Docu-fiction

Nicola Conversa sul film dei Pooh: “Un successo che è una sbornia di felicità”

17 Feb 2023

di Marina Luzzi

C’era anche Taranto giovedì sera, davanti alla tv per fare il tifo per uno dei suoi “ragazzi”, Nicola Conversa regista tarantino classe 1989. Su Raiuno, in prima visione, è andato in onda «Pooh – Un attimo ancora», una docu-fiction sulla storia del gruppo, di cui Conversa ha curato la regia. Opera prima per lui con un lungometraggio. Ed è stato un successo d’ascolti, con 2milioni e mezzo di persone che lo hanno visto, ma anche di critica. Tanti apprezzamenti da veterani della tv e giornalisti, per un lavoro che lui in un post aveva raccontato così, solo pochi giorni prima.

«La loro in un certo senso è una storia d’amore, quindi dovevo raccontare una storia d’amore. Ho deciso di unire due generi: mentre nel documentario raccontavo la loro storia, nella fiction dovevo raccontare di Greta alla ricerca dell’amore perduto di Augusto ed Olivia, che si sono innamorati ad un concerto dei Pooh».

Nicola Conversa lo abbiamo conosciuto con i Nirkiop, quando ai tempi della scuola, insieme ad altri amici tarantini appassionati di teatro, raccontava le avventure di tutti i giorni di un gruppo di adolescenti, girando in semplicità proprio nella nostra città, tra scuola e piazzette. Un fenomeno ricalcato poi dai The Jackal. In seguito i lavori da solista, su temi importanti come ad esempio l’adescamento online degli adolescenti, con il cortometraggio “La bambola di pezza”, dello scorso anno.  «La casa di produzione con cui sono andato al festival di Venezia- ci ha raccontato – essendo contenta di come avevo lavorato, mi ha dato la possibilità di presentare alla Rai un soggetto sui Pooh. Io l’ho mandato credendo di non vincerlo. Peraltro – racconta – sono il gruppo che ha segnato la storia d’amore dei miei genitori, il primo ballo al matrimonio, insomma c’era un legame anche affettivo. E così ho scoperto che sono una band con dei testi degli anni ’70, attuali anche adesso. Penso a Pierre, sull’omosessualità, ad esempio. Alla Rai è piaciuto. Loro volevano creare un prodotto crossmediale, perché i giovani si avvicinassero alla musica dei Pooh. La storia è metanarrazione con una ventenne che fa loro domande come se non li conoscesse. Vengono fuori delle chicche incredibili perché si raccontano tanto. Ad esempio si scopre che sono quelli che hanno inventato la macchina del fumo o i raggi laser sul palco».

Ieri, a poche ore dalla messa in onda, il commento di Nicola Conversa, che a ND ha detto:

«Sono in una sbornia di felicità da stamattina perché il risultato è sorprendente e abbiamo fatto uno share da fiction, pur essendo un documentario e il feedback è stato clamoroso, per essere un esperimento. È piaciuto sia ai fan dei Pooh che a chi non li conosceva. Siamo riusciti ad unire generazioni diverse e ho ricevuto tanti bei messaggi, anche di critici cinematografici e non me lo aspettavo. Non posso dire altro che ho paura che mi suoni la sveglia e che sia tutto un bel sogno».

È ancora possibile recuperare il film sui Pooh se ve lo siete persi. Basta andare a cercarlo su Raiplay.

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