Informazione e responsabilità: la 59ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali

La 59.ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, celebrata domenica 1 giugno, coincidente con la solennità dell’Ascensione, è un potente invito a proseguire la riflessione sul ruolo della comunicazione in tutti gli ambiti.
Un messaggio lanciato da Francesco, prontamente raccolto e rilanciato da papa Leone XIV, a cui tutti, credenti e non, siamo chiamati a rispondere.
Si potrebbe partire dalla più comune definizione di comunicazione, ovvero “il fatto di comunicare, cioè di trasmettere qualcosa ad altri o ad altro”, oppure “rendere partecipe qualcun altro di un contenuto o di uno stato d’animo”; concretamente, far conoscere qualcosa a qualcun’ altro, utilizzando mezzi di diffusione. Partendo da queste definizioni, non è azzardato affermare che si tratta di un’azione vitale, e dare ragione del primo assioma della comunicazione, che recita: “non si può non comunicare”.
Papa Francesco, nel Messaggio per la LIX delle comunicazioni sociali, pubblicato il 24 gennaio, giorno in cui si celebra San Francesco di Sales, patrono della stampa cattolica, partiva dalla necessità di “disarmare la comunicazione, di purificarla dall’aggressività”.
“Troppo spesso oggi la comunicazione non genera speranza, ma paura e disperazione, pregiudizio e rancore, fanatismo e addirittura odio. Troppe volte essa semplifica la realtà per suscitare reazioni istintive; usa la parola come una lama; si serve persino di informazioni false o deformate ad arte per lanciare messaggi destinati a eccitare gli animi, a provocare, a ferire”.
Riecheggia, oggi più che mai, nel discorso del santo padre, il cuore del messaggio, tratto dalla prima di Lettera di Pietro: «Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori» (1Pt 3,15-16).
Un invito rivolto a tutti gli operatori coinvolti, ad un mese dall’inizio del Giubileo – anno di grazia giunto in un periodo storico così travagliato – ad essere comunicatori di speranza, attraverso una mitezza che deve partire dal cuore, per essere trasmessa attraverso le giuste parole da condividere con il mondo; una fiducia di cui i professionisti dell’informazione devono farsi portavoce.
Allo stesso modo, papa Leone XIV, in occasione del primo incontro con gli operatori della comunicazione, che si è svolto nella mattinata di lunedì 12 maggio, nell’aula Paolo VI, sul solco dell’invito lanciato dal suo predecessore, ha sottolineato la necessità di ripartire dalle parole per costruire una cultura della pace, attraverso una comunicazione fatta di parole ‘disarmate’, dialogo e ascolto. Raccontare la verità, per essere uomini liberi e difendere “la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli a essere informati, perché solo i popoli informati possono fare scelte libere”. Mettere da parte, attraverso la comunicazione, ogni aggressività, competizione, per continuare a cercare umilmente e con amore, la pace.
Ecco che la condivisione di informazioni, sulla scia delle parole dei papi, può trasformarsi in una potente arma di difesa e diffusione del bene, dell’amore, strumento per la costruzione di ponti; un valido strumento per scogliere i nodi del dissidio e indicare soluzioni pacifiche alle controversie. La storia non potrà mai dimenticare, in tal senso, l’appello di papa Giovanni XXIII, durante la crisi di Cuba, quando rivolgendosi ai governanti delle due grandi potenze coinvolte, Urss e degli Usa, invitò con forza a deporre le armi per ricercare tutte le vie possibili di pace, evitando in questo modo una catastrofe umanitaria.
Nel tempo delle tensioni e delle incertezze, in un clima di complessità, la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, e i messaggi di cui è portatrice, ci ricorda che comunicare è anche un atto etico e spirituale, che richiede il coraggio della scelta, della responsabilità e del discernimento.
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