“L’Arengo”, rivista fondata da Paolo De Stefano, dedica un quaderno ai “nostri maestri”
Giunti al diciassettesimo numero, i Quaderni de “L’Arengo”, rivista del Centro studi di Italianistica di Taranto, operano una scelta tematica singolare. Abbandonando per una volta lo studio dei grandi autori storicizzati, si è scelto di offrire una possibilità soggettiva ai collaboratori che aderiscono al progetto, lasciando che siano loro a proporre e indicare i nomi da trattare. Il tema “I nostri maestri” lasciava l’assoluta discrezione agli estensori di indicare e trattare il profilo del personaggio che, nella propria vita, formazione e professione, ha avuto un’influenza decisiva.
Il tema dell’ultimo quaderno
La scelta, proposta ai collaboratori ancora una volta da Paolo De Stefano, che è il promotore principale della rivista, nata all’ombra del Liceo classico “Quinto Ennio”, di cui fu a lungo preside, ha aperto la strada a indicazioni personali e assolutamente libere. Che non si sono limitate ai grandi autori o letterati ma che hanno invaso altre discipline, come la medicina, la filosofia, la politica, l’archeologia, la matematica. Lasciati un momento da parte Pascoli, Manzoni, Carducci, Dante, Verga e tutti gli altri, tutti coloro, voglio dire, che nel corso degli anni sono stati al centro dai Quaderni che, con cadenza annuale, hanno offerto un’importante palestra a studiosi e cultori delle lettere, si sono scelti profili prossimi agli autori. A volte universalmente noti, come Mario Sansone, Francesco De Sanctis, Luigi Russo, Marino Moretti, Mario Marti, lo stesso Paolo De Stefano persino Cicerone. Altre volte meno noti o ben noti solo ai loro designatori. Non ci è possibile esaminare singolarmente tutti i contributi, che rappresentano spesso dei “moti d’affetto” veri e propri, altre volte singoli saggi che hanno capacità divulgativa e meritano per questo attenzione. Ma quello che va sottolineata è l’intuizione di cui si è fatto portatore Paolo De Stefano, presidente della rivista che, alla sua ennesima giovinezza, dimostra ancora una volta una carica vitale, che in fondo è appannaggio di chi concepisce la cultura come funzione sociale. Ben diversa dal portato consumistico e occasionale che sembra caratterizzare, da un un po’ di tempo a questa parte, l’attività di operatori e amministratori, molto più protesi al consumo che alla “conservazione”. E invece un’opera di conservazione memoriale è indispensabile a una comunità che voglia ritrovare se stessa e nutrire il futuro.
Anche “L’Arengo”, in questo senso, resta un tassello di quella storia culturale collettiva che Taranto sta progressivamente cancellando. “In questo numero de “L’Arengo” – scrive De Stefano – ho notato una appassionata visione del passato non obliato, che coloro che hanno voluto ricordare il loro Maestro, specialmente in taluni momento difficili della loro esistenza, sono tornati, come per un incanto della memoria, ad esempi significativi del vivere, a quel fiato dello spirito e a quell’essenza della mente che sono l’eterno auxilium che in dies ritorna, sono tornati, ripeto, a quell’immagine lontana e presente di un loro maestro fosse il padre o la madre o altri di diversa qualità professionale”.
I collaboratori
Hanno collaborato a questo numero: Emanuele De Palma, Ruggero Stefanelli, Alberto Altamura, Nicola Baldi, Dario Basile, Vittorio Basile, Giovanni Battafarano, Nicoletta Francesco Berrino, Fernando Calati, Oronzo Casto, Romano Colizzi, Stefania Danese, Paolo De Stefano, Mario Guadagnolo, Egidia La Neve, Titina Laserra, Domenico Lassandro, Mario Lazzarini, Vito Donato Litti, Aldo Luisi, José Minervini, Riccardo Pagano, Giovanni Paradiso, Aldo Perrone, Lucio Pierri, Antonio Resta, Silvano Trevisani, Luigi Vellucci.