Settimana santa

Messa crismale, l’omelia dell’arcivescovo

foto G. Leva
29 Mar 2024

di Elena Falcone

Pubblichiamo l’omelia dell’arcivescovo mons. Ciro Miniero pronunciata durante la santa messa crismale celebrata Giovedì santo in concattedrale.

All’inizio della celebrazione mons. Miniero ha porto gli auguri a mons. Marco Morrone per i 50 anni di sacerdozio, a don Giuseppe Costantino Zito e a don Tommaso Antonio Fina per il 25.mo di ordinazione sacerdotale e di fecondo ministero pastorale ai diaconi Marco Albanese, Federico Marino, Stefano Manente, Paolo Martucci (che il prossimo 8 giugno saranno ordinati presbiteri. Un ricordo poi ed una preghiera infine per don Franco Angelini, mons. Donato Palazzo, don Vincenzo Macripò, padre Angelo Mianulli, fra Virgilio Forcillo e mons. Gianfranco Bramato che in questo anno hanno concluso la propria esperienza terrena.

“Ogni anno in questo giorno Gesù ci dà appuntamento nella sinagoga di Nazareth dove ha pronunciato le parole che ben conosciamo, è come se ripetesse a ciascuno ogni  anno che la Chiesa deve tornare là e abbeverarsi a quelle parole. La venuta di Gesù ha dato inizio all’anno di Grazia del Signore e con Lui è iniziato il tempo della misericordia di Dio e della salvezza per tutti. La Chiesa non esiste se non per dire che con la sua presenza, con la sua azione, con la sua Parola siamo entrati in questo tempo di grazia, che ogni persona è amata da Dio. Il tempo di grazia che Gesù ha inaugurato nella Sinagoga di Nazareth è un tempo di annuncio di gioia, di liberazione, di guarigione a partire dai dimenticati di ogni consesso umano. Basta guardarsi attorno per prendere coscienza dell’attualità delle parole di Gesù. Ogni giorno i mezzi di comunicazione ci aggiornano dell’incremento della percentuale di poveri che nelle nostre città e in tanti paesi del mondo si aggiungono all’esercito di persone da sempre povere. E poi ci sono le guerre, le migrazioni, le calamità naturali che in ogni angolo del mondo fanno  crescere il numero di questi fratelli e sorelle sventurati. Quanta sofferenza prodotta dall’egoismo umano, dai conflitti sociali e dai problemi mai risolti per tante altre cause, quanta gente ferita ed afflitta debole e disorientata oggi, anche nelle nostre società occidentali! Ci dia il Signore occhi attenti e animo grande per vedere e fasciare le piaghe dei cuori spezzati e consolare tutti gli afflitti, la forza di stare sempre in mezzo al suo gregge per pascerlo con tutte le nostre forze e secondo la sua carità. La parola di Gesù è annuncio e dono che deve essere annunciata e vissuta, trasformandola in carità, missione, sostegno.

Nel Vangelo di San Luca, oltre il brano proclamato Gesù a Cafarnao guarisce un uomo dalla mano inaridita e che impone le mani ad un gran numero di malati che si accalca davanti a Lui. Questo modo di agire dona comprensione all’annuncio oggi. Questo agire secondo la grazia è il fare nella carità che soccorre e condivide, dell’accoglienza fraterna, dei sacramenti (porte che si aprono sul mistero di Dio) e permettono l’incontro con Lui, dell’ascolto dell’altro che ci permette di accoglierci come fratelli e sorelle.

Noi battezzati siamo stati unti dallo Spirito Santo e innestati in Cristo siamo diventati in Lui figli di Dio. Per questo ci chiamiamo cristiani, cioè unti con Gesù, per continuare l’annuncio del suo Regno attraverso l’agire evangelico. Il Concilio si esprime in questi termini pensando alla missione che tutti noi battezzati abbiamo ricevuto. La Chiesa, con i doni del suo fondatore, osservando fedelmente i suoi precetti di carità, di umiltà e abnegazione, riceve la missione di annunciare instancabilmente il regno di Cristo.

A noi sacerdoti  la pagina di Luca ci ricorda che lo Spirito Santo è il vero protagonista del nostro ministero che poggia su tre pilastri: la consacrazione, la fedeltà nella prova, la missione di annunciare a fare presente la Misericordia salvifica di Dio. Non possiamo dimenticare la struttura dei capitoli 3 e 4 sempre di San Luca dove sono posti in sequenza tre scene nelle quali è centrale l’azione dello Spirito Santo, sceso su Gesù nel battesimo e che lo costituisce nella sua missione, conducendolo prima nel deserto dove viene messo alla prova e poi in Galilea per dare inizio al suo ministero pubblico. A partire dall’imposizione delle mani sul nostro capo lo Spirito Santo è sceso su di noi e ci ha consacrato per essere apostoli di Gesù, inviati da Lui. È lo stesso Spirito che continua a guidare la nostra Chiesa, il nostro ministero dentro la Chiesa che, come dice il Concilio, prosegue il suo pellegrinaggio tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio annunciando la passione e la morte del Signore fino a che Egli non venga. Dobbiamo sempre essere in questa consapevolezza della profondità di una del nostro ministero e dell’altissima dignità del nostro servizio. Questa coscienza non toglie la nostra povertà di credenti né ci rende esenti dal peccato e dalla debolezza propria degli uomini e neppure aggiunge nulla alle nostre capacità umane, ma ci aiuta a leggere la nostra vita con gli occhi della fede. Ci aiuta davvero un pochino ad avere più di fiducia e di entusiasmo. Sia che si dedichino alla preghiera e alla adorazione, sia che predichino la parola, sia che offrano il sacrificio eucaristico , sia che amministrino gli altri sacramenti, sia che svolgano tutti gli altri ministeri al servizio dell’uomo, i presbiteri sempre contribuiscono all’aumento della gloria di Dio e allo stesso tempo ad arricchire gli uomini della vita di Dio. Tutte queste cose che scaturiscono dalla Pasqua di Cristo troveranno pieno compimento nella venuta gloriosa di Nostro Signore quando consegnerà il Regno a Colui che è Dio e Padre. E noi potremo finalmente conoscere la trama divina con la quale è stata intessuta la nostra vita in ministri di Gesù Cristo. In questi primi mesi di vescovo di questa diocesi, di grande tradizione ma anche capace di essere presente nel mondo di oggi con le gioie e i dolori della vita quotidiana, dopo aver incontrato tantissimi di voi, sacerdoti, religiosi  e religiose, seminaristi, gruppi e movimenti laicali sia personalmente e sia nelle parrocchie, ho percepito davvero la bellezza di questa comunità diocesana dove le bellissime esperienze di carità e di relazione di fraternità esprimano un tessuto ecclesiale straordinario. Ringrazio ciascuno di voi e vi invito a guardare avanti con fiducia, sicuri che il Signore ci è vicino. Impegnamoci di più e meglio a compiere ciò che Gesù ci chiede di annunciare e di fare. Siamo certi che il suo sostegno Maria Madre di Dio e Madre della Chiesa ci sorregge e ci accompagna nel cammino di servizio e di testimonianza”.

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01 Gen 2026