Cronaca di grandi divergenze
Il match organizzato da ABC News a Philadelphia è iniziato con un gesto educato e di belle maniere di Kamala Harris che sorridente e determinata si è diretta verso un incerto e sorpreso Donald Trump per stringergli la mano. Per i successivi cento minuti, i due si sono scambiati ogni tipo di accuse e di insulti. Incapace è stato l’epiteto con cui più spesso Trump ha giudicato Harris. “Sei un disonore per l’America”, gli ha risposto più volte la dem. Pressati dai moderatori, hanno trattato di tutto: inflazione, tasse, aborto, Covid-19, giustizia, democrazia, Nato, Ucraina, Gaza, ruolo degli Stati Uniti nel mondo, immigrazione, assalto al Congresso. Il via allo scontro è stato dato da Harris, che, rispondendo alla prima domanda, ha rivendicato di essere nata in una famiglia della classe media e di voler creare una economia delle opportunità differente da quella di Trump. “Vuole alzare le tasse sulle importazioni, il suo programma economico si rivelerà un disastro”, ha dichiarato Harris. A quel punto, Trump, nel primo dei tanti attacchi di rabbia della sua serata, ha esclamato: “È marxista. Suo padre era un professore di economia marxista. Le ha insegnato molto bene la lezione”. E il tema delle origini familiari ha marcato il confronto, con Harris che ha delineato Trump come un privilegiato che ha ereditato milioni di dollari dai suoi, e Trump che ha tratteggiato Harris come una liberal non in sintonia con il cuore della nazione. Durante la serata, Trump ha mantenuto lo sguardo fisso davanti a sé e Harris si è invece spesso rivolta a lui, sbottando in risate di derisione quando il rivale la sparava grossa. Il momento più teso dell’incontro è arrivato sulla questione dell’interruzione di gravidanza. “Né il governo federale o Trump dovrebbero dire a una donna cosa fare con il suo corpo”, ha precisato Harris. Incalzato dai giornalisti di ABC, Trump è apparso in difficoltà. Non ha escluso la firma di un bando federale all’aborto, se diventasse presidente. Poi si è lanciato in una serie di affermazioni infondate, tipo che la gran parte degli aborti si concentra nel nono mese di gravidanza, o che ci sono aborti che si verificano “dopo la nascita”, aggiungendo che i dem, con le loro politiche, vogliono “giustiziare i bambini”. A quel punto, Linsey Davis, la moderatrice di ABC, gli ha spiegato che “in nessuno Stato americano è consentito l’infanticidio”. Non è stato il solo momento in cui Trump ha ripetuto le solite fake news in voga fra settori del suo elettorato. Parlando di immigrazione, Trump ha dichiarato che, in Ohio, gli immigrati “mangiano i cani e i gatti”. La notizia è stata definita falsa dalle autorità cittadine, ma continua a girare fra molti fan di Trump. Più volte, in tema di immigrazione, il tycoon ha raffigurato una situazione tragica: “gli immigrati stanno prendendosi le nostre città con la violenza”. E ha ripetuto le accuse sulle elezioni adulterate nel 2020, rifiutando di assumersi qualsiasi responsabilità per l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio e liquidando le accuse contro di lui come un complotto dei democratici e pure del Dipartimento alla Giustizia. Senz’altro Trump è apparso stanco, frustrato, arrabbiato, negativo, incoerente e ripetitivo: mai visto un contrasto più netto fra due candidati così diversi. Invece, Harris ha mostrato per cento minuti una postura e un’oratoria presidenziali, sfatando il mito della liberal di sinistra. E poi convinta, combattiva, orientata al futuro e decisa a voltare pagina. Trump ha continuato a comportarsi come in uno dei suoi comizi: retorica infiammatoria e le solite vecchie tiritere. Ma Harris ha smascherato tutte le bugie di Trump, senza concedere spazio a questioni grandi e piccole che il rivale ha sollevato cercando di assestare colpi. “Non stai correndo contro Biden, stai correndo contro di me”, ha replicato più volte la dem, smussando le linee di attacco di Trump e facendolo apparire come un candidato disorientato nel tempo e nello spazio. Harris è stata spesso aggressiva con Trump, ma in modo ragionato e senza livore. Ha detto che ottanta milioni di americani lo hanno liquidato alle scorse elezioni, che i leader mondiali lo reputano una disgrazia e che decine di alti funzionari della sua ex amministrazione, fra cui i vertici delle forze armate, lo definiscono una vergogna. Il tycoon è apparso molto evasivo, fumoso, vago. “Ho concetti di un piano”, ha risposto alla domanda su come pensa di riformare l’Obamacare. “E metterei fine alla guerra in Ucraina in un attimo, appena ultimate le elezioni e prima di entrare alla Casa Bianca”. Trump non aveva la necessità di cambiare il suo personaggio, anche perché non può e non sa fare altro. Doveva affrontare il dibattito in modo da mettere nell’angolo Harris con negatività, bugie, falsità, luoghi comuni. Ciò non è accaduto. Improbabile abbia perso il consenso dello zoccolo duro della base repubblicana che lo appoggia a prescindere ma è da escludere abbia fatto qualcosa per impedire alle statunitensi e agli statunitensi di ritornare a votare per i democratici. Certo è che la sua idoneità per un reingresso alla Casa Bianca, a questo punto, è stata messa in discussione. Può accadere di tutto, ma il dibattito in tv è stato un duro colpo per Trump. Mentre l’incontro volgeva al termine, è stato diffuso il post contenente l’endorsement di Taylor Swift, la cantautrice con duecentottanta milioni di follower. Il post ha raccolto in poche ore dieci milioni di like, un effetto che vale più di mille bugie, falsità e teorie della cospirazione.