Arte

Un “Omaggio a Emanuele De Giorgio” per iniziativa della Società di storia patria per la Puglia

04 Giu 2023

Dopo l’”Omaggio a Nicola Carrino”, la Società di storia patria per la Puglia, sezione di Taranto, martedì 6 giugno alle ore 17, nella biblioteca “Pietro Acclavio”, renderà “Omaggio” all’artista Emanuele De Giorgio. Parteciperanno all’evento Pierluigi Pignatelli, responsabile della civica biblioteca, Giovangualberto Carducci, presidente della Società di storia patria per la Puglia, sezione di Taranto, mentre relazioneranno il giornalista e critico d’arte Silvano Trevisani, l’avvocato Carlo Petrone e il professor Antonio Basile.

Uomo molto schivo e attento alle cose dell’arte, Emanuele De Giorgio, era un ottimo artista e incisore di abilità sorprendente. “Il mondo di De Giorgio, scrive Domenico Purificato, è fatto di realtà e di umanità che egli ha descritto in modo semplice e piano ed è evidente che ha dipinto come lo sentiva, comunicando agli altri l’impegno morale e la sua onestà. Egli non ha mai giocato con certe immagini dell’originale, di cui è pervasa l’arte contemporanea. Al contrario, egli è stato un artista che, nello scarno catalogo contemporaneo, occupa un posto di rilievo”.

L’opera di Emanuele De Giorgio, costituisce, nel panorama della pittura pugliese, un riferimento certo, essendo egli uno dei pochi artisti pieni di consapevolezza e che sanno procedere lungo il viaggio artistico senza agitarsi, proprio perché in possesso di una larga capacità di partecipazione morale, per non alludere al rigore che abitualmente presiede al suo lavoro, dovuto alla fervida e autentica coscienza artistica.

Emanuele De Giorgio nasce a Grottaglie il 16 marzo 1916, primogenito di Gioacchino e Pasqualina Peluso. La passione per l’arte l’apprese nella bottega di Vitantonio Peluso, figlio d’arte e maestro figulino specializzato, come il padre Angelo nell’arte presepiara. In seguito, frequenta con profitto i corsi della Scuola d’Arte. Per meriti scolastici, nel 1931, Emanuele De Giorgio, vinse il concorso, per una borsa di studio, per il primo corso della “Scuola del libro” di Urbino (Istituto di Belle Arti), dove fu allievo dei maggiori incisori italiani: Luigi ServoliniFrancesco Carnevali e Leonardo Castellani. Le altre borse di studio, furono assegnate a Salvatore Fiume e a Arnaldo Ciarrocchi. Completati gli studi e assolti gli obblighi militari nel 1938, De Giorgio, fa ritorno a Grottaglie e intraprende la carriera di docente di discipline artistiche nella scuola secondaria, prima a Grottaglie e poi a Taranto. Nel 1946 insieme al cugino Angelo Peluso e ad altri valenti artisti espone nelle sale del Museo Archeologico di Taranto. In seguito, figura tra i pochi artisti locali invitati dal “Circolo di Cultura”, a partecipare alla prima e alla seconda edizione del “Premio Taranto” (1951, 1952). Espone al “Maggio di Bari” nell’edizione del 1952 e nelle edizioni del 1955, del 1957 e del 1961. Considerando bene quello che è stato l’ambiente artistico-culturale pugliese dell’epoca, nel migliore dei casi un ambiente ossequiente ai “richiami all’ordine”, è meritevole, secondo Franco Sossi, “il fatto che De Giorgio, già sin da allora, mostrava un particolare impegno, una ricerca personale tendente ad esprimere un proprio mondo. Lo dimostra la prova che alle edizioni del “Premio Taranto”, la sua pittura aveva già un regime nuovo sia per sintesi coloristica che compositiva” Gli anni trascorsi a Urbino, scrive Silvano Trevisani, gli avevano aperto la mente a nuovi orizzonti culturali, l’esperienza del Premio Taranto lo persuase che bisognava combattere una battaglia d’avanguardia. E così quegli artisti che gli erano stati maestri nella sua Grottaglie diventavano il passato da superare, mentre proprio alcuni loro emuli e allievi erano coloro che avevano imbrattato i muri della città inneggiando al passato.

Emanuele De Giorgio un punto di riferimento non solo, per tutti i giovani artisti che operano a Taranto e dintorni, che si discostano dalla tradizione decorativa per sperimentare nuovi percorsi.

In un ambito socio economico che iniziava a nutrire malumori nei confronti dell’Italsider, grazie anche all’azione di rottura di non pochi artisti impegnati, quali Vittorio Del Piano, Michele Perfetti, Alfredo Giusto in particolare, Emanuele De Giorgio fu tra i primi a denunciare nella prima metà degli anni Settanta, le morti bianche che avvenivano all’interno dello stabilimento Siderurgico.

Tra le mostre antologiche organizzate in suo onore, significativa è quella promossa dal Circolo Italsider nel 1981. In quella circostanza furono esposte ben 500 opere. Per l’occasione il testo critico in catalogo, fu redatto dall’artista Remo Brindisi, il quale con il solito piglio mette ben in risalto la poetica dell’artista grottagliese. In proposito, egli scrive: “De Giorgio, ha riscattato l’autenticità e la realtà significante della sua terra esaltando i valori plastici ed estetici della cultura moderna ed europea, cioè della fonte dell’immagine non più vera e presente nella nostra mente perché viva, perché antica, perché ci ha accompagnato vividamente negli anni della prima infanzia, escono i cavamonti ad immagine di folla, di cavetempio forme barocche, di linee e di punti, di punti e di linee, immerse nel grande giuoco, immaginifico, infondato, inaudito del sogno dell’uomo delle Murge”.

Emanuele De Giorgio si è spento nella sua casa di via Viola il 19 agosto del 1983. Lo scrittore e poeta tarantino, Nerio Tebano, appresa la notizia della scomparsa di Emanuele De Giorgio, dall’artista Giulio De Mitri, così lo ricorda in una nota pubblicata su Puglia: … Emanuele De Giorgio, l’ultimo epigono romantico della linea pugliese della pittura dopo i fratelli Francesco e Raffaele Spizzico, Vito Stifano, il primo Vitantonio Russo, Francesco De Robertis (…) Certo è che con lui scompare il cantore per immagini degli ulivi e delle gravine, dei muri di tufo dei paesi in bilico su colline di argilla nella plastica saldezza della materia e nella spiegata solarità dei paesaggi (…) A Taranto è difficile consacrare valori autentici, ma per sua fortuna Emanuele De Giorgio era considerato un Maestro (…) Caro, indimenticabile De Giorgio, semplice e schivo, te ne sei andato in punta di piedi per non dare fastidio a nessuno (…) Sei stato coerente e fedele a te stesso anche nella morte. Sei voluto uscire dalla scena della vita senza clamore. Ma noi ti ricorderemo lo stesso… .

In quello stesso anno, l’Amministrazione Provinciale E.P. T. di Taranto, gli organizzò una mostra antologica in cui furono esposte circa 130 opere. Infine, nel 1996, la Provincia di Taranto volle rendere omaggio all’artista, con una grande retrospettiva che si tenne nel Castello Aragonese di Taranto, curata da Silvano Trevisani, dal titolo: Oltre il margine, con Emanuele De Giorgio, pittore e grafico nell’esperienza figurativa del Novecento”.

Tra le mostre antologiche organizzate in suo onore, di rilievo è quella realizzata dal Comune di Grottaglie, Pittori del XX secolo: La scuola di Grottaglie, che si tenne a Palazzo De Felice dal 21 dicembre 2008, al 15 marzo 2009, che faceva seguito ad un’altra antologica organizzata l’anno precedente da Silvano Trevisani a Palazzo Pantaleo.

La mostra grottagliese, fu curata da Daniela De Vincentis, In catalogo figuravano, oltre ai testi istituzionali, quelli dello storico dell’arte Massimo Guastella, di Enrico Greco ( Emanuele De Giorgio. La fortuna critica), di Giovangualberto Carducci, di Daniela De Vincentis e le testimonianze di Marcello De Giorgio, di Ciro De Roma, di Arcangelo Fornaro, di Cosimo Manigrasso, di Anna Paola Petrone Albanese, di Rosa Russo Doria. Significativi i saggi di Daniela De Vincentis (Emanuele De Giorgio: l’interprete delle fatiche umane) e di Massimo Guastella (Emanuele De Giorgio. Itinerario artistico dal 1933 al 1982), il quale, con il solito acume critico, evidenzia il “doppio binario del mezzo espressivo sapientemente utilizzato dall’artista grottagliese. Questo carattere d’incisore e pittore accompagna costantemente il percorso artistico di De Giorgio: instancabile operatore culturale”. Puntuale ed esaustivo infine, il saggio di Giovangualberto Carducci (“Come una Tartaruga”. Profilo biografico di Emanuele De Giorgio 1916-1983).

Proprio Giovangualberto Carducci attento studioso della “Scuola di Grottaglie” e il direttivo della Società composto Mariolina Alfonsetti, Antonio Basile, Guglielmo Matichecchia e Paolo Solito, hanno fortemente voluto che si organizzasse questo “omaggio” tarantino a Emanuele De Giorgio, “un intellettuale a tutto tondo, a testimonianza dello sforzo sovraumano di chi aveva scelto di continuare a operare in periferia e, allo stesso tempo, di tentare di consentire alla periferia di svolgere un ruolo finalmente nel panorama artistico nazionale e internazionale”.

Tra le pubblicazioni dedicate a Emanuele De Giorgio, particolare attenzione merita Arte al Sud tra passato e presente. Emanuele De Giorgio si racconta, a cura di Silvano Trevisani.

a.basile

Dopo l’”Omaggio a Nicola Carrino”, la Società di storia patria per la Puglia, sezione di Taranto, martedì 6 giugno alle ore 17, nella biblioteca “Pietro Acclavio”, renderà “Omaggio” all’artista Emanuele De Giorgio. Parteciperanno all’evento Pierluigi Pignatelli, responsabile della civica biblioteca, Giovangualberto Carducci, presidente della Società di storia patria per la Puglia, sezione di Taranto, mentre relazioneranno il giornalista e critico d’arte Silvano Trevisani, l’avvocato Carlo Petrone e il professor Antonio Basile.

Uomo molto schivo e attento alle cose dell’arte, Emanuele De Giorgio, era un ottimo artista e incisore di abilità sorprendente. “Il mondo di De Giorgio, scrive Domenico Purificato, è fatto di realtà e di umanità che egli ha descritto in modo semplice e piano ed è evidente che ha dipinto come lo sentiva, comunicando agli altri l’impegno morale e la sua onestà. Egli non ha mai giocato con certe immagini dell’originale, di cui è pervasa l’arte contemporanea. Al contrario, egli è stato un artista che, nello scarno catalogo contemporaneo, occupa un posto di rilievo”.

L’opera di Emanuele De Giorgio, costituisce, nel panorama della pittura pugliese, un riferimento certo, essendo egli uno dei pochi artisti pieni di consapevolezza e che sanno procedere lungo il viaggio artistico senza agitarsi, proprio perché in possesso di una larga capacità di partecipazione morale, per non alludere al rigore che abitualmente presiede al suo lavoro, dovuto alla fervida e autentica coscienza artistica.

Emanuele De Giorgio nasce a Grottaglie il 16 marzo 1916, primogenito di Gioacchino e Pasqualina Peluso. La passione per l’arte l’apprese nella bottega di Vitantonio Peluso, figlio d’arte e maestro figulino specializzato, come il padre Angelo nell’arte presepiara. In seguito, frequenta con profitto i corsi della Scuola d’Arte. Per meriti scolastici, nel 1931, Emanuele De Giorgio, vinse il concorso, per una borsa di studio, per il primo corso della “Scuola del libro” di Urbino (Istituto di Belle Arti), dove fu allievo dei maggiori incisori italiani: Luigi ServoliniFrancesco Carnevali e Leonardo Castellani. Le altre borse di studio, furono assegnate a Salvatore Fiume e a Arnaldo Ciarrocchi. Completati gli studi e assolti gli obblighi militari nel 1938, De Giorgio, fa ritorno a Grottaglie e intraprende la carriera di docente di discipline artistiche nella scuola secondaria, prima a Grottaglie e poi a Taranto. Nel 1946 insieme al cugino Angelo Peluso e ad altri valenti artisti espone nelle sale del Museo Archeologico di Taranto. In seguito, figura tra i pochi artisti locali invitati dal “Circolo di Cultura”, a partecipare alla prima e alla seconda edizione del “Premio Taranto” (1951, 1952). Espone al “Maggio di Bari” nell’edizione del 1952 e nelle edizioni del 1955, del 1957 e del 1961. Considerando bene quello che è stato l’ambiente artistico-culturale pugliese dell’epoca, nel migliore dei casi un ambiente ossequiente ai “richiami all’ordine”, è meritevole, secondo Franco Sossi, “il fatto che De Giorgio, già sin da allora, mostrava un particolare impegno, una ricerca personale tendente ad esprimere un proprio mondo. Lo dimostra la prova che alle edizioni del “Premio Taranto”, la sua pittura aveva già un regime nuovo sia per sintesi coloristica che compositiva” Gli anni trascorsi a Urbino, scrive Silvano Trevisani, gli avevano aperto la mente a nuovi orizzonti culturali, l’esperienza del Premio Taranto lo persuase che bisognava combattere una battaglia d’avanguardia. E così quegli artisti che gli erano stati maestri nella sua Grottaglie diventavano il passato da superare, mentre proprio alcuni loro emuli e allievi erano coloro che avevano imbrattato i muri della città inneggiando al passato.

Emanuele De Giorgio un punto di riferimento non solo, per tutti i giovani artisti che operano a Taranto e dintorni, che si discostano dalla tradizione decorativa per sperimentare nuovi percorsi.

In un ambito socio economico che iniziava a nutrire malumori nei confronti dell’Italsider, grazie anche all’azione di rottura di non pochi artisti impegnati, quali Vittorio Del Piano, Michele Perfetti, Alfredo Giusto in particolare, Emanuele De Giorgio fu tra i primi a denunciare nella prima metà degli anni Settanta, le morti bianche che avvenivano all’interno dello stabilimento Siderurgico.

Tra le mostre antologiche organizzate in suo onore, significativa è quella promossa dal Circolo Italsider nel 1981. In quella circostanza furono esposte ben 500 opere. Per l’occasione il testo critico in catalogo, fu redatto dall’artista Remo Brindisi, il quale con il solito piglio mette ben in risalto la poetica dell’artista grottagliese. In proposito, egli scrive: “De Giorgio, ha riscattato l’autenticità e la realtà significante della sua terra esaltando i valori plastici ed estetici della cultura moderna ed europea, cioè della fonte dell’immagine non più vera e presente nella nostra mente perché viva, perché antica, perché ci ha accompagnato vividamente negli anni della prima infanzia, escono i cavamonti ad immagine di folla, di cavetempio forme barocche, di linee e di punti, di punti e di linee, immerse nel grande giuoco, immaginifico, infondato, inaudito del sogno dell’uomo delle Murge”.

Emanuele De Giorgio si è spento nella sua casa di via Viola il 19 agosto del 1983. Lo scrittore e poeta tarantino, Nerio Tebano, appresa la notizia della scomparsa di Emanuele De Giorgio, dall’artista Giulio De Mitri, così lo ricorda in una nota pubblicata su Puglia: … Emanuele De Giorgio, l’ultimo epigono romantico della linea pugliese della pittura dopo i fratelli Francesco e Raffaele Spizzico, Vito Stifano, il primo Vitantonio Russo, Francesco De Robertis (…) Certo è che con lui scompare il cantore per immagini degli ulivi e delle gravine, dei muri di tufo dei paesi in bilico su colline di argilla nella plastica saldezza della materia e nella spiegata solarità dei paesaggi (…) A Taranto è difficile consacrare valori autentici, ma per sua fortuna Emanuele De Giorgio era considerato un Maestro (…) Caro, indimenticabile De Giorgio, semplice e schivo, te ne sei andato in punta di piedi per non dare fastidio a nessuno (…) Sei stato coerente e fedele a te stesso anche nella morte. Sei voluto uscire dalla scena della vita senza clamore. Ma noi ti ricorderemo lo stesso… .

In quello stesso anno, l’Amministrazione Provinciale E.P. T. di Taranto, gli organizzò una mostra antologica in cui furono esposte circa 130 opere. Infine, nel 1996, la Provincia di Taranto volle rendere omaggio all’artista, con una grande retrospettiva che si tenne nel Castello Aragonese di Taranto, curata da Silvano Trevisani, dal titolo: Oltre il margine, con Emanuele De Giorgio, pittore e grafico nell’esperienza figurativa del Novecento”.

Tra le mostre antologiche organizzate in suo onore, di rilievo è quella realizzata dal Comune di Grottaglie, Pittori del XX secolo: La scuola di Grottaglie, che si tenne a Palazzo De Felice dal 21 dicembre 2008, al 15 marzo 2009, che faceva seguito ad un’altra antologica organizzata l’anno precedente da Silvano Trevisani a Palazzo Pantaleo.

La mostra grottagliese, fu curata da Daniela De Vincentis, In catalogo figuravano, oltre ai testi istituzionali, quelli dello storico dell’arte Massimo Guastella, di Enrico Greco ( Emanuele De Giorgio. La fortuna critica), di Giovangualberto Carducci, di Daniela De Vincentis e le testimonianze di Marcello De Giorgio, di Ciro De Roma, di Arcangelo Fornaro, di Cosimo Manigrasso, di Anna Paola Petrone Albanese, di Rosa Russo Doria. Significativi i saggi di Daniela De Vincentis (Emanuele De Giorgio: l’interprete delle fatiche umane) e di Massimo Guastella (Emanuele De Giorgio. Itinerario artistico dal 1933 al 1982), il quale, con il solito acume critico, evidenzia il “doppio binario del mezzo espressivo sapientemente utilizzato dall’artista grottagliese. Questo carattere d’incisore e pittore accompagna costantemente il percorso artistico di De Giorgio: instancabile operatore culturale”. Puntuale ed esaustivo infine, il saggio di Giovangualberto Carducci (“Come una Tartaruga”. Profilo biografico di Emanuele De Giorgio 1916-1983).

Proprio Giovangualberto Carducci attento studioso della “Scuola di Grottaglie” e il direttivo della Società composto Mariolina Alfonsetti, Antonio Basile, Guglielmo Matichecchia e Paolo Solito, hanno fortemente voluto che si organizzasse questo “omaggio” tarantino a Emanuele De Giorgio, “un intellettuale a tutto tondo, a testimonianza dello sforzo sovraumano di chi aveva scelto di continuare a operare in periferia e, allo stesso tempo, di tentare di consentire alla periferia di svolgere un ruolo finalmente nel panorama artistico nazionale e internazionale”.

Tra le pubblicazioni dedicate a Emanuele De Giorgio, particolare attenzione merita Arte al Sud tra passato e presente. Emanuele De Giorgio si racconta, a cura di Silvano Trevisani.

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