Ilva: la cittadinanza autoconvocata proclama lo stato di emergenza sanitaria e ambientale

Grande partecipazione alla manifestazione svoltasi nella serata di lunedì 21, contro il rilascio dell’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale che permette allo stabilimento di Taranto, in via provvisoria, di continuare a produrre col ‘vecchio sistema’, in attesa di futuri sviluppi.
Il futuro dell’Ilva tiene banco in questi giorni con una serie di incontri e manifestazioni. Da segnalare l’audizione in commissione ambiente della Regione Puglia convocata dal presidente Mazzarano, nella quale si è fatto il punto della complicata situazione che richiede immediati interventi da parte del governo. Mentre per giovedì mattina i sindacati metalmeccanici hanno indetto un’assemblea retribuita di tutti i lavoratori dello stabilimento.
Ma soprattutto va sottolineata l’ampia partecipazione alla manifestazione indetta dalla cittadinanza tarantina, riunita simbolicamente in assemblea permanente, che ha dichiarato ufficialmente “lo stato di emergenza sanitaria e ambientale nel territorio di Taranto e comuni limitrofi, con effetto immediato e fino alla cessazione delle condizioni di rischio per la vita, la salute e l’ambiente”. Una dichiarazione che assume forma di “atto collettivo di autodifesa civile e autorità statali”.
L’assemblea, nel suo atto finale, contesta l’Aia approvata “in palese contrasto con il parere negativo espresso dagli enti territoriali competenti: Regione Puglia, Provincia di Taranto, Comune di Taranto, Comune di Statte” e dichiara che: “L’attuale assetto impiantistico e produttivo dello stabilimento presenta elevati livelli di rischio sanitario, ambientale ed ecosistemico, come già attestato da evidenze epidemiologiche, studi scientifici, rapporti dell’Arpa Puglia, dell’Ispra, e sentenze della magistratura italiana; la popolazione residente è da anni sottoposta a una pressione ambientale cronica, che si traduce in un’elevata incidenza di patologie oncologiche, respiratorie e cardiovascolari, in particolare tra bambini e fasce vulnerabili”.
“La persistente esposizione della cittadinanza a sostanze inquinanti nocive – si legge ancora nel documento – costituisce una violazione dei diritti fondamentali alla salute (art. 32 Cost.), all’ambiente salubre (art. 9 Cost.) e alla vita (art. 2 Cost.). Inoltre: il mantenimento e il rinnovo di tale assetto produttivo avviene senza adeguate garanzie di bonifica, di riconversione economica e di tutela dei lavoratori”.
Il documento finale, inviato alle autorità, chiede, tra le altre cose, “un’indagine internazionale indipendente sulle condizioni sanitarie e ambientali di Taranto, e sul rispetto dei diritti umani fondamentali nel contesto industriale locale”.
Anche nel corso dell’audizione svoltasi in in mattinata in Regione è emersa la necessità che venga data priorità alla tutela ambientale che, con la salute pubblica e la tutela dell’occupazione, sono elementi imprescindibili per il rilancio di Taranto. Come ha sottolineato, tra gli altri, il segretario della Fim Prisciano: “Il territorio sta pagando un prezzo troppo alto per decenni di crisi e inquinamento, occorrono interventi concreti per migliorare le condizioni di vita e di salute della comunità”. In questo senso devono andare le indicazioni che saranno al centro dell’accordo di programma.
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