Il pianeta non nasconde nulla di sé: si sa che in alcune aree è frequente che le placche si muovano e a volte si scontrino. Non si sa però quando. Per questo anche i più sofisticati strumenti che l’uomo ha finora inventato non hanno potuto fare molto. Anche il terremoto fra Turchia e Siria, costato la vita a oltre 7mila persone, non era stato annunciato dai sismografi ma messo in conto. L’area è considerata calda dagli esperti per l’alta pericolosità. Ma non è l’unica, anzi, ce ne sono altre vicine considerate più a rischio. “Ci sono – ci spiega  Claudio Chiarabba, direttore dipartimento terremoti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) – altre aree nel Mediterraneo orientale che hanno questa attenzione perché ci sono stati eventi nel passato. A livello di pericolosità del lungo termine, siamo su valori confrontabili ma ci sono zone che ricevono più attenzione perché sono più abitate”.

Direttore, il sisma fra Turchia e Siria è avvenuto in un punto caldissimo dal punto di vista sismico?
È un punto molto caldo, non il più caldo della zona, ma comunque ad alta pericolosità.

Ci sono altri punti di scontro fra placche simili nell’area mediterranea?
Ci sono altre aree nel Mediterraneo orientale che hanno questa attenzione perché ci sono stati eventi nel passato. A livello di pericolosità del lungo termine, siamo su valori confrontabili ma ci sono zone che ricevono più attenzione perché sono più abitate.

C’è chi dice che fosse atteso un “big one” nell’area.
È impossibile avere informazioni sull’imminenza puntuale. È come dire che per alcune zone ce lo aspettiamo: può avvenire ora o fra vent’anni, che per i tempi geologici della faglia sono la stessa cosa.

Sono state registrate ripercussioni in altre aree?
La strumentazione ha registrato l’evento in tutto il mondo.  Alcune onde fanno il giro della Terra più volte.

Lo sciame sismico durerà giorni?
Dopo un evento così grande è possibile prevedere una serie di repliche, una perturbazione nel tempo e nello spazio abbastanza prolungata. Dopo un evento di magnitudo così forte anche le scosse di assestamento sono forti per cui possono anche aumentare il danno stesso.

Per l’Italia è rientrato il rischio tsunami. Potremmo avere altri effetti?
No, la propagazione delle onde è avvenuta. Quello che può accadere è in funzione delle repliche e eventuali eventi di simile magnitudine se venissero in qualche modo innescati.

I dati satellitari che secondo il presidente dell’Ingv, Carlo Doglioni, dovrebbero darci un quadro più chiaro perché sono così importanti?
Le informazioni sulla cinematica del terremoto, cioè su quello che è avvenuto durante la propagazione dell’evento, le possiamo avere da una serie di dati sismologici e geodetici. Le informazioni satellitari arricchiscono molto perché ci fanno vedere l’intera deformazione continua di tutta l’area, l’indicazione sul tipo di meccanismo e sulla sorgente del terremoto.

Solo nel 2022 secondo l’Istituto in Italia ci sono state 16mila scosse.
Questo dato è relazionato ai terremoti da una certa magnitudine in su, cioè quelli che siamo in grado di registrare. I terremoti in funzione della magnitudine possono essere registrati e localizzati. Per andare a localizzare gli eventi più piccoli, abbiamo bisogno di strumenti più sofisticati. Se mi spingo a misurare quelli a magnitudine zero, il risultato sarà cento volte quelli a magnitudine due.