Il ‘reality conclave’ e la speranza nella pace
 
                Il lungo intermezzo, carico di attese e amplificato dal tam tam mediatico, si è concluso. Un ‘reality conclave’, si è detto, con dinamiche che paiono ricalcare format collaudati, tra figure inattese che emergono e protagonismi che si stemperano. Perfino l’inedita presenza di droni sulla sacra piazza ha conferito a queste ore un’aura di spettacolarizzazione, quasi a voler inseguire un pubblico avido di colpi di scena. E poi, il nome che spiazza i pronostici: Leone XIV.
Un’ipotesi sussurrata, certo, ma quasi soffocata dal coro di analisi minuziose, di biografie passate al setaccio. Eppure, nel silenzio ovattato della Sistina, un’eco diversa, quasi impercettibile, aveva iniziato a farsi strada. E così, la volontà dello Spirito – che soffia dove vuole – ha condotto il Collegio cardinalizio a una scelta che non ricalca le previsioni degli “esperti”. Il suo primo gesto, la sua prima parola rivolta al mondo, non è un convenzionale saluto, ma un’invocazione primordiale: ‘pace’.
Un ‘americano’ sul soglio di Pietro. L’accostamento, inevitabile, rievoca immediatamente le ombre di dinamiche politiche lontane dalla spiritualità del momento. Già per il Santo Padre Francesco si erano levate voci di presunte contiguità ideologiche, smentite poi dalla forza di un magistero autentico. Papa Prevost porta con sé la ricchezza di un’esperienza pastorale radicata nel cuore vivo della Chiesa, senza necessità di immediate auto-legittimazioni. Ma è lecito supporre che lo sguardo lungimirante di Bergoglio non avrebbe favorito un profilo percepito come distante dalla sua visione di Chiesa.
Osservando i suoi occhi, velati di commozione in un uomo maturo chiamato a un compito immane, non si può non interrogarsi sul mistero di questa chiamata, che giunge al culmine di una vita spesa tra le sfide dell’America latina, l’impegno missionario e la familiarità con le dinamiche della curia.
Francesco e frate Leone: un binomio che parla di fraternità e di radicalità evangelica. Forse è proprio in questa eco di semplicità e di servizio che si cela una promessa per il futuro. Perché spesso, quando ci si affida con fiducia al disegno di Dio, la realtà sa sorprenderci oltre ogni umana aspettativa. Accogliamo con apertura e preghiera il pontificato di Leone XIV, nella speranza che possa davvero guidare la Chiesa verso quell’orizzonte di pace di cui l’umanità intera ha urgente bisogno.
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