Una ‘Carovana solidale’ a Gaza
La testimonianza delle Acli che hanno raggiunto – insieme ad altre associazioni – il valico di Rafah

“La cosa più inquietante è stato sentire il rumore delle bombe. Prima nella notte, in un ex hotel in disuso a pochi km dal confine, con le vibrazioni dei vetri in camera. Poi mentre eravamo al valico: si sentivano questi tonfi, che mi porterò a lungo dentro”: è la testimonianza di Italo Sandrini, vicepresidente nazionale delle Acli, appena rientrato dalla ‘Carovana solidale’ che ha raggiunto il valico di Rafah per chiedere giustizia per Gaza. Promossa da Aoi (con Acli, Ipsia, Un ponte per, Arcs, Ciss, Oxfam Italia, Acs, Cric, EducAid, Vento di Terra), Arci, Assopace Palestina, parlamentari dell’intergruppo per la pace tra Palestina e Israele, eurodeputati, parlamentari e docenti universitari, l’iniziativa ha voluto rompere il muro dell’indifferenza davanti alla catastrofe umanitaria in corso nella Striscia, dove le bombe continuano a cadere su civili, ospedali e scuole. “Torniamo indietro con l’intenzione di far sentire ancora più forte la nostra voce”, ha detto Sandrini, denunciando l’impotenza vissuta davanti a un cancello chiuso e a un popolo sotto assedio. Bloccati al confine, i partecipanti hanno dato vita a un flash mob chiedendo il cessate il fuoco immediato, la fine delle operazioni militari e la condanna della complicità dei governi internazionali.
“C’è una crisi umanitaria, ma anche una crisi dell’umanità. Una crisi dell’Occidente”, ha affermato Marco Calvetto, presidente di Ipsia Acli, parlando del silenzio colpevole che circonda Gaza.
Le Acli ribadiscono il loro impegno per la pace, i diritti e la dignità umana: “Perché nessuno possa dire di non sapere”.
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