Aifo: “Costruire un mondo più giusto, accessibile e solidale”
 
                Nel segno del proprio impegno storico per la salute, la dignità e i diritti di tutte e tutti, Aifo (Associazione italiana Amici di Raoul Follereau) si fa promotrice di una campagna per l’inclusione che nasce per stimolare la coscienza collettiva, sensibilizzare le istituzioni e mobilitare la società civile affinché “nessuno sia lasciato indietro, nella convinzione che l’inclusione delle persone con disabilità non sia una concessione ma un diritto umano fondamentale”.
Da oltre sessant’anni Aifo lavora in Italia e nel mondo per garantire accesso alle cure, riabilitazione e inclusione sociale alle persone con disabilità e fragilità, sempre con un approccio integrato e partecipativo. La campagna rappresenta un’occasione per rendere visibile questo percorso e, soprattutto, chiedere un cambiamento profondo: non si tratta solo di offrire assistenza, ma di trasformare mentalità, sistemi e pratiche, in modo che l’esclusione non sia più tollerata.
Il cuore della campagna è il Manifesto dell’inclusione, che raccoglie i principi e le richieste rivolte a istituzioni, comunità e cittadini. Rappresenta un appello a impegnarsi concretamente per politiche più giuste, accessibili e inclusive, affinché la giustizia sociale diventi un orizzonte condiviso.La campagna invita ognuno a dare il proprio contributo, attraverso la firma del Manifesto, la condivisione del messaggio o la partecipazione diretta agli eventi. Allo stesso tempo, si rivolge alle istituzioni affinché gli impegni si traducano in azioni concrete nei campi della salute, dell’accessibilità, dell’istruzione, del lavoro e della vita sociale.
In occasione della campagna, che si svolgerà fino a dicembre 2025, ci sono eventi, incontri e iniziative culturali dedicati al tema dell’inclusione. “All’interno del nostro percorso troveranno spazio anche riflessioni sulla guerra e sulle sue conseguenze – spiega l’Aifo -. Crediamo infatti che una società veramente inclusiva non possa prescindere dal rifiuto di ogni forma di violenza, emarginazione e conflitto armato: per questo la nostra organizzazione si dichiara fermamente contraria alla guerra, che non solo genera nuove disabilità fisiche e psicologiche, ma produce anche processi di emarginazione per milioni di persone costrette a vivere ai margini. Ogni appuntamento è un’opportunità per conoscere, partecipare e sostenere un futuro senza barriere”. Da Bologna ad Ostuni, passando per diverse città italiane (Imperia, Ventimiglia, Cagliari, Piano di Sorrento, Lozzo Atestino, Oristano, Carpi e Vedano al Lambro) e per alcuni Paesi del mondo (Liberia, Tunisia e Mozambico) la campagna per l’inclusione 2025 unisce comunità, associazioni e istituzioni sotto un unico messaggio: “Costruire un mondo più giusto, accessibile e solidale”. Tra eventi, cortei e incontri, la campagna sta raccontando l’impegno di chi lavora per una società in cui le persone con disabilità siano protagoniste attive, animando da ottobre a dicembre scuole, piazze e centri culturali in Italia grazie alla collaborazione tra Aifo, enti del Terzo settore e realtà locali. La campagna e gli eventi diffusi in tutta Italia sono resi possibili grazie al supporto di istituzioni e partner, associazioni, istituzioni e realtà locali che credono nel valore dell’inclusione.

foto Aifo
Emilia-Romagna e Puglia sono le due regioni più attive, dal Disability Pride al Festival della Cooperazione internazionale. Il 28 settembre, le vie del centro di Bologna si sono riempite di musica, cartelli e orgoglio. Il Disability pride 2025 ha sfilato con uno slogan chiaro: “Facciamoci una vita”, una richiesta concreta a cui anche Aifo ha preso parte per chiedere di poter vivere pienamente, lavorare, uscire con gli amici, muoversi liberamente. Tra i temi centrali della marcia: vita indipendente, disabilità e migrazione, accessibilità urbana. Ad arricchire il percorso, nei mesi di ottobre e novembre, tre aperitivi inclusivi, una proiezione cinematografica e la presenza dei volontari di Aifo alla partita di serie A del Bologna Fc, stanno portando al centro libri, podcast e corti dedicati ai diritti e all’autonomia.
La campagna ha trovato eco al IX Festival della Cooperazione internazionale ad Ostuni, che ha acceso i riflettori sulla Dichiarazione di Amman-Berlino 2025, documento che impegna i Paesi firmatari – Italia compresa – a includere la disabilità nelle politiche di cooperazione internazionale (entro il 2028, il 15% dei programmi di cooperazione dovrà includere progetti di inclusione); e sulla figura del Garante dei diritti delle persone con disabilità, figura territoriale ancora poco diffusa ma cruciale in Italia. I diversi eventi del Festival sono stati essenziali per aprire un confronto tra comunità, Terzo settore ed istituzioni, ricordando quanto sia importante rendere effettive le politiche e le convenzioni internazionali per ottenere un cambiamento reale. Il coordinatore del Festival della Cooperazione internazionale Francesco Colizzi, socio di Aifo, chiarisce: “Abbiamo voluto affrontare un tema ambizioso, cercando di portare nel nostro territorio la riflessione su come il mondo stia ripensando il concetto stesso di diritti umani e di convivenza pacifica tra i popoli. Siamo riusciti a offrire momenti di confronto di alto livello, senza mai perdere il legame con la nostra comunità e con la dimensione umana che anima da sempre questo progetto”.
- foto Aifo
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In Lombardia, diritti umani e empowerment. A Vedano al Lambro (Mb) è stata presentata alla comunità e alle istituzioni la ricerca emancipatoria sulla disabilità in Tunisia, riconosciuta come una buona pratica di cooperazione inclusiva di Aifo dove le persone con disabilità diventano protagoniste della ricerca, non più oggetto di studio. Individuano barriere, propongono soluzioni e condividono conoscenze per promuovere una reale partecipazione alla vita sociale. Un cambio di paradigma da utilizzare non solo nella cooperazione ma potenziale strumento di cambiamento anche nelle comunità italiane. In Sardegna l’impegno per l’inclusione e la solidarietà ha preso forma in tanti modi. A Cagliari, una tavola rotonda con i capi scout e un incontro con l’Ordine dei medici hanno aperto un dialogo su educazione inclusiva e salute globale come temi di giustizia sociale.

foto Aifo
Il 3 dicembre a Bologna l’evento “L’inclusione diventa vita – Un viaggio tra Mongolia e Italia per conoscere storie di vita rivoluzionarie”chiude le iniziative della campagna per il 2025. Un aperitivo solidale per condividere esperienze e sostenere i progetti di Aifo in Italia e in Mongolia. Durante la serata, Simona Venturoli (Aifo) e il giornalista Paolo Lambruschi di Avvenire racconteranno il loro recente viaggio, moderati da Lucia Bellaspiga, in un percorso di storie vere che parlano di inclusione, dignità e cambiamento. La campagna per l’inclusione 2025 porta un messaggio chiaro: l’inclusione non è un tema di nicchia, ma una scelta urgente e concreta che riguarda tutti. Dalle piazze alle biblioteche, dai teatri alle scuole, dai laboratori di ricerca ai luoghi di comunità, Aifo mostra che costruire un Paese più accessibile è possibile e significa migliorarlo per tutti.
L’inclusione non è una concessione, ma un diritto
“Il termine ‘inclusione’ è ampio e può acquisire molti significati, ma acquista una chiarezza inequivocabile quando lo si affianca alla cura. L’associazione ‘cura e inclusione’ definisce infatti un percorso preciso e mirato”, afferma il presidente di Aifo, Antonio Lissoni, che spiega: “La cura, intesa come l’atto di prendersi cura dell’altro, rappresenta il passo fondamentale. Che si tratti di assistenza sanitaria, supporto riabilitativo o sostegno sociale, essa non è un punto di arrivo, ma il primo stadio di un cammino che mira a riportare la persona vulnerabile a pieno titolo nel tessuto della propria comunità”. Per Lissoni, “la piena dignità di un individuo non si esaurisce nell’affermazione formale di un diritto. Essa si realizza pienamente attraverso la costruzione di comunità autenticamente accoglienti. In tali contesti, le persone vulnerabili non sono viste solo come destinatarie passive di aiuto o assistenza, ma come soggetti attivi, capaci di autodeterminazione e di prendere decisioni sulla propria vita”. Il presidente di Aifo conclude: “Il vero obiettivo è superare la semplice garanzia del diritto: in un cammino comune, dobbiamo creare concretamente le opportunità per una vita libera e partecipata”.
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