‘Terre cataldiane vade Tarentum’: l’abbraccio a San Cataldo da parte delle sue comunità

Fra i raggi del sole primaverile (forse anche troppo) che si riflettevano sull’argentea struttura del simulacro, mercoledì pomeriggio San Cataldo ha fatto la sua prima uscita per le vie della città vecchia, accompagnato da una folla di devoti, richiamata anche dalle musiche delle bande cittadine. L’occasione è stata data dall’evento ‘Terre cataldiane vade Tarentum’ che ha inteso riunite comunità italiane unite nella devozione al santo vescovo irlandese. All’iniziativa intrapresa dal parroco della basilica cattedrale, mons. Emanuele Ferro, hanno aderito le comunità di Corato (Bari), Pattano (Vallo della Lucania-Salerno), Rocca Romana (Caserta), (Supino) Frosinone, Cirò e Ciro Marina (Crotone) Caltanissetta, Cariati (Cosenza) e San Cataldo (Caltanissetta). E dall’estero, specificatamente dalla verde Irlanda, non poteva mancare la rappresentanza della terra natìa del nostro patrono, coincidente con la diocesi di Lismore-Waterford e guidata dal vescovo mons. Alphonsus Cullinan, che ha così voluto ricambiare la visita fatta precedentemente da da don Emanuele per costruire una relazione tra Taranto e i luoghi di provenienza di San Cataldo.
Il primo appuntamento con le delegazioni è stato a piazzale Democrate per l’imbarco sulla motonave Clodia, messa a disposizione da Kyma Mobilità, per giro per Mar piccolo e Mar grande, quasi riproponendo l’itinerario della spettacolare processione a mare che si svolge l’8 maggio. Gli ospiti hanno potuto apprezzare lo spettacolare panorama della città e la bellezza degli specchi d’acqua che la circondano; molta curiosità c’è stata per il citro d’acqua dolce a Mar grande, che leggenda vuole sia scaturito dopo che San Cataldo vi abbia gettato l’anello vescovile.
Lo sbarco è avvenuto alla banchina del castello aragonese da dove la folta comitiva ha raggiunto palazzo di città nel cui salone degli specchi il commissario straordinario dott.ssa Giuliana Perrotta ha rivolto un indirizzo di saluto in cui (dopo un commosso omaggio allo scomparso papa Francesco) ha auspicato che il culto di San Cataldo possa costituire un ponte di cultura, amicizia e spiritualità tra l’Italia e l’Irlanda, tra Taranto e i luoghi dove il santo ha esercitato il ministero episcopale, costruendo comunità fondate sulla fede sul rispetto reciproco e sulla solidarietà.
Nel suo intervento mons. Emanuele Ferro ha così riferito: “Ogni anno cerchiamo di iniziare la novena con l’intronizzazione del santo e con l’esposizione solenne delle reliquie. Quest’anno invece abbiamo inteso farlo invitando rappresentanti delle terre cataldiane, cioè di quei luoghi dove è particolarmente vivo il culto a San Cataldo. L’evento che celebriamo serve anche a noi tarantini per comprendere l’importanza del legame con questo santo venuto dal mare, di ritorno dal pellegrinaggio in Terrasanta, che riporta Taranto alla bellezza della vita cristiana”.
“Il nostro vescovo – ha continuato – è stato innanzitutto un pellegrino e un uomo straordinariamente moderno che è riuscito a raggiungere le terre lontane per annunciare il Vangelo. Nel viaggio di ritorno egli si è lasciato sorprendere dalla Provvidenza, che, a causa di una tempesta lo ha fatto approdare forzatamente a Taranto. Ma anche in tal caso San Cataldo non ha rinunciato alla sua missione di apostolo, anzi, ha trovato nuovo vigore nell’espletarla, decidendo così di rimanere con noi fino alla morte”.
Molto interessante e dettagliata è stata la relazione sul culto di San Cataldo tenuta da don Francesco Simone, direttore sia dell’ufficio diocesano beni culturali ecclesiastici sia del museo diocesano di arte sacra. Egli ha parlato, in particolare, delle vicende che hanno interessato le statue, i reliquiari e i reperti legati al nostro santo, soffermandosi sugli studi da lui effettuati sull’interpretazione delle scritte della crocetta aurea posta sulle spoglie di San Cataldo, venute alla luce nel 1071 durante i lavori per la nuova cattedrale, voluti dall’arcivescovo Drogone. Don Francesco ha infatti riferito che potrebbero esserci nuove sorprendenti interpretazioni sulle parole che identificano San Cataldo e la sua provenienza da Rachau. Infine egli ha proposto una banca dati su quanto attiene al vescovo irlandese, con il contributo di tutte le comunità legate dal culto al nostro patrono.
“La proposta di una banca data sulla vita del santo va realizzata perché tutti possiamo renderci conto della ricchezza del suo culto, di come si sia propagato nel mondo e delle modalità in cui viene vissuto. È un fenomeno che va esaminato da ogni punto di vista e nelle sue varie esplicazioni: artistiche, devozionali, delle immagini e anche enogastronomiche; in particolare mi appassiona il legame tra il santo e la grande tradizione contadina esistente dell’entroterra siciliano. Sono tutti aspetti poco conosciuti e che hanno bisogno invece di essere raccordati perché possiamo infine raccontarceli” – ha commentato mons. Emanuele Ferro.
Successivamente le delegazioni si sono recate al castello aragonese per la processione con il simulacro di San Cataldo e l’artistico reliquiario a forma di vascello, quest’ultimo portato da alcuni membri delle rappresentanze ospiti; erano presenti, nel proprio abito di rito, anche le confraternite tarantine dell’Addolorata, dell’Immacolata e di San Cataldo in Santa Caterina assieme ai Cavalieri dell’Ordine del Santo Sepolcro e di Malta.
Nel tradizionale passo della “nazzecata” del portatori del simulacro (i confratelli di San Cataldo), la processione ha percorso via Duomo fino alla basilica cattedrale per la santa messa celebrata dal vescovo di Lismore-Waterford, mons. Alphonsus Cullinan, alla presenza del nostro arcivescovo mons. Ciro Miniero.
A conclusione, le delegazioni sono state invitate al centro San Cataldo per un momento conviviale.
Le altre iniziative della novena
Sabato 3 maggio, alle ore 18, mons. Emanuele Tagliente, arcidiacono del Capitolo Metropolitano, celebrerà la santa messa in basilica con la partecipazione di: Azione Cattolica, Agesci, Acli, Convegni di cultura Maria Cristina, Cursillos di cristianità, Cvs, Fuci, Gifra, Istituto secolare Servi della Sofferenza, Legio Mariae, Movimenti dei Focolari, Ofs, Rete mondiale di preghiera, Terz’Ordine dei Minimi, Unitalsi, volontariato vincenziano.
Domenica 4 maggio, alle ore 10, dall’istituto Maria Immacolata inizio del pellegrinaggio giubilare delle confraternite dell’arcidiocesi fino alla basilica cattedrale dove alle ore 11.30 mons. Paolo Oliva, delegato arcivescovile per le confraternite, celebrerà la santa messa; alle ore 17 al santuario della Madonna della Salute, accoglienza della comunità parrocchiale del Cuore Immacolato di Maria e alle ore 17.30, pellegrinaggio verso la basilica cattedrale dove alle ore 18 celebrerà la santa messa mons. Giovanni Chiloiro, canonico del Capitolo Metropolitano.
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