Elezioni

Referendum e ballottaggio: ecco perché chi non vota ha sempre torto

03 Giu 2025

di Silvano Trevisani

Domenica 8 e lunedì 9 si vota in tutt’Italia per i 5 quesiti referendari che riguardano il lavoro e la cittadinanza agli immigrati. Come è noto, ma forse non a tutti, la sola indizione del referendum non è sufficiente a validarlo. Solo la partecipazione al voto della maggioranza degli aventi diritto, cioè il 50% +1, lo rende valido. Se tale maggioranza non viene raggiunta, è come se non si fosse neppure votato e l’esito non ha valore.

Quorum

Si può prevedere che la maggioranza degli italiani si recherà alle urne per dire la propria sui quesiti referendari? Visto che da anni l’esercizio della democrazia viene snobbato da circa la metà degli elettori, è davvero difficile immaginare che si raggiunga il quorum. Se si pensa che a Taranto città ha votato alle amministrative “solo” il 56% degli aventi diritto, nonostante ci fossero, almeno sulla carta, circa 850 candidati, lo spazio per l’ottimismo non poi tanto. L’inciso “almeno sulla carta” è ampiamente giustificato dal fatto che almeno una cinquantina dei candidati al Consiglio comunale, hanno ottenuto “0” voti, il che può avere vari significati di strategia elettorale, ma dimostra che non erano vere candidature.

Ballottaggio

E allora? È vero che a Taranto ci sarà “anche” il ballottaggio per scegliere il nuovo sindaco tra Bitetti e Tacente, ma, storicamente, hanno sempre registrato un netto calo di votanti. Ed è facile prevede che la cosa si ripeterà anche quest’anno. Potrebbero essere proprio i referendum a tenere più alta la percentuale dei votanti in città? Lo speriamo, nell’interesse della democrazia. Sia perché non è mai bello che un sindaco venga eletto con i voti di un quarto dei cittadini, come è accaduto negli ultimi ballottaggi (ma è accaduto anche per la presidente del Consiglio, e senza neppure i ballottaggi). Sia perché i referendum all’attenzione dell’elettorato propongono temi molto importanti, come il lavoro, la sua qualità, la sua sicurezza. E anche il tema dell’inserimento degli immigrati.

I temi

L’importanza dei temi trattati è confermata dai dati recentissimi sull’occupazione giovanile, nonostante l’ottimismo dell’Istat: l’indagine promossa dal Consiglio nazionale dei giovani è molto chiara: Nel 2024, tra gli under 35enni i lavoratori stabili rappresentino il 59,9% del totale, valore ben al di sotto del 73 generale. E gran parte della percentuale è coperta da contratti part time. L’occupazione cresce ma è precaria.

Si tratta, quindi, di temi molto importanti che però riguardano soprattutto una parte della popolazione: i lavoratori dipendenti dei settori privati, che oggi non sono certo maggioranza. E di fronte all’invito a disertare le urne da parte dei partiti di governo (e non solo) e delle “controparti” datoriali, che contribuiranno sicuramente a “indebolire” la coscienza civica dell’elettorato, c’è da temere che il quorum non sarà raggiunto. Ma non far raggiungere il quorum non andando a votare è un diritto? Diciamo di sì, ma è anche l’ammissione di una “vigliaccheria” politica: la paura che anche votare “no” possa far prevalere le ragioni del “sì”, che sarà sicuramente maggioritario.

Meglio votare?

Era meglio, quindi, non proporre i referendum? Assolutamente no! La democrazia è già indebolita da vari fattori. Lo strapotere dell’economia rispetto alla politica, l’ondata di nazionalismi ed egoismi, la normalizzazione dell’evasione fiscale che è un elemento antipolitico per eccellenza, e che è tornata a galla col fallimento del concordato, sono alcuni di questi fattori. Ed è sempre meglio una battaglia ideale persa che una resa incondizionata.

Ciò che vale per i referendum vale, naturalmente, anche per il ballottaggio: chi non vota ha sempre torto e non avrà diritto di lamentarsi per… il futuro della città.

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