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I dati demografici Istat 2021: segnali incoraggianti, ma non è ancora ripartenza

Vaticano, 14 giugno 2020: Angelus di Papa Francesco in piazza San Pietro - foto SIR/Marco Calvarese
22 Mar 2022

di Andrea Casavecchia

Da quando la pandemia causata dal Covid è entrato nelle nostre vite, molto è cambiato. Negli ultimi due anni siamo entrati in stand by. Viaggi ridotti all’essenziale, gli incontri rarefatti, anche i ritmi degli impegni lavorativi o scolastici sono cambiati tra didattiche a distanza e lavori nelle case, ma soprattutto progetti rimandati: essere bloccati nelle decisioni di trasferirsi, rimandare la data di un matrimonio, procrastinare la decisione di diventare genitori. Ci sono stati periodi più rallentati e altri periodi che sono sembrati più tranquilli e sicuramente le vaccinazioni hanno portato una maggiore tranquillità.

Ma quali sono stati gli effetti dell’ingresso in questo periodo di sospensione e in quali condizioni ci troviamo ora?

I dati demografici ci possono aiutare a rispondere alla domanda, perché, alla fin fine, possono essere letti anche come un indicatore della vitalità sociale.

Secondo i dati Istat sulla dinamica demografica del 2021, ci sarebbero segnali incoraggiati anche se parlare di una vera e propria ripartenza non sembra ancora non è opportuno. La contrazione della popolazione è stata importante. Negli ultimi due anni siamo scesi sotto i 59 milioni di residenti. A causa della pandemia ci sono 616mila persone in meno e il calo è da attribuire soprattutto al saldo naturale (la differenza tra nascite e decessi).

Nel 2021 è stato registrato il nuovo record minimo di nascite nel paese: sotto la soglia dei 400mila, per la precisione 399mila 431 nuovi nati, una diminuzione dell’1,3% rispetto al 2020 e del 31% confrontato al 2008 (l’ultimo anno in cui il numero dei nati era cresciuto rispetto al precedente). Tuttavia si intercetta un segnale di speranza. A novembre e dicembre si è assistito a un’inversione di tendenza, rispetto ai due mesi dell’anno prima: le nascite sono cresciute rispettivamente del 6,8% e del 13,5%. I demografi dell’Istat affermano che sono soprattutto le donne over 35 a essere diventate mamme, mentre le più giovani hanno continuato a rimandare.

Altri due segnali sembrano indicarci l’uscita dallo stand by: da una parte la ripresa della mobilità dall’altra parte il raddoppio del numero dei matrimoni rispetto all’anno precedente. Sono aumentati sia i movimenti tra i comuni italiani (+5,9%) sia i movimenti con l’estero (l’immigrazione è cresciuta del 79% anche se nel 2020 era stata quasi azzerata dai lockdown. La ripresa della circolazione è un segnale importante, perché ci annuncia indirettamente della vitalità del mercato del lavoro. Inoltre gli italiani sono tornati a sposarsi, a formare nuovi nuclei familiari. Certo la ripresa è lenta, perché sebbene le nuove nozze, secondo dati provvisori, siano più del doppio rispetto a quelle celebrate nel 2020, sono ancora inferiori al numero dei matrimoni del 2019.

Dopo lo stand by forse i motori si stanno riavviando, certo l’Italia non correva prima della pandemia. La speranza è che dopo un periodo di sospensione possa venire un nuovo tempo di rilancio.

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