Gaza sotto assedio

Dall’assedio della Natività a quello di Betlemme: la testimonianza di suor Faisa Ayad

foto Ansa/Sir
24 Ott 2023

“A Betlemme la situazione si fa ogni giorno più critica e tesa. La città è ‘sigillata’, nessun palestinese può entrare o uscire perché Israele ha chiuso ogni varco con blocchi di cemento. Solo un check point risultava aperto ma esclusivamente per i cittadini stranieri. Stiamo praticamente vivendo sotto assedio”. Suor Faisa Ayad, delle francescane minime del Sacro Cuore, da oltre 20 anni a Betlemme, sa bene cosa significhi vivere sotto assedio perché, ricorda, “ero dentro la Natività quando, il 2 aprile del 2002, dentro la chiesa penetrarono oltre 240 miliziani palestinesi armati (appartenenti a Brigate al-Aqsa, Jihad islamica e Hamas, ndr.) per sfuggire alla cattura da parte dell’esercito di Israele (Idf)”. In piena Seconda Intifada (2000-2005), le più grandi città della Cisgiordania, Ramallah, Jenin, Tulkarem, Qalqilya, Nablus e Betlemme, erano state invase dall’esercito israeliano. Quest’ultimo il 29 marzo 2002 aveva lanciato l’operazione “Scudo di difesa” in risposta agli attentati dei terroristi palestinesi delle settimane precedenti.

foto Ansa/Sir

Un nuovo assedio. “Per circa 40 giorni (dal 2 aprile al 10 maggio 2002, ndr.) – dice la religiosa – abbiamo vissuto sotto assedio dentro la Natività, con i carri armati israeliani fuori nella piazza e i miliziani barricati nella chiesa. Con noi c’era il padre francescano Ibrahim Faltas, che conosco molto bene perché siamo entrambi di origine egiziana e abbiamo frequentato la stessa scuola”. Quaranta giorni vissuti da ‘occupati’ da dentro e ‘assediati’ da fuori: “Oggi, dopo più di 20 anni, provo lo stesso dolore e la stessa preoccupazione” alimentati anche dalle notizie di gravi scontri tra palestinesi e esercito israeliano che arrivano da città della Cisgiordania come Ramallah, Jenin, Tubas e Nablus. Nella stessa Betlemme l’esercito israeliano, secondo quanto riferito al Sir da fonti locali, negli ultimi giorni è entrato in città più volte per arrestare delle “persone sospette”. “Questa volta, però, – avverte suor Faisa – leggo nei volti delle persone una paura più grande”. L’eco del bombardamento di Gaza e delle città israeliane evacuate rimbalza fino a Betlemme. “Nella Striscia ogni giorno si consuma una tragedia senza fine con morti, uccisioni, feriti, vite violate. Le parti in lotta colpiscono anche ospedali, chiese, civili. Noi non possiamo fare altro che pregare per le vittime, tutte, per i feriti, per la fine delle ostilità, per la pace. Io e le mie due consorelle, una brasiliana, una dello Sri Lanka, preghiamo ogni giorno davanti all’Eucarestia con queste intenzioni dentro la Basilica chiusa. Spesso ci chiediamo dove sia Dio in tutto questo ma sappiamo che il Signore ascolta il nostro grido e che dobbiamo essere forti nella tribolazione. Ci ha ascoltato durante l’assedio della Natività, lo farà anche adesso”.

Negozi chiusi a Betlemme – foto sr. Faisa Ayad

Città deserta. Dal 7 ottobre Betlemme è una città deserta: “I pellegrini sono andati tutti via, gli alberghi hanno chiuso, i negozi sono vuoti e fanno fatica a rifornirsi di cibo e beni primari. Tutto è fermo, anche le scuole. L’economia è collassata, non c’è lavoro. La povertà è tornata a bussare alle porte della popolazione”.

“Peggio ora di quando c’era il Covid – sottolinea suor Faisa -. Cerchiamo di fare il possibile per dare una mano alle famiglie fornendo loro soprattutto cibo e medicine. Ci capita molto spesso ormai di accompagnare madri di famiglia nei mercati per acquistare cibo, latte, acqua, pane. Non hanno soldi e provvediamo noi per quel che possiamo. La nostra prima preoccupazione sono i bambini. Non sanno cosa è la guerra ma ne vivono le conseguenze sulla loro pelle. Tante famiglie sono a casa, padri rimasti senza lavoro, disabili, anziani soli che devono essere accuditi. Sono più di 20 anni che sono a Betlemme e conosco tante famiglie grazie alla mia lunga esperienza di insegnamento alla Terra Santa School”. Ma non ci sono solo famiglie da aiutare: “A Betlemme, subito dopo il 7 ottobre, si sono rifugiati sei giovani di Gaza che prima della guerra lavoravano a Gerusalemme come semplici operai in alcune ditte israeliane. Quando sono arrivati – rivela la suora – non avevano altro che una busta con pochi indumenti e qualche medicina per curarsi. Con la parrocchia abbiamo cercato di aiutarli e metterli in contatto con la municipalità perché abbiano quantomeno un tetto dove stare con dignità e sicurezza”.

Betlemme, interno vuoto della Natività – foto sr. Faisa Ayad

Il Golgota e la Resurrezione. Il rumore dei razzi e dei missili si sente anche sui cieli di Betlemme: “qualche giorno fa – ricorda suor Faisa – eravamo a pregare quando abbiamo sentito il sibilo di un missile che è caduto in un campo aperto a Beit Jala. La gente è rimasta impietrita dalla paura perché non sapeva cosa fare. Non sappiamo chi lo abbia lanciato ma la paura sale ogni giorno di più. Per quanto ci riguarda noi resteremo accanto alla nostra gente, questa è la nostra vocazione. Non ho paura della morte ma sento di dover stare in mezzo a loro, musulmani, cristiani, di ogni credo perché la persona umana e la sua dignità va rispettata a tutti i livelli. Pregando nella grotta della Natività, ormai vuota, ho chiesto a Gesù che la guerra finisca presto. So che ci farà questa grazia”.

“La Terra Santa – conclude – non può essere solo Golgota ma deve essere anche e soprattutto il sepolcro vuoto della Resurrezione. Per questo in momenti come l’attuale preghiamo il Triduo pasquale perché, dopo il Venerdì santo, viene sempre la Domenica di Resurrezione”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Leggi anche
Ecclesia

Sabato 15, Giornata nazionale della Colletta alimentare

“La povertà ha cause strutturali che devono essere affrontate e rimosse. Mentre ciò avviene, tutti siamo chiamati a creare nuovi segni di speranza che testimoniano la carità cristiana… Aiutare il povero è infatti questione di giustizia, prima che di carità”, si legge nel messaggio di papa Leone XIV per la nona Giornata mondiale dei poveri, […]

La Bottega di Betlemme al Corpus Domini

Domenica 16 e 30 novembre e 7 dicembre, dalle ore 9 alle 12, all’ingresso della parrocchia Corpus Domini, al quartiere Paolo VI sarà attiva la ‘Bottega di Betlemme’ (alla prima edizione) in cui alcuni stand esporranno creazioni artigianali fatte con il cuore, che sono perfette per i regali di Natale: ne dà notizia il parroco, […]

Al quartiere Paolo VI entra nel vivo la festa di San Giuseppe Moscati

Entrano nel vivo al quartiere Paolo VI i festeggiamenti sul tema ‘La speranza della pace’ in onore di San Giuseppe Moscati a cura della parrocchia a lui intitolata, che si svolgeranno fino a domenica 16 novembre. San Giuseppe Moscati, medico e laico, ha vissuto nell’amicizia con il Signore la sua vita, la sua professione e […]
Hic et Nunc

Test sul diabete alla Gesù Divin Lavoratore

‘Diabete, no grazie’ è l’iniziativa sanitaria che si terrà domenica 16 novembre alla chiesa di Gesù Divin Lavoratore, al quartiere Tamburi, a cura di Lions Club Taranto Poseidon distretto 108AB. La diagnosi precoce e prevenzione si baserà sulla misurazione glicemia (attraverso un test rapido capillare) con consulenza medica a cura della dott.ssa Eleonora Devangelio. Attivo […]

‘Profezie di pace’, mostra alla San Giuseppe Moscati

“Dentro questo mare di odio, di guerre, dolore e paura, serve essere capaci di vedere le realtà belle, di cercare le persone che spendono la propria vita per qualcosa di bello: sono i risorti di oggi che ti dicono che c’è ancora luce”. Prendendo spunto dalle parole del card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei […]

‘La bisaccia di Sant’Egidio’ per i poveri del quartiere Tramontone

Sabato 15 novembre la confraternita di Sant’Egidio attuerà la raccolta alimentare per i bisognosi del quartiere Tramontone al ‘Residence Pezzavilla’ dalle ore 9 alle 15. Questa la presentazione dell’iniziativa di solidarietà da parte del priore del sodalizio, Pino Lippo. Il nostro concittadino fra Egidio, canonizzato da Giovanni Paolo II nel giugno del ’96, per più […]
Media
16 Nov 2025