Tra inquietudine e speranza: oggi, 28 agosto, ricorre Sant’Agostino d’Ippona

Oggi, 28 agosto, la Chiesa celebra la memoria di Sant’Agostino, padre e dottore della Chiesa, la cui eredità risuona sempre più attuale e vicina al cuore dell’uomo. Una conversione avvenuta in età adulta, un pensatore instancabile e cercatore di verità, egli è testimone di un cuore inquieto che trova pace solo in Dio. È eloquente il fatto che oggi, a guidare la Chiesa ci sia Leone XIV, un agostiniano, custode e portatore di questa preziosa eredità nel mondo.
Il suo percorso spirituale verso la conversione è raccontato nelle Confessiones, opera che ancora oggi ha tanto da raccontare ad un’umanità che nel pieno del XXI secolo, vive nel pieno di una ricerca di senso, sperimentando quotidianamente il vuoto e la solitudine di un mondo le cui connessioni spesso sono solo virtuali.
Agostino nacque a Tagaste nel 354, fu educato da sua madre Monica (la cui memoria liturgica ricorre il 27 agosto) alla fede cristiana, che esso abbandonò in gioventù per inseguire i piaceri, il successo, la vita dissoluta e le filosofie di moda in quel tempo. Fu proprio il suo cuore inquieto a spingerlo ad aderire a diverse correnti, tra cui il manicheismo, quest’ultimo basato sull’esistenza nel mondo di due sostanze o principi contrapposti, impegnati in una eterna lotta: una sostanza divina, il bene, che, come la luce, illumina il mondo e ne è lo spirito vivificatore; una sostanza materiale, il male, che, come le tenebre, è presente nel mondo come materia bruta. L’incontro a Milano con il vescovo Ambrogio, lo porterà ad una nuova riscoperta del Vangelo e successivamente al battesimo nel 387.
“Ci hai fatti per Te, e inquieto è il nostro cuore finchè non riposa in Te” (Confessiones, I,1,1).
L’inquietudine con cui l’ipponate apre la sua opera, supera la chiusura di un’esperienza personale, ponendosi come verità universale. Una condizione che conduce l’uomo verso una ricerca costante, continua. Una tensione che lo spinge verso il desiderio di un bene più grande.
Seppur scritta tra il 397 e il 400 d.C., l’opera riporta alla dimensione in cui oggi abita l’uomo contemporaneo. In un mondo complesso, veloce, in cui il cambiamento è all’ordine del giorno e lo spazio per i pensieri e la riflessione va sempre diminuendo, l’essere umano avverte un bisogno insaziabile di senso.
In questo contesto, il pontificato di Leone XIV si carica di ulteriori significati. Egli ha posto sin dal principio, al centro della sua missione, la pace, la verità e la fraternità; valori guidati dai pilastri della spiritualità agostiniana, ovvero la ricerca interiore, la vita comunitaria e l’amore nella sua forma assoluta: l’Agape.
Un’eredità, quella di Sant’Agostino, riproposta in una chiave attuale e apertura al mondo da papa Leone, che può offrire delle risposte concrete alle sfide attuali. Un’azione pastorale guidata da un sentimento che non rappresenta un limite, ma una spinta ad andare oltre: a ricercare e proporre al mondo concreti cammini speranza.
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