Lavoro

Concessa l’Aia all’Ilva: produrrà 6 milioni di tonnellate, nonostante il coro dei “no”

17 Lug 2025

di Silvano Trevisani

L’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale, necessaria per l’agibilità produttiva dello stabilimento siderurgico, è stata concessa dalla conferenza dei servizi riunita al ministero dell’Ambiente. Nonostante la netta contrarietà di Regione Puglia, Provincia di Taranto e Comuni di Taranto e Statte, l’autorizzazione viene concessa e così l’Ilva potrà produrre nel limite di sei milioni di tonnellate annue per 12 anni. Questo, dunque, l’esito della discussione del Pic (Parere istruttorio conclusivo), un testo fatto da 477 prescrizioni ambientali che l’ex Ilva deve rispettare. L’Aia, che comprende anche tutte quelle imposte dall’Istituto superiore di sanità, è comunque temporanea e verrà rivista a partire da agosto, in base all’accordo di programma interistituzionale che dovrebbe scaturire dall’incontro già fissato per il 31 luglio. Ma il condizionale è d’obbligo, alla luce della complessità della materia e delle scelte che dovranno essere operate per il futuro, e della posizione di netta contrarietà all’Aia così com’è espressa sia dagli enti locali che delle organizzazioni ambientaliste. In alcuni casi prevede di applicare i valori dell’Aia vigente per un periodo di circa sei mesi in attesa di ulteriori dati.

Le parole dette dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso, nel suo intervento al congresso della Cisl – “Taranto continuerà, lo stabilimento è salvo. La siderurgia italiana è salva, l’industria italiana può ancora avere l’acciaio” – la dicono tutta sul modo di vedere le cose da parte del governo. Che si assume la responsabilità di garantire una fase ancora abbastanza lunga di produzione ‘a carbone’, in vista di un passaggio alle tecnologie decarbonizzate, sulla cui consistenza e tempistica non vi è ancora nulla di deciso. Come sulla vendita dell’azienda.

Proprio la mancanza di parole chiare sulla decarbonizzazione aveva indotto il governatore Emiliano, già in fase di avvio dei lavori della conferenza dei servizi, a esprimere la sua contrarierà all’Aia.

Sia il sindaco Bitetti che gli ambientalisti avevano chiesto un ulteriore rinvio, motivato dalla necessità di raccogliere alcuni dati che sarebbero mancanti in fatto di impatto sulla salute dei lavoratori e cittadini. Bitetti aveva evidenziato la gravità e la persistenza del rischio sanitario, documentato da Arpa, AReSS, Asl, Oms e Istituto superiore di sanità. “Non si può rilasciare alcuna autorizzazione senza certezze sulla salute dei cittadini, serve una valutazione sanitaria preventiva, non posticipata”.

Il Comune ha denunciato l’assenza di un piano di decarbonizzazione da parte del gestore e ha proposto una serie di prescrizioni vincolanti, tra cui: dismissione graduale del ciclo integrale, monitoraggio ambientale potenziato, sorveglianza epidemiologica attiva, clausole di revisione e sanzioni in caso di inadempienze.
“Il nostro orizzonte – ha ribadito il sindaco – non è quello della prosecuzione di un ciclo integrale altamente impattante, ma quello del suo superamento. L’istanza del gestore, così com’è, è totalmente incoerente rispetto a questo percorso.
Taranto ha già dato troppo. La città ha diritto a un futuro sano, sostenibile e sicuro”.

Numerose le prese di posizioni contrarie, tra le quali quella di Legambiente, nei confronti di un procedimento di rilascio, ritenuto “opaco e incapace di offrire le risposte necessarie in termini di tutela della salute pubblica, protezione ambientale e riconversione industriale”.

Parole molto dure utilizza il consigliere comunale del Pd, Luca Contrario, da sempre in prima linea contro la gestione dell’Ilva, che definisce l’Aia “una patente per uccidere attraverso impianti pericolosi, obsoleti e inquinanti… un gesto criminale che invece il ministro Urso accoglie con parole festanti che offendono la memoria della nostra terra”.

Di tutt’altra opinione le organizzazioni sindacali che già nei giorni scorsi, nell’incontro avuto con il ministro Urso, avevano dichiarato che non ci sarebbe potuta essere nessuna innovazione senza la continuità produttiva. Ma hanno posto tutta una serie di questioni circa il futuro dell’azienda e dello stabilimento di Taranto. A partire dalla necessità di accelerare la svolta green e di provvedere a una diversa fornitura di gas, rispetto alla nave gasiera.

Ma di tutto questo si parlerà prossimamente, in vista dell’accordo di programma, che non sarà facile da sottoscrivere in pochi giorni.

 

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