Mariangela Tarì, cavaliere della Repubblica: dal dolore la sua ‘potenza creatrice’

29 Nov 2021

di Marina Luzzi

Mamma di due bambini fragili, la signora Tarì aveva descritto la sua storia in un libro edito da Mondadori: “Il precipizio dell’amore”

Una sorpresa e un riconoscimento ad un’intera categoria che manda avanti il Paese con la forza dell’amore. Mariangela Tarì, 47 anni, mamma di Sofia, bambina con disabilità e di Bruno, un bambino di 5 anni, colpito da un tumore al cervello, da qualche giorno è Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. La sua storia è arrivata già da qualche tempo alla ribalta nazionale grazie ad un libro di cui è autrice per Mondadori: “Il precipizio dell’amore”. Un racconto della sua vita, alle prese tutto il giorno con due bambini fragili da cui però attinge tanta forza, perché, come sostiene Mariangela “anche da un grande dolore può venire fuori una potenza creatrice”. «La prima cosa che mi viene in mente se penso a questo riconoscimento è incredulità. Io l’ho saputo un attimo prima di tutti gli altri. Mi hanno telefonato dalla segreteria di Mattarella – ci racconta – ed io per tre volte ho ripetuto: “ma è uno scherzo?”. No, no mi hanno risposto, il presidente della Repubblica Mattarella è molto attento a queste questioni, quindi ha scelto lei. È un riconoscimento bellissimo e importante perché riguarda non me ma una categoria di persone che io rappresento, i caregiver familiari. È bello sentire che sei sulla strada giusta, che stai percorrendo un sentiero che ti porterà da qualche parte. Certe volte ci si domanda: “starò facendo bene? È giusto quello che dico, che scrivo?”. Questa è una risposta, è il mondo che mi dice che sì, bisogna andare avanti lungo questa strada». Mariangela porta avanti l’associazione “La casa di Sofia”, che si occupa di promuovere la terapia ricreativa come strumento di miglioramento della qualità della vita dei bambini gravemente ammalati e dei loro genitori.«Per costruire il dopo di noi, bisogna partire dal durante noi. Non puoi svegliarti un giorno e renderti conto che hai 80 anni e tuo figlio non sai dove sistemarlo. Io ho sempre paura della vecchiaia – ci confessa – perché chi si occupa h24 di una persona con qualsiasi tipo di disabilità ha difficoltà a pensare di lasciarla in altre mani, perché è un atto della cura che tu fai e impari sul campo. Nessuno te lo spiega. E l’idea di lasciare un figlio a chi non ha la stessa compassione, lo stesso amore, la stessa cura, ti fa paura. Noi siamo trasversali a tutto e quello che non funziona per gli altri figuriamoci se funziona per i fragili. E quindi per questo bisogna partire da oggi, cercando di capire cosa manca in questa società, perché dobbiamo costruire noi e non lo fanno le istituzioni, perché manca tutto un pezzo. E poi ci occupiamo di restituire ai bambini, ai ragazzi, quello che manca che è lo stare insieme agli altri, lo sport, il gioco». A questo proposito uno degli ultimi progetti in cui l’associazione è impegnata è quello di una scuola calcio inclusiva, dove tutti i bambini, a prescindere dalla loro difficoltà, possano sentirsi alla pari, giocando.«L’idea nasce da un’esigenza personale perché mio figlio, finite le terapie con la chemio e la radio, era un bambino molto provato e debole, voleva giocare a calcio ma nessuno lo prendeva perché le scuole calcio non accettano bambini con disabilità o problemi, dato che servirebbe una persona dedicata per ognuno e non possono fare le partite. E quindi Bruno, mio figlio, piangeva e non gli riuscivo a spiegare il perché non potesse giocare e così abbiamo scoperto a Verona, dove vivo da dieci anni proprio come scelta necessaria per le cure dei miei bimbi, la scuola Insuperabili, una vera e propria scuola calcio, in cui si usa il pallone per riabilitare i bambini. Invece di andare in centri riabilitativi dove ti senti  diverso, isolato dal mondo, loro usano il calcio e lo usano con professionisti che si sono formati apposta. È un’idea che coinvolge la nazionale di calcio, pensata da Giorgio Chiellini. È un progetto enorme che ha un costo importante per essere esportato a Taranto. La formazione la stiamo pagando noi di Casa di Sofia». Poi l’appello di Mariangela. «Se siete fisioterapisti, educatori, insegnanti di sostegno, persone che amano il calcio, iscrivetevi. La formazione sta iniziando in questi giorni e poi dopo partirà la scuola calcio. A dicembre ci sono 4 giorni di Open day e servono tantissimi volontari perché ogni bambino avrà bisogno di almeno due persone accanto per svolgere l’attività sportiva».Trovate più informazioni su

, oppure sulla pagina Facebook La  casa di Sofia.

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