‘La Chiesa dei Miracoli altre storie’: la memoria diventa romanzo nel libro di Floriano Cartanì
 
                Nel tempo della frenesia e della notizia ‘mordi e fuggi’, c’è chi sceglie di raccontare lentamente, come Floriano Cartanì nel suo abituale stile giornalistico, riversato a piene mani nel suo nuovo libro ‘La chiesa dei miracoli e altre storie’ (Passerino editore) che riporta il lettore là dove il ritmo della vita coincide con quello del cuore in un piccolo borgo del Sud Italia, intriso di pietra antica, silenzi e memorie tramandate come eredità invisibili. L’autore, con oltre trent’anni di attività alle spalle (più volte è stato anche presidente di concorsi letterari) è anche apprezzato regista e autore di testi andati in scena con successo, trasportando anche nei suoi libri il senso della scena, che contribuisce a rendere vivi dialoghi e ambientazioni.
Al centro della vicenda c’è Sara, giovane donna che torna alle proprie radici e trova nella chiesa dei miracoli non soltanto un luogo sacro, ma un custode di segreti, simbolo di identità e mistero per l’intera comunità. L’edificio, silenzioso e imperturbabile, osserva le vite che vi ruotano attorno, come testimone muto di amori, conflitti e riconciliazioni.
Cartanì costruisce la trama come un mosaico di voci e ricordi. Ogni personaggio – dalla midolce nonna Mimina alla madre Anna, dal giovane archeologo Mario fino al parroco padre Giovanni – porta con sé un frammento di verità. Le loro storie, intrecciandosi, restituiscono una coralità viva, dove la semplicità della vita di paese diventa materia letteraria densa di significato e umanità.
La forza di questo romanzo sta allora nella sua duplice anima: quella dello storico locale, capace di ancorare ogni dettaglio a una solida base di documenti e testimonianze, e quella del narratore esperto, che dosa il ritmo con precisione quasi musicale. Non a caso, i dialoghi hanno la vivacità scenica di un copione teatrale, riflesso dell’esperienza di Cartanì come regista e autore di testi teatrali. Ogni incontro tra i personaggi è pensato come un atto breve di una pièce intima, capace di trasmettere emozione e verità di vita allo stesso tempo.
Ne emerge una galleria di ritratti che non sono semplici figure di contorno, anzi, essi stessi sono chiamati a divenire custodi di memorie collettive. È in pratica come se l’autore riportasse alla luce un archivio sentimentale, in cui le strade lastricate, le facciate screpolate, le campane che rintoccano al tramonto, diventano segni di un’identità condivisa. Il risultato è un’opera suggestiva che si legge col cuore più che con gli occhi. ‘La chiesa dei miracoli e altre storie’ non è soltanto un romanzo di vicende umane, ma un invito a guardare diversamente ciò che ci circonda: le pietre che calpestiamo ogni giorno, le voci che crediamo di conoscere, persino i silenzi che ci accompagnano.
In un’epoca che corre, Cartanì ci regala il lusso dell’attesa e dell’ascolto e col suo libro ci ricorda che la vera modernità, forse, è saperci fermare davanti a ciò che dura nel tempo.

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