Francesco

La domenica del Papa – Artisti, custodi della bellezza

La messa per il Giubileo degli artisti celebrata dal cardinal José Tolentino de Mendonça che ha letto il messaggio del Papa
17 Feb 2025

di Fabio Zavattaro

Nonostante il ricovero al policlinico Gemelli e il riposo assoluto prescritto dai medici che lo hanno in cura per il riacutizzarsi della bronchite, papa Francesco non ha voluto far mancare le sue parole ai partecipanti al Giubileo degli artisti e del mondo della cultura. Così l’omelia preparata per la celebrazione in San Pietro è letta dal cardinale Tolentino de Mendonça, riflessione sul Vangelo di Luca, il discorso che Gesù propone alla folla che lo ha raggiunto da tutta la Giudea, da Gerusalemme, a Tiro e Sidone: è il cosiddetto discorso della pianura. Gioco di somiglianze e di differenze con quanto scrive Matteo, nella pagina che conosciamo come il discorso della montagna, ovvero le beatitudini. Parole che “ribaltano la logica del mondo e ci invitano a guardare la realtà con occhi nuovi, con lo sguardo di Dio, che vede oltre le apparenze e riconosce la bellezza persino nella fragilità e nella sofferenza”.

Somiglianze e differenza, dunque, tra Luca e Matteo. Il primo fa parlare Gesù, dopo la preghiera nella solitudine del monte, “in un luogo pianeggiante”; Matteo scrive che Gesù si rivolge dall’alto del monte, cioè non luogo generico, ma rilievo che evoca il Sinai. E questo ci ricorda che nella Bibbia molte sono le “vette di Dio”: il Nebo dove Mosè vede la terra promessa senza però raggiungerla, e poi il Moira, la vetta della prova di Abramo, il Tabor l’altura della Trasfigurazione, gli Ulivi. Il monte in Luca è anche il luogo dove Gesù sceglie i dodici, come le tribù di Israele, e li chiama apostoli.

Luca, inoltre, scrive nel suo Vangelo che Gesù “è disceso con i dodici” per fermarsi in un luogo pianeggiante, quasi a dirci che il Signore discende verso l’uomo, lo raggiunge; è vicino a ogni uomo sempre, soprattutto “nella fragilità e nella sofferenza”. È un andare verso l’uomo, diceva Benedetto XVI, il quale “non ha soltanto bisogno di essere nutrito materialmente” ma ha “la necessità di sapere chi egli sia e di conoscere la verità su sé stesso, sulla sua dignità”.

Niente angelus dall’ospedale, ma fa pubblicare il testo nel quale esprime il suo dispiacere per “non essere in mezzo a voi”. Parla dell’importanza dell’arte, “linguaggio universale che diffonde la bellezza e unisce i popoli, contribuendo a portare armonia nel mondo e a far tacere ogni grido di guerra”. Così rinnova l’invito a “pregare per la pace nella martoriata Ucraina, in Palestina, in Israele e in tutto il Medio Oriente, in Myanmar, nel Kivu e in Sudan”.

Gli artisti, scrive il Papa nell’omelia, sono i “custodi della bellezza che sa chinarsi sulle ferite del mondo, che sa ascoltare il grido dei poveri, dei sofferenti, dei feriti, dei carcerati, dei perseguitati, dei rifugiati”. Custodi anche delle beatitudini “in un’epoca in cui nuovi muri si alzano, in cui le differenze diventano pretesto per la divisione anziché occasione di arricchimento reciproco”. Gli uomini e le donne di cultura sono chiamati, per Francesco, “a costruire ponti, a creare spazi di incontro e dialogo, a illuminare le menti e a scaldare i cuori”, perché l’arte autentica “è sempre un incontro con il mistero, con la bellezza che ci supera, con il dolore che ci interroga, con la verità che ci chiama”.

Ancora, gli artisti sono chiamati a essere “testimoni della visione rivoluzionaria delle beatitudini. La vostra missione è non solo di creare bellezza, ma di rivelare la verità, la bontà e la bellezza nascoste nelle pieghe della storia, di dare voce a chi non ha voce, di trasformare il dolore in speranza”. In questo tempo di crisi complessa, “economica, sociale, crisi dell’anima e di significato”, l’artista “è colui o colei che ha il compito di aiutare l’umanità a non perdere la direzione, a non smarrire l’orizzonte della speranza”. Il mondo ha bisogno di “artisti profetici, di intellettuali coraggiosi, di creatori di cultura”.

Ricordando il Vangelo delle beatitudini papa Francesco chiede agli artisti di “non smettete mai di cercare, di interrogare, di rischiare”. La vera arte “offre la pace dell’inquietudine”. E aggiunge: “la speranza non è un’illusione; la bellezza non è un’utopia; il vostro dono non è un caso, è una chiamata. Rispondete con generosità, con passione, con amore”.

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