Lavoro

Ex Ilva: è rottura governo-sindacati
Piero Bitetti: Taranto lasciata sola

13 Nov 2025

di Silvano Trevisani

“Taranto non può e non deve essere lasciata sola in un momento così delicato e di svolta”. Lo scrive il sindaco Piero Bitetti in una nota che fa seguito all’inconcludente incontro sull’Ilva svoltosi ieri a Palazzo Chigi, alla presenza del sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano, dei ministri Adolfo Urso, Marina Calderone, dei commissari straordinari e delle organizzazioni sindacali. La mancanza di chiarezza del governo, che in attesa di soluzioni ancora da studiare, prevede di innalzare il numero di cassintegrati dagli attuali 4.500 fino a 6.000, l’indisponibilità alla nazionalizzazione, la nebulosità della tempistica e delle strategie di decarbonizzazione e costruzione dei forni elettrici, ha trovato la netta chiusura del sindacato. Del resto lo stesso governo ha chiesto tempo per chiarirsi le idee e valutare le offerte, anche dopo la scadenza del bando, compresa una nuova che viene definita al momento ‘segreta’.

Dal sindaco Bitetti dichiarazioni pungenti, assieme alla constatazione che sui progetti di reindustrializzazione presentati nelle scorse settimane non vi è alcuna reale adesione del governo. Ma anche la ferma determinazione a cambiare strada rispetto al ciclo integrale che negli anni passati ha inquinato e devastato ambientalmente e sanitariamente la città.

“Quanto annunciato ieri dal Governo nel vertice con i sindacati non mi stupisce. Con la decarbonizzazione, unica strada condivisa e percorribile, il delta occupazionale si riduce, e questo era ampiamente previsto. Ma fino ad oggi io non ho ascoltato una sola parola concreta su come supportare questo passaggio, che definisco epocale per la città, in termini di riqualificazione dei dipendenti, riconversione occupazionale, sostegno reddituale. E a questo si aggiunge che non ci sono notizie ufficiale sull’ingresso di un nuovo imprenditore del settore, intenzionato a sostenere una vera azione industriale tesa alla decarbonizzazione dello stabilimento”. Ma, come detto, il sindaco fa anche riferimento ai progetti che riguardano la dismissione di parte delle aree attualmente occupate dal siderurgico, già presentati nelle scorse settimane.

Il governo, lo ricordiamo, ha illustrato un piano che prevede fermi produttivi, aumento della cassa integrazione fino a 6.000 lavoratori, l’avvio di un cosiddetto ‘ciclo corto’ con fermata di tutte le cokerie a partire dal primo gennaio e l’utilizzo di coke importato, mentre viene rimodulato a 4 anni il percorso di decarbonizzazione e la ricerca di un nuovo soggetto industriale.

Ma i sindacati ritengono queste proposte un ulteriore passo indietro rispetto al piano, già lacunoso, presentato nelle scorse settimane. “Il governo – commenta segretario generale della Fim Ferdinando Uliano– ci aveva assicurato che non sarebbero mancate le risorse per la gestione degli impianti, oggi abbiamo compreso che non c’è più questa disponibilità. Stiamo parlando della messa in discussione del proseguimento delle attività di questo impianto”. E per quanto riguarda la ventilata ipotesi di un terzo soggetto industriale, Uliano esprime forti dubbi a riguardo.

I sindacati, che hanno chiesto al governo di ritirare il piano, ora ascolteranno la base e non è improbabile che decidano iniziative di mobilitazione.

Per la Usb, inoltre, “Il governo sceglie la strada del disastro sociale: un piano che in due anni porterà al baratro, lasciando senza futuro oltre 18.000 lavoratori tra diretti, appalto, Ilva in AS, con ripercussioni gravissime anche su Sanac e sull’intera filiera dell’acciaio”.

Sulla vicenda interviene anche il presdiente di Confapi, Fabio Greco: “Sull’ex Ilva il governo deve dire cosa vuole fare. Sono due anni che attendiamo. Non è più possibile vivere questa condizione di incertezza assoluta”.

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