ciascuno di noi, là dove ci troviamo, senza calcoli e senza condizioni, aprendo anche nelle notti più oscure dell’umanità finestre di luce che il buio non può coprire”. E questo “ci consola e ci dà coraggio” in un tempo non facile come il nostro segnato dal bisogno di luce, di speranza e di pace”. Troppe le aree del mondo ferite dalla guerra, ricorda il Papa dopo la preghiera mariana. Così chiede, come già la notte della vigilia, Natale e il primo gennaio, di pregare per la pace, invitando ogni popolo e Nazione “a avere il coraggio di varcare la Porta e farsi pellegrini di speranza, a far tacere le armi e a superare le divisioni”; chiede ancora di continuare “a pregare per la pace in Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, Siria, Myanmar, Sudan. La comunità internazionale agisca con fermezza perché nei conflitti sia rispettato il diritto umanitario. Basta colpire i civili, basta colpire le scuole, gli ospedali, basta colpire i luoghi di lavoro. Non dimentichiamo che la guerra sempre è una sconfitta, sempre”.

Dio non si ferma mai, riprendiamo le parole del vescovo di Roma, anche in quelle situazioni complicare create dagli uomini e dalle quali sembra impossibile uscire. La Parola di Dio “ci dice che non è così. Anzi, ci chiama a imitare il Dio dell’amore, aprendo spiragli di luce dovunque possiamo, con chiunque incontriamo, in ogni contesto: familiare, sociale, internazionale. Ci invita a non aver paura di fare il primo passo”.

Certo ci vuole coraggio per farlo, ma non dobbiamo avere paura, soprattutto in questo anno giubilare da poco iniziato con il motto “Pellegrini di speranza”. La strada che il Papa prospetta in questa domenica ci chiede di spalancare “finestre luminose di vicinanza a chi soffre, di perdono, di compassione, di riconciliazione”. Ecco i passi che dobbiamo fare “per rendere il cammino più chiaro, sicuro e possibile per tutti”; per essere “messaggeri di speranza con semplici ma concreti ‘sì’ alla vita, con scelte che portano vita”.

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