Città

Fondi ex Ilva: ecco come vengono spesi

16 Gen 2023

di Marina Luzzi

Negli scorsi giorni si sono rincorse le polemiche legate all’utilizzo dei fondi previsti dal “Piano di rigenerazione sociale, sviluppo economico ed inclusione per l’area di crisi di Taranto” (in cui rientrano anche Crispiano, Massafra, Montemesola e Statte). È stato messo in dubbio l’utilizzo di parte di questi fondi per attività culturali e ricreative (che il piano prevede e messi a bando, ndr). Ad esprimersi criticamente erano stati alcuni consiglieri comunali di opposizione. Questa mattina la conferenza stampa a Palazzo di Provincia, in cui è stata fornita nel dettaglio la ripartizione delle risorse, che ha previsto dei 30 milioni di euro complessivi stanziati dal governo e gestiti da Ilva in Amministrazione straordinaria, come risarcimento per i danni causati dal siderurgico, che 20,5 milioni di euro vadano a Taranto, 4 milioni a Massafra, 2,5 milioni a Statte, 2,1 milioni di euro a Crispiano e 900mila a Montemesola. Le schede progettuali che riguardano Taranto sono 12 e spaziano dall’ assistenza ai minori ai progetti con l’università, dagli alloggi sociali di emergenza ai market della solidarietà, al finanziamento di startup di ragazzi, fino a laboratori formativi, tra cui uno di pasticceria nel carcere di Taranto e a sovvenzionamenti a cultura e sport, con la realizzazione di campi sportivi. Si passa dal bonus libri, al recupero di alcuni immobili a scopo sociale, alle attività di sostegno e supporto alla socializzazione degli anziani e dei minori. C’è tempo fino a dicembre 2024 per completare i progetti.  «In questi mesi – ha commentato il sindaco e presidente della Provincia Rinaldo Melucci –  sono state realizzate schede per progetti che cercano di dare sollievo e fragili, disabili, anziani. C’è un progetto molto bello di pasticceria sociale nel carcere. Ci sono interventi che riguardano anche i giovani, l’Università, le imprese che sono uscite con grande fatica dal Covid19. Siamo molto contenti del lavoro che è stato svolto». «La legge era chiara, con obiettivi specifici. Noi ci siamo attenuti alla legge (d.l. 191 del 2015, ndr). Il problema – ha spiegato uno dei commissari di Ilva in As, Francesco Ardito – era capire di cosa il territorio avesse bisogno e allora abbiamo ascoltato la Asl, il carcere, la prefettura, il Tribunale, anche il Tribunale per minori e l’arcivescovo della diocesi di Taranto, mons. Filippo Santoro. Dopo aver compreso i fabbisogni, abbiamo risposto con progetti che abbiamo chiamato strutturali, differenziandoli dai servizi, e che ritengo essere molto belli. Non era un nostro compito diretto e ricordo che il ministro ci ringraziò per il lavoro svolto». Circa le polemiche sugli eventi culturali e ludici finanziati con questi fondi è intervenuto il vice sindaco Fabrizio Manzulli. «Le imprese culturali, così come le altre attività, hanno subito una forte contrazione a causa del Covid19 e della crisi energetica ed economica e anche loro avevano bisogno di ripartire non con piccoli aiuti a fondo perduto ma con un incentivo che potesse permettere di ripartire, come peraltro già stanno facendo in autonomia. Questo sostegno ha creato un sistema di sviluppo favorevole a tutto l’indotto. Hanno lavorato tecnici e artisti di Taranto e ne è nata una ricaduta importante sulle attività commerciali. Il resto sono polemiche sterili. Il cambiamento è evidente a tutti. Il percorso da fare è lungo ma prima di parlare bisognerebbe informarsi sull’albo pretorio dei Ministeri, dei Comuni o sui regolamenti, che sono pubblici».

 

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