Primoz Roglic re del Giro d’Italia: la vittoria dell’agilità

Il primo a sdoganare la pedalata agile è stato Lance Armstrong. Non che possa considerarsi un modello positivo, l’americano, il quale grazie alla lunga mano del doping vinse sette volte consecutive il Tour de France; ma sul piano tecnico, ci sono evidenze scientifiche sull’economia dell’agilità. Che in una grande corsa a tappe di 3 settimane permette in qualche modo di salvare la gamba. Così Primoz Roglic si è aggiudicato la 106esima edizione del Giro d’Italia. Lo abbiamo visto sempre pedalare più agile di Geraint Thomas, il suo diretto avversario, al quale ha strappato la maglia rosa al termine della penultima tappa; e nella stessa cronoscalata Tarvisio-Monte Lussari, dove ha pedalato con il monocorona, è stato capace di superare anche l’imprevisto capitatogli. Quando il salto di catena avrebbe potuto fargli perdere la concentrazione necessaria. L’agilità fisica e mentale lo hanno portato a regalarsi la gioia massima nel confronto con i più giovani avversari – lui a ottobre compirà 34 anni.
Il Giro degli italiani
Le soddisfazioni dagli azzurri sono arrivate. In particolare da Jonathan Milan, una felice scoperta, vincitore della seconda tappa; da Davide Bais, Alberto Dainese e Filippo Zana. Mentre il miglior italiano in classifica generale è stato Damiano Caruso. Il suo quarto posto vale quanto il gradino più basso del podio (oltre non poteva andare). Poca roba rispetto a quanto si potesse desiderare: si è fatta sentire la mancanza di Vincenzo Nibali. Ovvero di un corridore italiano capace di vincere e di entusiasmare puntando al primato. Non giudicabile il Giro d’Italia di Domenico Pozzovivo, che prima della decima tappa ha lasciato la carovana: anche lui, come Remco Evenepoel, si è ritirato a causa della positività al Covid.
Ciclismo su strada o mountain bike?
Gli elementi di polemica non sono mancati. Il primo attiene proprio al caso Covid: nei giorni in cui il virus è stato fortemente ridimensionato, al punto da non essere più considerata un’emergenza mondiale, alcuni corridori se ne lasciano condizionare e preferiscono tornare a casa. Al netto delle polemiche che hanno puntato il dito contro Evenepoel, in particolare, c’è da considerare gli sforzi intensi e prolungati profusi dai ciclisti in una grande corsa tappe di tre settimane: la loro salute va tutelata. Altra discussione ha riguardato proprio la tappa regina del Giro d’Italia. Perché ai puristi del ciclismo su strada la cronoscalata è sembrata una prova di mountain bike. Con tanto di cambio bici a metà percorso, per affrontare al meglio le impennate finali.
Primoz Roglic e le novità: le prime volte al Giro d’Italia
Nessuno sloveno si era mai aggiudicato la corsa rosa. Per la prima volta ci è riuscito il corridore della Jumbo-Visma Primoz Roglic, che al Giro d’Italia aveva preso parte aggiudicandosi quattro tappe. Mai un Presidente della Repubblica Italiana aveva mai incoronato il vincitore della grande corsa a tappe. Il primo è stato Sergio Mattarella, presente alla cerimonia di ieri andata in scena nella capitale. Il Presidente si è goduto anche l’ultima tappa: una cartolina sulle bellezze di Roma. Ad aggiudicarsi la gara è stato Mark Cavendish. Una grande soddisfazione per il 38enne britannico, che a fine stagione si ritirerà.
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