San Massimiliano Kolbe: annuncio di speranza nelle periferie

Lunedì sera, 20 maggio, in occasione delle consuete celebrazioni del mese di maggio dedicato alla Madonna, nella memoria di Santa Maria Madre della Chiesa, segno dell’attenzione materna e della cura verso tutti unitamente al dono di sé e in preparazione alla festa di Maria Ausiliatrice invocata da San Giovanni Bosco, la comunità parrocchiale di San Massimiliano Kolbe, dei frati minori conventuali, unitamente alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ha celebrato l’eucarestia per strada. La santa messa, presieduta dal parroco padre Salvatore Santomasi, ha avuto luogo in via Pietro Nenni, una delle zone fra le più problematiche del quartiere Paolo VI.
“Tanti – spiega padre Salvatore – hanno partecipato all’evento, soprattutto affacciandosi dalle finestre o scendendo in strada, vivendo così un momento molto bello di conoscenza del Signore, nostra speranza e vita, partecipi dell’annuncio di Gesù che ci ha salvato”.
Tutto questo, nel contesto delle celebrazioni per i quarant’anni della parrocchia e del decimo anniversario della dedicazione della nuova chiesa, quale segno del Signore che, una volta iniziata l’opera, la continua e l’accresce, nell’accoglienza dell’invito di papa Francesco che, nella Evangeli Gaudium, chiede di vivere una conversione pastorale missionaria che non può lasciare le cose come prima.
Nei prossimi giorni i frati ritorneranno in via Nenni per continuare ad andare incontro alla gente, seguendo lo stile di una prossimità che fa gustare il dono di camminare insieme nella gioia e nella speranza.
“I frati minori conventuali – spiega padre Salvatore Santomasi – giunsero nel quartiere quarant’anni fa su invito dell’allora arcivescovo mons. Guglielmo Motolese, toccato dalla sofferenza del quartiere e cogliendo l’occasione dell’anniversario della canonizzazione di Massimiliano Kolbe. Il tutto si deve anche all’attenta opera di discernimento dell’allora nostro padre generale Lanfranco Serrini che, invece di aprire la comunità a Cerignola (dove fra l’altro esisteva già un edificio di culto) preferì inviare i frati a Taranto, in un quartiere dove non c’era nulla, sull’esempio di San Francesco che amava operare nella povertà e chiedeva ai frati di andare lì dove nessuno sarebbe voluto andare. Con tanta fatica, nell’intento di essere vicini alla gente, i miei confratelli si sono dedicati, senza risparmio di energie, al servizio di questa porzione del popolo di Dio come Chiesa in uscita, per annunciare, soprattutto con la vita, il Vangelo. E i frutti di un’ intensa opera di evangelizzazione e di vicinanza, soprattutto agli ultimi, non tardarono a maturare, tanto che mons. Benigno Luigi Papa (suo successore alla cattedra di San Cataldo, dopo mons. Salvatore De Giorgi) volle far costruire la nuova chiesa”.
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