Emergenze ambientali

Un netto “no” della città alla realizzazione del dissalatore alla foce del Tara

10 Gen 2025

di Silvano Trevisani

Il dissalatore non si deve fare! Per lo meno alla foce del fiume Tara. Questa è la posizione unanime espressa in città da un po’ tutte le componenti. Anche se tra gli oppositori al progetto vi è una gradualità di posizioni. Se il Comitato per la difesa del territorio jonico, guidato da Mario Guadagnolo, che si è riunito per chiedere il rinvio della conferenza dei servizi del Comune, si limita a chiedere l’esclusione del Tara, altre associazioni ambientaliste, a cominciar dal Wwf, chiedono che non si faccia affatto, in nessun altro luogo. È noto, infatti, che l’attività dei dissalatori, per estrarre acqua dolce dal mare o da fonti saline, scarica la cosiddetta ‘salamoia’, ovvero l’acqua con altissima percentuale di salinità, che incide negativamente sull’ecosistema marino, laddove viene scaricata.
La sospensione della conferenza comunale dei servizi, prevista a Taranto per oggi, venerdì 10 gennaio, è stata chiesta alla luce della convocazione del Comitato da parte della commissione Ambiente della Regione Puglia, fissata per il 14.

La posizione del Comitato

“Il confronto in commissione – ci spiega Guadagnolo – è un passaggio imprescindibile per valutare attentamente gli impatti ambientali, sociali ed economici di questo progetto. Nell’affermiamo la nostra contrarietà alla realizzazione dell’impianto alla foce del Tara, premettiamo di essere consapevoli che la scarsità dell’acqua è un problema gravissimo che si abbatte su tutto il territorio. Problema che è aggravato sia dalla siccità che sta caratterizzando il clima negli ultimi anni, sia dalla conseguente carenza degli invasi, che hanno finora consentito un approvvigionamento accettabile, sia dai ‘buchi’ dell’acquedotto”.

Ebbene, sostengono i rappresentanti del comitato, raccogliendo le sollecitazioni dei numerosi sostenitori: prima ancora di realizzare il dissalatore è necessario sanare i guasti che sono a monte. Il primo è il pessimo stato delle condotte dell’Acquedotto pugliese che, tra rotture e furti d’acqua, porta a destinazione meno della metà del flusso immesso. Indispensabile, quindi, è avviare da subito un monitoraggio e un piano di lavori di ripristino. Inoltre è al contempo necessario portare a compimento e utilizzare l’invaso Pappadai, costato centinaia di milioni e abbandonato a se stesso.

“Al contempo – spiega ancora Guadagnolo – la Regione deve farsi carico di rivalutare il luogo dove posizionare il dissalatore, che non può essere collocato sul Tara né gravare ancora su un territorio che è totalmente asservito ad attività altamente inquinanti. Esso comprometterebbe ulteriormente le produzione marine i cui allevamenti sono stati messi in ginocchio dal riscaldamento globale. Se la sua utilità è riconosciuta, occorre individuare un nuovo sito nel quale collocare l’impianto affinché la sua pericolosità venga attenuata”.

La proposta del Parco

Il Comitato, però, non si limita a bocciare il dissalatore al Tara, ma avanza una richiesta ‘costruttiva’: la realizzazione di un Parco dei fiumi carsici del comprensorio. Esso includerebbe i fiumi: Galeso, Cervaro, Patemisco, Lenne e altri minori presenti sul territorio. Un parco che dovrebbe combinarsi col Parco del Mar piccolo, già istituito ma ancora in attesa della composizione dell’autorità di gestione.

La posizione dell’Aqp

Da parte sua, l’Acquedotto pugliese ha già fatto sentire le sue ragioni. Spiegando che l’impianto non sarà invasivo e preleverà parte dell’acqua, afferma che “il tributo complessivo avrà un approccio che rispetta il fiume ed il deflusso ecologico. Con una visione finalmente complessiva, che deriva da una normativa, dalla Direttiva acque che impone obiettivi di qualità da raggiungere”.

Le opere Aqp non impatterebbero direttamente sul fiume. “Si useranno le strutture ex Eipli già presenti dove saranno installate le pompe che porteranno acqua al dissalatore (lontano 800 metri dal percorso del fiume). Lungo l’asta fluviale non sarà realizzata nessuna nuova opera”.
Ragioni che saranno ovviamente ribadite nel corso dell’incontro già fissato per il 14, ma non sappiamo ancora con quale esito.

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