Diocesi

“Il Signore assicura alla nostra città la capacità di resistere e di ricominciare”

foto studio Renato Ingenito
15 Set 2024

di † Ciro Miniero

L’indirizzo di saluto di mons. Ciro Miniero, arcivescovo metropolita di Taranto a mons. Petar Rajič, Nunzio apostolico in Italia nella celebrazione eucaristica per l’imposizione del Pallio nella Concattedrale Gran Madre di Dio

Foto di P. Leva

 

Eccellenza,

sono felice di poterLa accogliere nella nostra arcidiocesi di Taranto per l’imposizione del pallio. Ella qui esprime la cura del Santo Padre Francesco per le Chiese che sono in Italia, per cui Le chiedo di farsi latore presso di Lui dei miei sentimenti di gratitudine che sono quelli dell’intera arcidiocesi di Taranto, uniti a quelli dei fratelli vescovi, S.Ecc.za Rev.ma mons. Vincenzo Pisanello, vescovo di Oria, e S. Ecc.za Rev.ma Sabino Iannuzzi, vescovo di Castellaneta.

Saluto tutti i confratelli vescovi; i presbiteri, i diaconi, i religiosi e le religiose, i seminaristi e tutti i fratelli e le sorelle qui convenuti, le confraternite, le associazioni, i gruppi e i movimenti; le stimate autorità civili e militari.

La nostra è una gratitudine inverata soprattutto dalla volontà autentica di essere confermati dal successore di Pietro, vicario di Cristo nella fede e nell’unità.

Oggi lo sguardo del Papa su Taranto dona quella luce di bellezza e di fiducia che questa terra, amata da Dio, merita. La nostra è una Chiesa antica, millenaria. Come in diversi luoghi salentini anche noi riteniamo plausibile il passaggio sulla nostra terra, dell’apostolo Pietro accompagnato dall’evangelista Marco che in viaggio verso l’Urbe, sostarono qui per donarci la primizia della Parola. È però nella vicenda del santo vescovo Cataldo, monaco e pellegrino di origini nordiche, il cui sepolcro e le cui insigni reliquie sono felice testimonianza nella nostra basilica cattedrale del centro storico, che riconosciamo l’amore provvidente di Dio. In Cataldo, di cui le farò dono di una croce d’argento, imitazione di quella aurea, rinvenuta nel suo sepolcro nel 1071, il Signore non abbandona questa città, le assicura il dono della predicazione evangelica, la ricostruzione per vie imperscrutabili e inaspettate, la capacità di resistere e di ricominciare, ripartendo dalle radici se non dalle macerie. Benedico il Signore per il dono della Chiesa tarantina, bella per i suoi santi: San Francesco De Geronimo da Grottaglie e Sant’Egidio Maria da Taranto.

Foto di P. Leva

Eccellenza, in questa concattedrale, Ella viene ad impormi il pallio, richiamo all’Agnello e al Buon Pastore. Tale gesto ricorda la volontà di papa Francesco, di stringere le maglie della rete del Regno di Dio per  raccogliere ogni genere di pesci, per raccogliere ed accogliere, raccoglierci ed accoglierci con fili fitti come lo sono quelli del pallio che mi è stato donato e assicurato da quei chiodi preziosi che ricordano l’amore di Gesù per noi sulla croce.

Anche questo edificio è un segno eloquente dell’attuazione a Taranto del rinnovamento promosso dal Concilio Vaticano II; esso plasticamente testimonia il desiderio della Chiesa di parlare all’uomo d’oggi mediante linguaggi nuovi ed attuali.

Siamo desiderosi di proseguire il sogno di Cristo dell’unità indirizzando l’azione pastorale diocesana verso due ambiti, ovvero l’Evangelizzazione come urgenza ed esigenza della Chiesa, principalmente verso i poveri, avendo cura della “casa comune” e vivere il dinamismo sinodale cominciando dal camminare insieme, attingendo alle radici della nostra speranza offerta dall’opportunità del Giubileo del 2025.

Vorrei che la premura e la generosità del vescovo di Roma siano accolte da Taranto come un segno di speranza, perché seppur tormentata da molti problemi che la cronaca presenta in modo negativo, possa invece percepirsi come comunità in cammino e quindi viva.

Il nostro è un popolo di pellegrini di speranza, accompagnato dalla Provvidenza,  fiero della ricchezza della sua fede, della vitalità delle sue comunità, della gloria della sua storia, nello scenario della bellezza naturale donata dal Creatore.

Con questa celebrazione, diamo inizio al nuovo anno pastorale.

La Vergine Maria, alla quale il nostro popolo è legato da affetto incrollabile, ci guidi nel nostro cammino.  

Foto di P. Leva

Foto in galleria di P. Leva

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