Sport

Senza parole, intervista al Campione Marco D’Aniello

foto G. Leva
24 Mar 2023

di Paolo Arrivo

Taranto, 22 marzo 2023. Una piscina, una seduta di allenamento, un ambiente accogliente e caldo. Tre medaglie che brillano attorno a un viso altrettanto luccicante: 2 ori nei 100 m farfalla e nei 100 stile libero, un bronzo nei 200 s. Quanto conquistato alle “Para Swimming World” a Lignano Sabbiadoro. Medaglie che vanno ad arricchire il palmarès di un atleta straordinario. Coccolato dal gruppo Mediterraneo Village al suo rientro a Taranto, il pupillo degli allenatori Domenico Tagliente e Claudia Corrente, Marco D’Aniello, merita un’intervista che come lui sia speciale. Ovvero diversa da tutte le altre. Perché non c’è niente di ordinario nella sua vita e nella sua testimonianza.

L’intervista

Cosa chiedere a un campione con la C maiuscola? Niente, magari. Si rischierebbe di essere indelicati inopportuni inadeguati. La parola, alle volte, non serve. “Sono senza parole”: quante volte lo sentiamo dire da un atleta che sorprende se stesso dopo aver realizzato un record personale o mondiale? Ebbene, il sentimento dominante in chi assiste alle gesta di Marco D’Aniello è lo stordimento. Lo stesso provato verso i diversamente abili che sanno nuotare senza gli arti!

Il mio tuffo nei sogni – la storia di Marco D’Aniello

Tarantino, classe 1998, a raccontarlo al meglio c’è il libro della giornalista e scrittrice Rossella Montemurro, nato da un’idea di Lorenzo Laporta. Quella raccolta è una storia di fragilità. E la fragilità ai giorni nostri spaventa, dichiara la stessa autrice materana che ha pubblicato “Il mio tuffo nei sogni” per Altrimedia. Marco D’Aniello non si è lasciato spaventare dalla condizione che gli ha riservato l’esistenza: il ragazzo autistico è riuscito a incanalare nello sport la sua energia ridondante. Ai Campionati nazionali della Fisdir (Federazione italiana sport paralimpici degli intellettivo relazionali), nel 2019, ha realizzato il record italiano assoluto nella categoria Juniores 50 metri stile libero. Tanti successi, da allora, per chi si è laureato campione italiano di nuoto paralimpico. Ed ha migliorato i propri tempi, di circa 4 secondi in vasca lunga nei 100 m farfalla – alle Para Swimming World li ha fatti in 1’08” – e di 2 secondi nei 100 m stile libero (0’59”).

Oltre la medaglia

Come fai? Cosa provi quando sei in vasca? Com’è cambiata la tua vita da quando sei diventato famoso, grazie allo sport che pratichi? I più chiederebbero questo a Marco D’Aniello. E ancora: quali sono le persone che fanno parte della tua vita, che ti senti di ringraziare, che ti hanno sempre amato e supportato? Quali sono le difficoltà che hai dovuto incontrare? Domande sacrosante ma banali. Lui risponderebbe, con la generosità della sua persona. E si renderebbe compartecipe della banalizzazione di ciò che va relegato alla dimensione del mistero e del sacro. Qualsiasi avvenimento, e il nostro giornale lo fa tutti i giorni, va riletto sotto la luce della fede che scalda, che dona forza e speranza. Ognuno di noi ha almeno un talento ricevuto in dono sin dalla nascita. Il suo, Marco D’Aniello lo sa usare in modo commovente. E noi lo possiamo solamente ringraziare. Non per i suoi successi, che sono effimeri, ma per la gioia di vita che sa esprimere, e pure donare.

Il dialogo con l’Alto

Nella vita del 24enne, che ha avuto bisogno di una figura di riferimento (Raul Bova), prima di farsi lui stesso un esempio trascinante, sono accaduti diversi miracoli: uno in particolare, gli ha ridotto fortemente il livello di autismo, in modo istantaneo, accrescendo l’autostima e la serenità. Merito di un viaggio e della fede che tiene viva lo stesso Marco. Un episodio straordinario, confermato dal signor Roberto, il papà, che al sottoscritto non impressiona più di tanto: sono tanti i miracoli, piccoli o eclatanti, che si rinnovano ogni giorno, senza nemmeno che ce ne accorgiamo.

Un altro miracolo è l’ambiente accogliente nel quale è immerso Marco: è tesserato per la Mediterraneo sport Taranto, dove può crescere agonisticamente, dopo gli anni più complicati, quando veniva messo all’angolo dai suoi coetanei. Finanche negli ambienti nei quali si sarebbe dovuto sentire più a suo agio. Ne ha sofferto al punto da comunicare alla mamma il desiderio di raggiungere Gesù in cielo. Se gli avessimo chiesto cosa prova verso chi non lo ha accettato, lui avrebbe risposto che non serba rancore, magari. Semplicemente perché oggi può ritenersi una persona fortunata. È felice, avendo conquistato il meglio, con la determinazione, la disciplina e la forza di volontà. Anche la compagnia della sua dolce metà.

Photogallery by Giuseppe Leva

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